Feb 282013
 

Leap-620Abbiamo appena finito di parlare di MYO che, trovo sulla rete tanto materiale su un altro dispositivo tecnologico con finalità simili, cioè il controllo dei computer attraverso le gestures. Si tratta di Leap Motion un dispositivo grande poco più di un iPod che consente di riconoscere i gesti di un operatore e tradurli simultaneamente in comandi per il computer. Leap Motion, consente di interagire con i computers attraverso la gestualità delle mani, agendo su uno spazio tridimensionale. Questo piccolo scatolotto, va posto dinnanzi al computer o lo schermo di questo e muovendo le mani, consente di effettuare operazioni e comandi sul dispositivo. Il prodotto è compatibile sia con i Mac che con i PC, quando con i più diffusi sistemi operativi.

blog_leapmotion

leap-firma

A differenza di MYO, Leap Motion riconosce il movimento delle dita e delle mani, ma anche di oggetti che queste afferrano, ad esempio una matita. Il prodotto, sviluppato da una startup californiana, è particolarmente sensibile e preciso a tal punto che i produttori affermano che possa essere usato per firmare i documenti in modalità digitale.

Leap2Le possibili applicazioni sono tante, soprattuto nei campi come quelli dei giochi, della gestione a livello di sistema operativo, nella computer grafica e nel CAD.

Anche questo dispositivo si colloca in una fascia di prezzo abbordabilissima; il produttore, infatti, ha iniziato la prenotazione del prodotto (le vendite inizieranno il 13 maggio prossimo) ad un prezzo di 79,99$, quindi anche meno del MYO. Funzionerà come detto su tutti i computer MAC con sistema operativo OSX e sui PC con montato Windows nelle versioni 7 e 8. Tools di sviluppo per programmatori, saranno inoltre forniti al fine di poter realizzare specifiche applicazioni dedicate.

Video1

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=_d6KuiuteIA&w=560&h=420&rel=0]

Articoli1

Feb 272013
 

myoE’ solo questione di tempo, ma le scene viste in Mission Impossible e altri film dello stesso genere, prima o poi diventeranno realtà. A cosa mi riferisco? Semplice, al controllo tramite gestures di ogni sorta di devices e non solo della TV come già Samsung e LG in qualche maniera stanno facendo. Ma senza voler correre lontano nel tempo e con la fantasia, qualcosa di molto concreto in questo senso sta per uscire sul mercato mondiale. Si chiama MYO della statunitense Thalmic Labs e verrà commercializzato alla fine del 2013. Di che si tratta? Di una fascia da braccio, una sorta di braccialetto che, intercettando i movimenti muscolari del braccio e della mano, permetterà di controllare computer quali i Mac ed i PC oltre che altri dispositivi. Sfruttando vari movimenti è possibile alzare e abbassare il volume del computer, mandare avanti e indietro o mettere in pausa la musica o un video, controllare una presentazione, controllare in remoto vari dispostivi.
myo-armband-gesture-mac-pc-0Non è necessaria la presenza di una videocamera e questo vincola in qualche modo la possibilità d’interazione ai gesti della mano e delle braccia, infatti MYO, non individua i movimenti di altre parti del corpo. La connettività è garantita dal protocollo Bluetooth 4.0, è compatibile con i sistemi operativi OS X e Windows. Inoltre, sono disponibili sul sito dello sviluppatore le API per la realizzazione di Apps su iOS e Android.

myo-100026897-orig

Il costo di questa meraviglia (vi consiglio di guardare il video sotto) sarà di appena 149$ poco più di 100,00€ ed è già in preordine sul sito di  Thalmic Labs.

Video1

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=oWu9TFJjHaM&w=560&h=420&rel=0

Feb 262013
 

Assonometria

Questo capitolo si configura come un completamento di quello sulle ASSONOMETRIE.

PIRAMIDE4
PIRAMIDE QUADRATA CUBO

Fino a qui, abbiamo disegnato figure a base quadrangolare (parallelepipedo, cubo, piramidi a base rettangolare o quadrata), quindi relativamente semplici perché i loro lati di base sono sempre paralleli agli assi XY di riferimento (piano orizzontale) per cui di facilmente tracciabili.

I problemi nascono quando dobbiamo realizzare figure i cui lati non sono più paralleli agli assi  X e Y o quando ruotiamo la figura rispetto a questi. Ad esempio come per le figure con basi poligonali illustrate qui sotto:

TETRAEDRO PIRAMIDE PENTAGONALE

In questi casi le proiezioni ortogonali ci vengono in aiuto. Infatti, unendo le due tecniche, riusciamo con facilità a realizzare qualunque figura geometrica in assonometria. In realtà il problema si pone principalmente nelle assonometrie Isometrica e Cavaliera in quanto nella Monometrica, il piano XY è ortogonale, quindi la figura di base può essere costruita con facilità sullo stesso.

PRISMA3misureTracciati gli assi XYZ nella proiezione isometrica, cioè inclinati con un angolo di 120° tra di loro, tracciamo ora, un nuovo asse Y’ ortogonale a Z. Avremo così un nuovo piano virtuale denominato ZY’. La caratteristica di questo piano è quella che i due assi sono tra di loro perpendicolari. Su questo nuovo piano, andremo a costruire la base del nostro solido come se fossimo sul Piano Orizzontale delle Proiezioni Ortogonali.

Proviamo a realizzare l’assonometria isometrica di un PRISMA a base triangolare.

Procediamo con la costruzione; l’animazione di seguito ci può aiutare a comprendere il procedimento di costruzione del solido geometrico in oggetto.

Ribaltamento

da 4 a 7 – Costruiamo il triangolo equilatero abc secondo il metodo già appreso.

da 8 a 10 – Proiettiamo ciascun punto a, b, c, perpendicolarmente all’asse Z e di seguito, perpendicolarmente all’asse Y’. Adesso applichiamo il vero è proprio ribaltamento, cioè riportiamo sugli assi X e Y le proiezioni dei punti abc del triangolo di base del prisma. Per far ciò, puntiamo il compasso al centro degli assi, e con apertura oa, oc e ob, ruotiamo queste proiezioni da Y’ fino a toccare l’asse Y.

da 11 a 12 – Allo stesso modo, sempre puntando il compasso al centro degli assi, ruotiamo le proiezioni sull’asse Z fino a far toccare loro l’asse X. Ora, procedendo come abbiamo sempre fatto, proiettiamo questi punti parallelamente agli assi X e Y.

