Lug 092019
 

I robot finora realizzati, non sono stati altro che macchine in grado di eseguire operazioni rigide, sempre uguali, programmate attraverso software da esseri umani. Il loro scopo era quello di semplificare il lavoro soprattutto in azioni ripetitive e stancanti, ma che richiedono grande precisione. Nessun robot, finora, è stato in grado di auto percepirsi, cioè di imparare, di avere coscienza di sé e capacità autonome di movimento e di azione nello spazio intorno ad esso. Questo fono ad oggi. Infatti le cose potrebbero rapidamente cambiare perché un team di ricercatori della Columbia University ha realizzato quello che sembra essere il primo robot in grado di imparare, il primo robot autocosciente. La macchina inizialmente è totalmente ignorante e ignora tra l’altro il suo stato e la sua forma, e non è altro che un meccanismo i cui movimenti sono assolutamente casuali. Il primo step, è un periodo di apprendimento dove vengono fatti compiere una serie di movimenti ripetitivi che servono a