13 – Seguiamo le proiezioni di a sia sull’asse X che su quello Y e dal loro incrocio troveremo il punto a sul piano XY.

da 14 a 15 – Allo stesso modo, seguiamo le proiezioni di b e c sia su X che su Y, per trovare rispettivamente i punti a e b sul piano XY.

16 – Unendo i punti a, b e c sul piano XY, definiremo il triangolo di base inferiore del prisma triangolare.

17 – Alziamo da a, b e c le altezze per costruire la base superiore triangolare del prisma.

da 18 a 20 – Per completare la figura rinforziamo solo ciò che si vede.

ESEMPI

Di seguito vediamo un esempio di RIBALTAMENTO in ciascuno dei metodi assonometrici studiati:

ISOMETRICA

Nell’animazione precedente e nella descrizione è indicato passo passo la procedura per eseguirla:

RibaltamentoISO

MONOMETRICA

Nel caso dell’assonometria monometrica, come detto la figura geometrica di base può essere costruita direttamente sul piano XY (vedi Figura a), oppure utilizzare anche in questo caso il RIBALTAMENTO (vedi Figura b):

Costruzione diretta

a – Costruzione diretta

Costruzione con ribaltamento

b – Costruzione con ribaltamento

 

 

 

 

 

 

CAVALIERA

Nel caso dell’assonometria cavaliera, il piano virtuale ZY’ può essere il piano ZX già esistente perché ortogonale. In questo caso, l’unica accortezza è quella di ricordarsi di dimezzare le misure della proiezione su Y come da tecnica costruttiva:

RibaltamentoCAV

PUOI LEGGERE ANCHE:
Feb 242013
 

colori-arcobaleno_01Visto che il tema vi ha stuzzicato e ognuno, sia in classe che via chat o email, ha espresso il proprio parere, e proprio in virtù del fatto che questo sito è mio ma è anche vostro, ho deciso come sempre democraticamente di rimettere a voi la decisone. Di cosa si tratta? Ma di scegliere il nuovo colore del tema di EducazioneTecnica.com. Ho effettuato diverse prove, inserendo come sfondo i colori arancio (vecchia versione) e i grigi in due versioni, più scuro e più chiaro. Non ho scelto altri colori, proprio perché troppo sgargianti o perché contrastavano con il resto dell’impaginato. Sinceramente avevo scelto il grigio, perché elegante e riposante, ma questo ha acceso una discussione tra di voi. Ragion per cui ho deciso di lasciare a voi la scelta del colore del “vostro” spazio. Ho, infatti, inserito un nuovo sondaggio che durerà solo 15 giorni, con il quale vi chiedo di indicare una preferenza tra tre opzioni. Ogni giorno fino ad allora, a rotazione cambierò il colore delle pagine in modo che ognuno di voi possa liberamente valutare, poi dopo la chiusura del sondaggio, il colore sarà definitivamente fissato in quello da voi scelto.

Non mi resta che sollecitarvi ancora una volta a votare, votare, votare e scegliere il vostro colore preferito.

Feb 232013
 

iWatch3Molte sono le voci che si rincorrono sulla rete in riferimento ad un fantomatico dispositivo indossabile made in Apple, e pare che finalmente un primo elemento di conferma sia arrivato a suffragare tutte le illazioni che fino ad oggi autorevoli e non conoscitori di Apple hanno messo in giro alimentando un incredibile tam tam. Infatti, pare che Apple abbia depositato un brevetto che confermerebbe quanto affermato da molti; Apple, pare infatti, stia lavorando da tempo all’iWatch, un orologio con schermo curvo deformabile, utilizzabile come dispositivo stand alone o in abbinamento ad altri dispositivi della Mela quali l’iPhone o l’iPad. Il brevetto, individuato da AppleInsider offre una panoramica piuttosto completa delle caratteristiche, delle funzioni possibili e anche di alcune soluzioni costruttive. Sulla rete questo nuovo dispositivo è subito stato denominato iWatch per comodità, ma ne Apple, ne sul brevetto compare mai tale indicazione. Tale dispositivo, pare sia dotato di schermo da dimensioni notevoli e touch, pieghevole, con braccialetti di diverso genere, sostituibili e regolabili in modo da adattarlo al polso o al braccio. Tra le soluzioni adottate, velcro e meccanismi a scatto, ma una parte consistente della documentazione parla di un braccialetto snap che può assumere una forma piatta o ripiegata a cerchio (come i braccialetti a scatto per i bambini).

apple-iwatch-patent

Apple-iWatch-Patent-3

Tra le caratteristiche incluse in questo dispositivo troviamo il giroscopio, l’accelerometro, pannelli solari, meccanismi per raccogliere l’energia cinetica, tecnologie wireless come Bluetooth e/o Wi-Fi più una serie di sensori che permettono di abilitare o disabilitare sezioni dello schermo a seconda di come l’iWatch è indossato. Nelle descrizioni, si trovano anche indicazioni per chi è dotato di un piccolo polso o per i bambini; l’iWatch rileva la parte superiore o inferiore dello schermo disabilitando la parte non utilizzabile e spostando la parte touch dove lo schermo è libero. Se invece iWatch è applicato al braccio o su un polso più grande, lo schermo potrebbe essere completamente utilizzabile e i sensori in questo caso si occupano di mantenere le immagini e le informazioni allineate e corrette rispetto all’occhio dell’osservatore.

L’iWatch lavorerà in abbinamento con l’iPhone consentendo di modificare le playlist in esecuzione, visualizzare l’elenco delle telefonate e con una tastiera virtuale sarà possibile rispondere ai messaggi. Le indicazioni in merito ai pannelli solari e al meccanismo in grado di trasformare l’energia cinetica in energia elettrica, sono chiaramente possibili soluzioni per garantire autonomia dell’iWatch.

Pare che alla Apple stia lavorando a questo brevetto un team di 100 persone. Se questo fosse vero la concretizzazione del progetto iWatch sarebbe solo una questione di tempo. E’ anche vero che della mole enorme di brevetti che la Apple deposita ogni anno, solo una parte si trasforma in reali prodotti che finiscono sugli scaffali.

iwatch2

Non sappiamo se questo dispositivo diverrà realtà, ma amiamo la Apple perché ci fa sempre sognare con questi misteriosi prodotti che stimolano la fantasia e la curiosità di ognuno di noi. Vedremo se l’iWatch diverrà il prossimo oggetto del desiderio, o resterà un progetto fantasioso e originale.

Articoli1

Feb 222013
 
INVILUPPO ORTOGONALE
Dati
AREA DA DISEGNO QUADRATA
LINEE distanti 2 quadretti e poi 1 quadretto
CONSEGNE:
Consegna 1 INVILUPPO ORTOGONALE 1
Consegna 2 INVILUPPO ORTOGONALE 2
Digit ESEGUI LE CONSEGNE 1 E 2 IN DIGITALE USANDO IL CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (clicca sulla Tavola tutta a sinistra per la procedura). Per tracciare l’inviluppo, dovremo disegnare un’area perfettamente quadrata (clicca sulla Tavola qui a sinistra per la procedura).

  • dividiamo l’area quadrata in 4 parti uguali tracciando le linee orizzontale e verticale passanti per il centro;
  • ora prendiamo in considerazione uno dei quattro quadrati che si sono disegnati sul foglio, ad esempio, quello in alto a destra;
  • seguendo l’esempio dell’animazione sotto, dovremo unire i punti sulla linea verticale con quelli sulla linea orizzontale usando le squadrette;
  • il primo punto in alto sulla linea verticale con il secondo da sinistra su quella orizzontale;
  • poi il secondo con il terzo, il terzo con il quarto, così fino alla fine delle linee;
  • ripetiamo specularmente la stessa procedura nel quadrato in alto a sinistra, in basso a destra e in basso a sinistra;

CONSEGNA 1
  • nella prima consegna, dovrete unire punti distanti 2 quadretti come nell’immagine sotto;

CONSEGNA 2
  • nella seconda consegna, dovrete unire punti distanti 1 quadretto come nell’immagine sotto;

ARTICOLI CORRELATI:
Feb 192013
 

Normalmente non parlo di questo o quel software proprio per evitare di fare pubblicità gratuita. Sappiamo esistono tantissime soluzioni sul mercato in grado di soddisfare le esigenze di chiunque, sia commerciali che freeware. Ma ritengo, che proprio in virtù di informazione, in alcuni casi si può contravvenire ad una regola. Voglio,oggi, parlarvi di una suite di programmi chiamata LibreOffice che, prendendo spunto dai programmi di Microsoft, realizza un pacchetto di soluzioni di altissimo livello, in grado di rivaleggiare con la blasonata soluzione della casa di Redmond. Ma perché dovrei preferire LibreOffice a Microsoft Office? Semplice, perché è gratuito. The Document Foundation, la fondazione che ha realizzato LibreOffice, dopo diverse release ha annunciato la versione 4.0. Un progetto che si è nato nel 2001, per dotare la comunità di strumenti idonei e professionali, senza dover ricorrere agli esborsi cospicui richiesti dal software commerciale. LibreOffice 4.0 risponde ai requisiti che la comunità di utenti richiedeva; lo sforzo è stato notevole e l’impegno temporale anche, ma dal 7 febbraio di quest’anno, un nuovo strumento assolutamente free e di alto livello è stato messo a disposizione di tutti noi: codice sorgente agile e pulito, alto numero di funzionalità, sistema aperto e di facile integrazione.

libre_office_1LibreOffice 4.0: la comunità in primo luogo

Il progetto proposto dalla The Document Foundation, grazie alla politica aperta, e alla licenza copyleft, ha permesso in poco più di 30 mesi di coinvolgere oltre 5600 sviluppatori indipendenti che hanno partecipato in maniera assolutamente volontaria alla realizzazione del più grande progetto software presente sul mercato.

Grazie al lavoro di questo progettisti volontari, entusiasti nel collaborare a questo progetto globale, LibreOffice ha raggiunto la piena maturità, diventando uno strumento valido, completo e moderno; inoltre, facile da utilizzare, rispondente alle esigenze esposte dalla moltitudine di utenti, facile da aggiornare con codice moderno e leggero (C++). Nell’ultima versione, sono stati eliminati hnumerosissimi bugs, sono state apportate profonde modifiche al codice sorgente, sono state eliminate milioni di righe di codice inutile, sono stati aggiornate le librerie obsolete, è stato adattato a moltissimi idiomi in modo da renderlo disponibile contemporaneamente in diverse parti del mondo.

In LibreOffice 4.0 sono state aggiunte una moltitudine di nuove funzionalità, il cui elenco completo si trova al seguente indirizzo:  https://www.libreoffice.org/download/4-0-new-features-and-fixes.

Alcune delle novità più importanti sono riportate qui sotto:

  • Integrazione con i sistemi di content e document management – Alfresco, IBM FileNet P8, Microsoft Sharepoint 2010, Nuxeo, OpenText, SAP NetWeaver Cloud Service e altri – attraverso lo standard CMIS.
  • Migliore interoperabilità con i documenti DOCX e RTF, grazie a una serie di nuove funzionalità e miglioramenti come la possibilità di importare “ink notes” (scritte a penna su uno schermo touch) e di attaccare i commenti ai campi di testo.
  • Possibilità di importare i documenti Microsoft Publisher, e miglioramento dei filtri di importazione Visio con l’aggiunta del formato 2013 (appena annunciato da Microsoft).
  • Ulteriori miglioramenti incrementali all’interfaccia utente, tra cui l’integrazione con Unity (Ubuntu) e il supporto dei Temi (o Persona) Firefox, per conferire a LibreOffice un aspetto personalizzato.
  • Introduzione della tecnica dei widget per le finestre di dialogo, che semplifica la traduzione, il ridimensionamento, e l’eventuale occultamento, degli elementi della UI, riduce la complessità del codie, e pone le basi per un’interfaccia utente significativamente migliore.
  • Intestazione e pié di pagina diversi sulla prima pagina di un documento Writer, senza la necessità di intervenire sullo stile della pagina stessa.
  • Diversi miglioramenti alla prestazioni di Calc, oltre all’esportazione dei grafici come immagini (JPG e PNG) e all’introduzione di nuove funzioni di calcolo definite da ODF OpenFormula.
  • Prima versione di Impress Remote Control App per Android, supportata solo da alcune distribuzioni Linux (la seconda versione, disponibile nei prossimi mesi, verrà supportata su tutte le piattaforme: Windows, MacOS X e tutte le distro e i binari Linux).
  • Significativo miglioramento delle prestazioni nel caricamento e nel salvataggio di diversi tipi di documento, e soprattutto nel caso dei fogli elettronici ODS e XLSX di grandi dimensioni, e dei file RTF.
  • Migliore gestione dei contributi degli sviluppatori grazie a Gerrit: un sistema di revisione web based che semplifica il lavoro dei progetti che usano Git (anche se questo non è specifico di LibreOffice 4.0, è entrato in produzione quando è stato creato il ramo di sviluppo di LibreOffice 4.0).

LibreOffice 4.0 è scaricabile direttamente dal sito della The Document Foundation, ma di seguito vi inserisco per comodità il link diretto (dovete solo cliccare sull’icona di LibreOffice qui sotto):

49514eb4eecd5d76b-libreoffice_logoIl programma è disponibile per tutte le piattaforme (Windows, Mac OS, Unix) ed è scaricabile dalla stessa pagina il documento di localizzazione nella nostra lingua.

Infine, da questo indirizzo è possibile scaricare le estensioni al programma: http://extensions.libreoffice.org/extension-center.

Non mi resta che augurarvi buon lavoro e esortarvi a provare questo prodotto di cui sicuramente non riuscirete più a fare a meno.

Articoli1

Feb 162013
 

Il METODO GENERALE, è una procedura grafica con la quale è possibile disegnare qualunque poligono regolare, utilizzando lo stesso metodo. Non è possibile definire in questo caso la dimensione del lato del poligono, bensì si dovrà partire dal diametro del cerchio che inscrive il poligono da disegnare.

Per rendere più semplice la procedura, sarà opportuno, fare in modo che il diametro del cerchio, sia sempre un multiplo del numero dei lati del poligono da disegnare. Quindi, ad esempio, se dobbiamo disegnare un pentagono, ossia un poligono di 5 lati, la dimensione del cerchio che lo inscrive dovrà essere un multiplo di questi lati, ossia misurare 10, 15, 20,…. cm, perché in questo modo sarà più facile poterlo dividere secondo il procedimento grafico. Se il poligono è un esagono (6 lati), il diametro del cerchio potrà essere 12,18,….cm. Stessa procedura per l’ettagono, ottagono, ecc.

ESEMPIO: COSTRUZIONE DI UN PENTAGONO

DESCRIZIONE:

Strumenti da Disegnofoglio F4 liscio gr.220, matita HB/2, squadretteriga e compasso.

Livello: classi seconde.

Difficoltà: media.

Descrizione: usando un foglio dall’album da disegno, effettuiamo la squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare l’esercitazione della scheda sopra.

PROCEDURA OPERATIVA:

posizionando il foglio in orizzontale (ossia con il lato lungo verso di noi), procediamo nel seguente modo:

  1. dividere con due rette una orizzontale r e una verticale s il foglio in 4 parti uguali;
  2. puntiamo il compasso al centro del foglio, all’incrocio delle due linee r e e tracciamo una circonferenza del diametro stabilito (10cm o 15cm) che intersecherà le due rette nei punti A e B su r e C e D su s;
  3. dividiamo ora il segmento CD in un numero di parti pari al numero di lati della figura che andremo a realizzare (stiamo costruendo un pentagono, per cui il segmento CD andrà diviso in 5 parti uguali);
  4. puntiamo il compasso in C e con apertura CD (pari al diametro dl cerchio), tracciamo un arco di circonferenza che intersecherà la retta orizzontale r in un punto E;
  5. uniamo ora E con il punto 2 sul segmento CD (il punto 2 è il secondo tratto in cui abbiamo diviso CD) e prolunghiamo questa retta fino ad incontrare la circonferenza nel punto F;
  6. la distanza DF rappresenta la lunghezza di uno dei lati del pentagono. Essendo il pentagono che andiamo a disegnare una figura regolare, ossia con lati e angoli tutti uguali, apriamo il compasso con lunghezza DF e puntandolo su F tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto G;
  7. puntiamo ora il compasso in D con la stessa apertura DF e tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto H;
  8. infine, puntiamo il compasso su H sempre con la stessa apertura (DF) e tracciamo un archetto che interseca la circonferenza in un punto I;
  9. uniamo i punti DFGIH; otterremo il PENTAGONO costruito con il metodo detto generale.

MetGenPent_movie

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Feb 102013
 

IL RITORNO DELL’ARABA FENICE

Di nuovo come l’Araba Fenice, Educazionetecnica.com risorge dalle sue ceneri. Ricordate qualche tempo fa che il sito andò in tilt e rischiammo di perdere tutto? Bene, a quell’evento seguì un articolo di aggiornamento intitolato proprio all’araba fenice, così da celebrare la rinascita e il proseguimento della sua esistenza sulla rete. Ma…..è successo qualcosa di altro nel frattempo. Siamo cresciuti, tanto, forse troppo e questo senza che me ne rendessi conto o che mi accorgessi quanto questo avvenisse al di fuori di regole stabilite. Finché l’altro ieri mi arriva una laconica comunicazione, da parte di chi ci ospita e ci consente di essere presenti sulla rete: mi avvertono che abbiamo superato di oltre il 10% la CPU / memoria / MySQL per cui saranno costretti a chiudere il sito o dovremo passare ad uno spazio dedicato, con abbonamento mensile e costi ovviamente molto più alti. In pratica, il basso costo che ci consente spazio illimitato e banda anch’essa illimitata per poter essere mantenuta ad un costo basso deve essere condivisa con altri. Un consumo eccessivo di banda toglie spazio agli altri, per cui per garantire un servizio efficiente a tutti, dobbiamo cambiare. Mi sono molto allarmato e ho subito contattato gli amministratori di sistema, chiarendo che educazionetecnica.com è un sito didattico senza scopo di lucro ed autofinanziato, per cui un aggravio di quel genere avrebbe significato da parte mia la chiusura del sito stesso. Debbo essere sincero, la scelta di Hosting99 come fornitore del servizio è stata una scelta anche vincente. La mia richiesta è subito stata indirizzata agli amministratori che mi hanno comunicato questa mattina che Educazionetecnica.com potrà continuare a esistere in uno spazio migliore, con risorse dedicate a costo zero, perché sponsorizzeranno loro stessi questa operazione. Per cui da oggi troverete in alto sulle nostre pagine il banner con il link ad Hosting99 e in basso la dicitura “Questo sito è sponsorizzato da Hosting99“; credo un ottimo compromesso alla nostra sopravvivenza. Colgo quindi l’occasione, visto che non l’ho ancora fatto in un anno e mezzo di esistenza, per ringraziare tutti quelli di Hosting99 per l’ottimo lavoro svolto e per il grande supporto datomi in momenti di sconforto. Ed ecco spiegato il perché dell’araba fenice 2, una seconda rinascita ancora meglio della prima.


SIAMO UN ESERCITO

Come vi ho detto, siamo diventati grandi e siamo proprio in tanti. Gli iscritti alle nostre pagine sono ora più di 500, circa 5.000 le pagine visitate ogni giorno e oltre 1.000 i contatti unici durante la giornata (1.419 il record assoluto fino ad oggi). Molti dei nuovi iscritti sono docenti di scuola media che hanno scoperto queste pagine e le usano quotidianamente come strumento didattico nelle loro classi (qualcuno di loro mi ha pure scritto). Siamo visitati e linkati ogni giorno da diversi siti nazionali tra cui il sito che è stato per me un riferimento, ossia quello del prof. Rosario Berardi, il sito di informazione e comunicazione OkNotizie dove è possibile pubblicare i propri articoli che, oltre ad essere visti, possono anche essere votati dagli utenti; e poi, un link alle proiezioni ortogonali dalla pagina della classe 2D dell’Istituto Silvio Pellico di La Spezia e dal sito Scoop.it dove veniamo citati diverse volte per la qualità degli articoli. Link arrivano anche dai maggiori social network, quali Facebook, Twitter, Google+, Linkedin.

Di questo debbo ancora una volta ringraziare voi, utenti fedeli e appassionati di queste pagine che nelle vostre manifestazioni, nei vostri voti (sondaggio) e nei vostri feedback continuate a darmi fiducia per migliorare questo spazio.


La MELA di MARCO

MelaMarcoSi apre per la prima volta, ma non per mia scelta, il sito alla vostra azione diretta. Tra qualche giorno svelerò la nuova rubrica “La MELA di MARCO”, in cui un vostro compagno si cimenterà a scrivere articoli per le nostre pagine. Spero sia solo un inizio, e che molti altri abbiano la voglia o il semplice piacere di scrivere per le nostre pagine. Non è richiesto alcun impegno, ma il curare la propria rubrica aggiornandola di tanto in tanto con articoli che vi coinvolgono, interessano o incuriosiscono. Appena pubblicata, fatemi sapere cosa ne pensate.


SICUREZZA

Migliorato il sistema di sicurezza per il controllo degli accessi, ottimizzazione di cui non vi potete rendere conto se non in casi particolari, accedendo da semplice visitatore e non da utente registrato. Infatti, adesso, tutte le pagine di didattica, ossia quelle che ci riguardano direttamente sono accessibili solo ad utenti registrati e a nessun altro. La sicurezza, si sa è un gran bene soprattutto sulla rete e farò sempre il massimo affinché queste pagine siano quanto di più sicuro e trasparente.


TECNOLOGIA

Aggiunta una nuova pagina al sito in cui si parla della tecnologia in quanto disciplina, attraverso documenti ufficiali, ministeriali, programmi, curricoli e quant’altro possa agevolare nella comprensione delle finalità e degli obiettivi che nel percorso formativo del discente questa disciplina si propone di raggiungere. Una guida, questa volta, per i professionisti della disciplina e non per gli studenti. Uno strumento informativo anche per le famiglie e chi ne volesse fare uso, ad esempio per la preparazione ad un concorso come quello in corso di realizzazione in questi giorni sul territorio nazionale. Una pagina che colma una lacuna presente sul sito sin dalla sua nascita e che pian piano si riempirà di contenuti come tutte le altre pagine.


…e come sempre non mi resta che augurarvi BUONA NAVIGAZIONE….

Feb 052013
 

L’Unione Europea ha stanziato un miliardo di Euro per sviluppare la ricerca su un nuovo materiale, molto promettente e che potrà avere incredibili prospettive di sviluppo industriale e commerciale: il grafene. Questo è stato scoperto in laboratorio nel 2004 da due fisici Andre Geim e Konstantin Novoselov dell’Università di Manchester e gli è valso il premio nobel. I progetti, selezionati dall’Unione Europea, in un novero di progetti pilota, saranno  finanziati con la cifra di un miliardo di euro spalmati in un periodo di circa 10 anni coinvolgendo un gruppo di grandi aziende europee tra le quali Nokia.

Il grafene è un materiale derivato dalla grafite e presenta una combinazione di caratteristiche le rendono uno dei più interessanti scoperti negli ultimi anni. E’ infatti un materiale “bidimensionale” dallo spessore pari a quello di un solo atomo, ma allo stesso tempo leggerissimo e resistentissimo, considerato al momento il materiale più resistente fra quelli conosciuti, ancor di più del diamante. Oltre a questo è un ottimo conduttore di elettricità, è trasparente ma anche flessibile.

Vedremo quali miracoli verranno fuori dalle future applicazioni di questo nuovo  materiale sviluppato da mani esperte in avanzatissimi laboratori sparsi per il mondo.

Feb 042013
 

Ricordate che qualche tempo fa vi ho parlato su queste pagine del LIQUIDMETAL la misteriosa lega metallica a cui si è interessata la Apple per i propri prodotti? Lega in grado di resistere perfettamente ai graffi e alla corrosione, leggerissima e resistentissima? Bene, pare che Apple stia cominciando a muoversi in tale direzione. Infatti, è stato individuato un nuovissimo brevetto (datato 31 gennaio 2013), riferito alla fabbricazione di una matrice di fogli di vetro metallico. Nel brevetto si fa riferimento alla fusione di fogli di metallic glass e in particolare alla combinazione di rotoli con fogli di materiale grezzo e composito in ambiente inerte.
Questo nuovo prodotto, presenta notevoli vantaggi: può assumere facilmente qualunque forma per cui può essere prodotto in massa, ha ottime capacità termiche per cui resiste alle alte temperature, mantiene la forma e un’ottima resistenza all’azione degradante del tempo.
La realizzazione avviene attraverso una tecnica chiamata Twin Roll Casting. Si tratta di far scorrere un metallo allo stato liquido tra due rulli che ruotano in direzione opposta, raffreddati ad acqua. Il processo, già applicato a molte leghe metalliche si avvale della proprietà della malleabilità che alcuni metalli possiedono, e consente di realizzare fogli sottilissimi, vetri metallici detti bulk metallic glass (BMGS). I, processo a cui sta lavorando Apple è molto diverso, proprio in virtù della naturale fragilità che il metallic glass ha a temperature ambiente. Infatti, il vetro metallico a causa della scarsa durezza del vetro, rischia di fratturarsi durante il processo di laminazione. Nei disegni allegati al brevetto di Apple è mostrato come automatizzare la realizzazione vetri metallici e amorfi. Il brevetto depositato da Apple, riporta anche i nomi di chi ha lavorato alla sua realizzazione ed è interessante notare come questi scienziati lavorino al Materials Scientist e Metallurgist presso il Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology, il laboratorio che si occupa, tra le altre cose, dello sviluppo e della costruzione di sonde spaziali per la NASA.

Brevetto della Apple

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=HvouMeeJFzk&w=560&h=420&rel=0]

Feb 032013
 
IMPIANTO TERMICO
Indice Argomenti
1 L’IMPIANTO TERMICO
2 GLI ELEMENTI DI UN IMPIANTO TERMICO
3 CALCOLO TERMICO
4 I TERMOARREDI
5 L’IMPIANTO A PAVIMENTO
M MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO
V APPROFONDISCI CON I VIDEO
Argomenti correlati
#1 IMPIANTO ELETTRICO
#2 IMPIANTO FOGNARIO E DEPURATORE
#3 IMPIANTO IDRICO-SANITARIO

L’IMPIANTO TERMICO

Alle nostre latitudini, l’alternanza delle stagioni è evidente, passando da estati anche molto calde a inverni, al contrario, molto freddi. Da qui la necessità di garantire nello spazio interno dell’edificio, il corretto micro-clima in grado di consentire durante il corso dell’anno lo svolgimento di tutte le funzioni e attività per cui è stato pensato (lavoro, ricreazione, studio, sonno, ecc.). Per fare ciò, bisogna progettare gli edifici in modo da poter essere scaldati in inverno e rinfrescati d’estate. Ma questo non basta. Oggi, la parola d’ordine è risparmio energetico, per cui il primo intervento da realizzare è proprio sull’involucro edilizio, sugli elementi che dividono lo spazio interno da quello esterno. Diverse tecnologie sono allo studio e diverse sono già applicate per rendere il guscio dell’edificio a perfetta tenuta stagna, in modo da consentire risparmi energetici anche notevoli. Ma a parte questo, un buon impianto di riscaldamento consente a chi occupa la casa in inverno di ottenere un ottimo comfort abitativo. Ma com’è fatto un impianto termico e come si realizza?

Abbiamo già visto l’impianto elettrico precedentemente e abbiamo immaginato di seguire l’elettricità nel percorso che compie dal luogo di produzione al luogo di utilizzo. Affronteremo in modo simile anche l’impianto termico.

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GLI ELEMENTI DI UN IMPIANTO TERMICO

Immagine tratta dal libro TECNOLOGIA del prof. Gianni Arduino

L’impianto termico, è quel sistema che realizza il riscaldamento dell’aria negli spazi interni della costruzione per garantire condizioni di benessere degli occupanti. Il modo in cui riesce in questo compito è molteplice. Molteplici possono essere infatti i combustibili utilizzati per il riscaldamento (metano, solare, elettrico, ecc.), molteplici possono essere i modi (impianto radiante, pompe di calore, impianto a pavimento, ecc.), molteplici possono essere le soluzioni (impianto collettivo, impianto autonomo, impianto condiviso, ecc.). I sistemi di riscaldamento si sono evoluti e specializzati con il tempo, dalle semplici stufe o caminetti, in grado di riscaldare un solo ambiente alla volta, agli impianti autonomi, in grado di garantire ad un intero appartamento il raggiungimento delle condizioni ottimali, per finire agli impianti centralizzati in grado di riscaldare interi edifici. Sono, infatti, gli impianti autonomi e centralizzati quelli di cui ci occuperemo in questa sede. Essi sono caratterizzati, pur con le dovute differenze, da alcuni elementi in comune. Sono dotati entrambi di un generatore di calore (caldaia) alimentato da un combustibile liquido o gassoso e dotato di camino per l’evacuazione all’esterno dei prodotti della combustione (fumi), di un sistema di distribuzione del fluido termovettore (acqua, aria o vapore) e di terminali per fornire ai singoli ambienti la potenza termica necessaria al controllo della temperatura interna (caloriferi o termosifoni).

GENERATORE DI CALORE (CALDAIA)

Tutti gli impianti termici hanno bisogno di un generatore di calore. Questo è composto da due elementi principali: il bruciatore e la caldaia. Il bruciatore è quell’apparecchiatura che consente di immettere nella caldaia la giusta quantità di combustibile richiesta, facendo si che questa si mescoli opportunamente con l’aria necessaria (ad esempio un combustibile liquido viene spruzzato sotto forma di minute goccioline). Il calore che si produce dalla combustione, serve a scaldare l’acqua che circola nella caldaia.

CONTATORE

In generale, oggi, il combustibile più utilizzato, è il metano, scelta dovuta al fatto che tra i combustibili fossili è il più pulito, il più economico e dotato di una capillare rete di distribuzione che attraversa le nostre città sotto il manto stradale. Proprio in virtù di ciò, il primo elemento di cui si compone un impianto di riscaldamento è un allaccio ad una rete di distribuzione e quindi la presenza in prossimità dell’utenza di un apparecchio contatore.

Questo è uno strumento che registra (come nel caso del contatore elettrico), il passaggio del gas consentendo una quantificazione e di conseguenza una sua monetizzazione. Tutto ciò presuppone la stipula di un contratto con un ente fornitore che provvede  all’allaccio ed alla fornitura.

VASO DI ESPANSIONE

L’acqua contenuta nell’impianto al momento dell’attivazione, si riscalda dilatandosi. Se l’impianto fosse sigillato ermeticamente, questo aumento di volume provocherebbe la rottura dei tubi e il guasto dell’impianto stesso. Per evitare ciò, l’impianto deve essere dotato del cosiddetto vaso di espansione. Si tratta di una vasca posta nella parte più alta dell’impianto progettata in modo da avere dimensioni proporzionali all’acqua contenuta nell’intero sistema circolatorio dell’impianto.

IL CAMINO

La caldaia, nella maggior parte dei casi, è alimentata da combustibili fossili che bruciando emettono fumi e prodotti della combustione. Questi debbono necessariamente essere smaltiti all’esterno e per realizzare questa operazione l’impianto viene dotato di un camino. Questi altro non è che un condotto verticale che emerge dal tetto dell’edificio in grado, per aspirazione forzata, di portare all’esterno i fumi della combustione. E’ necessario che sia ben progettato, perché una sua inefficienza in questo compito potrebbe comportare grossi problemi.

CIRCUITO DI DISTRIBUZIONE
Attraverso un sistema di tubi a circuito chiuso, collegati a piastre metalliche radianti o annegato in serpentine nel massetto del pavimento, il calore viene distribuito in ogni ambiente della casa. Gli elementi fondamentali che realizzano questo sistema sono: pompa, collettore, termostato, tubi. Scopriamoli insieme.

L’acqua, o l’aria presenti nel circuito, viaggiano all’interno di questo per effetto della spinta generata da una pompa collegata all’impianto subito dopo la caldaia. Si tratta di un compressore elettrico che comprime il fluido presente nel circuito costringendolo a girare.

I tubi che realizzano questo circuito si definiscono di andata e di ritorno. I tubi di andata, sono quelli che partono dalla caldaia, in cui scorre il fluido caldo, mentre i tubi di ritorno si definiscono quelli che dall’ultimo elemento dell’impianto, ritornano alla caldaia con il fluido ormai raffreddato.

Nel passato, gli impianti di riscaldamento erano monotubo, ossia un tubo che usciva e rientrava nella caldaia a cui erano collegati da due a sei radiatori. Questo, pur facilitando la progettazione e la realizzazione dell’impianto, aveva lo svantaggio che il fluido man mano che procedeva lungo il percorso si raffreddava, per cui l’ultimo radiatore dell’impianto era sempre il più freddo. Oggi per evitare ciò, le caldaie sono collegate ai radiatori attraverso il collettore, un sistema che consente lo smistamento del fluido in una rete di tubi pari al numero di radiatori presenti nell’impianto. Per cui se a casa nostra ci sono sette termosifoni, dal collettore partiranno sette diversi tubi e ne torneranno altri sette. In pratica un circuito per ogni elemento dell’impianto. In questo modo, ogni elemento riceverà la stessa quantità di calore, rendendo l’impianto molto più efficiente.

I tubi, sono disposti dall’installatore direttamente sotto il massetto del pavimento, sono in rame o acciaio e sono avvolti in una guaina di materiale coibentante, di colori diversi in funzione della resistenza e della tipologia di isolamento da garantire. In questo modo, si evita la dispersione del calore lungo il percorso e si evitano problemi di dilatazione termica nelle pavimentazioni soprastanti.

CALORIFERI o TERMOSIFONI

I tubi isolati che corrono sotto il pavimento, emergono da questo in punti specifici delle stanze e entrano all’interno di elementi dell’impianto chiamati termosifoni o caloriferi. La disposizione dei caloriferi nella stanze è frutto di considerazioni e valutazioni precise e non casuali. Normalmente il calorifero va posizionato li dove la dispersione termica è maggiore, ossia sotto le finestre o vicino a porte disposte sulle chiusure esterne. I caloriferi hanno la funzione di irradiare il calore nella stanza e l’efficienza di questa funzione dipende da diversi fattori quali il materiale, il numero di elementi e dalla dimensione. Partiamo dal primo aspetto, il materiale: sono ovviamente in metallo, per antonomasia ottimo conduttore termico, e possono essere nelle varianti in ghisa, acciaio, alluminio.

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CALCOLO TERMICO

I termosifoni, si compongono di una serie di elementi modulari che possono essere agganciati l’uno all’altro aumentando così il potere scaldante dello stesso. Ma come si fa a determinare quanti elementi sono necessari per scaldare un ambiente?

Questo è frutto di complessi calcoli e di una molteplicità di parametri da prendere in considerazione (superficie, esposizione, numero di aperture, area climatica, ecc.) però, esiste un metodo che consente a chiunque di calcolare con una buona approssimazione il numero di elementi da installare per ogni calorifero. Il calcolo è semplice: bisogna innanzitutto determinare il volume dello spazio da scaldare. Bisogna poi determinare la potenza necessaria a scaldare l’ambiente; generalmente si considerano circa 30kcal per metro cubo. A questo punto abbiamo un valore indicativo di potenza energetica da installare. Non ci resta che recarci da un qualunque rivenditore o verificare il dato via internet. Nei propri cataloghi, ogni rivenditore indica la potenza generata da ogni elemento, per cui diventa semplice determinare quanti di questi sono necessari per raggiungere la potenza determinata.

Immaginiamo che un elemento del termosifone abbia una potenza di 160 watt. Possiamo adesso determinare quanti elementi saranno necessari per scaldare la nostra stanza.

Volume Stanza = 4 m x 3 m x 2,7 m = 32,4 m3
Coefficiente Termico = 35 kcal/m3
Fabbisogno Termico in kcal = 32,4 m3 x 35 kcal/m3 = 1.134 kcal
Fabbisogno Termico in kW = 1.134 kcal x 1,1630 : 1.000 = 1,32 kw
Numero Elementi Termosifone da 160W = 1,32 kw x 1.000 : 160 w = 8,2 elementi
Bisogna poi valutare ulteriori fattori di dispersione della stanza e la sua esposizione al sole per confermare il numero di elementi ottenuti dal calcolo. In genere si sale del 30%, quindi, circa 10 elementi.

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I TERMOARREDI

Oggi i termosifoni stanno vivendo una seconda giovinezza ribattezzati, termo-arredi; i designer, li hanno re-inventati, trasformandoli in oggetti di arredo, bellissimi da guardare non più oggetti da nascondere dietro una tenda o una griglia, ma da esibire. Hanno anche specializzato le loro funzioni e le loro possibilità di applicazione: scaldavivande, scaldasalviette, appendiabiti, quadri e tanto altro.

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L’IMPIANTO A PAVIMENTO

Una soluzione che sta prendendo piede nel campo del riscaldamento di interni, migliore da un punto di vista delle resa termica e da quello estetico, ma evidentemente più costoso, è quello del riscaldamento radiante a pavimento.

In pratica, si stende uno strato isolante sul sottofondo del pavimento, in modo che il calore non possa essere disperso verso il basso e vi si posano sopra una serie di tubazioni con un andamento a serpentina di tubo flessibile. Successivamente si annega l’opera costruita nel massetto di posa del rivestimento (solitamente piastrelle).

Il sistema presenta notevoli vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali:

  • miglioramento del benessere abitativo. Il calore si trasferisce uniformemente dal pavimento in ogni angolo della casa;
  • riduce i costi d’esercizio nell’ordine del 30/40%;
  • può fungere anche da impianto di refrigerazione estiva apportando minime modifiche. Ovviamente nel periodo estivo circolerà acqua fredda a 10°C. In questo caso è necessaria l’installazione di un sistema di deumidificazione.

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MAPPA CONCETTUALE DELL’ARGOMENTO

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IMPIANTO A PAVIMENTO TERMOSIFONE CALCOLO ELEMENTI
Durata: 4:38 Durata: 2:04
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Feb 022013
 

Il codice a barre si evolve, e diventa uno strumento capace di contenere una quantità enorme di dati e informazioni. Si chiama QR-CODE che sta per “Quick response”, risposta rapida. E’ un codice che è stato creato in Giappone nel 1994, dalla Denso-Wave, ed ha trovato nel paese del Sol Levante una ampia diffusione. Si tratta di un codice a barre bidimensionale, a forma di quadratino, che consente di immagazzinare informazioni testuali sotto forma di immagine. Le informazioni possono essere di diverso tipo, come ad esempio: numeri di telefono, testi, indirizzi, pagine web ed altro. La creazione di un QR-Code è semplicissima. Sono distribuiti per tutte le piattaforme diversi software gratuiti per creare il proprio codice personalizzato, ma non volendo cercare o scaricare materiale dalla rete, è possibile realizzarlo collegandosi a siti internet che offrono questo servizio on-demand.

La Denso-Wave ha creato, poi, degli appositi scanner per la lettura di questi particolarissimi codici bi-cromatici, ma la vera diffusione si è avuta con l’avvento degli smartphone. Infatti, questi sono dotati di videocamere ad alta definizione in grado con semplicissimi software scanner di leggere questi codici ed eseguire in automatico lo specifico comando celato dietro quei segni in bianco e nero.

Quindi, basterà scattare una foto del QR-Code perché il nostro cellulare esegua in automatico una determinata operazione. Pensiamo all’e-commerce, una società può farsi pubblicità o essere direttamente raggiungibile attraverso la diffusione di QR-Code su riviste, cartelloni pubblicitari, siti internet. A quel punto ci basta scattare una foto del codice e il nostro cellulare aprirà il browser internet e ci porterà direttamente sulla pagina della società o sul prodotto pubblicizzato sul banner.

Oppure, ancora, pensiamo ad un biglietto da visita. Basta scattare una foto al codice perché il cellulare registri sulla rubrica il nome, l’indirizzo e i recapiti del soggetto o della società che usa il codice.

Allo stesso modo, se voglio trasmette un messaggio di testo specifico, anche in questo caso il QR-Code sarà d’aiuto. Dovremo scattare la solita foto e il messaggio sarà memorizzato sul dispositivo.

Una ricerca condotta dalla Nellymoser ha evidenziato come questo strumento stia aumentando il proprio livello di diffusione in modo più rapido degli altri strumenti di informazione quali email e cataloghi (6,4%, contro il 4,4% per le email e il 4,3% per i cataloghi).


Provare per credere. Se avete uno smartphone, fate una foto al codice qui sotto e vedrete cosa succede…..

QR-ET…bravi, avete indovinato, è il QR-CODE di EDUCAZIONETECNICA.DANTECT.IT. Non appena scatterete la foto il cellulare o il tablet vi porteranno immediatamente sulla pagina principale del sito, è questo lo si può fare con qualsiasi pagina o elemento memorizzato in esse.

GUARDA I VIDEO:
http://www.youtube.com/watch?v=itbjp-I3CTE&w=560&h=420&rel=0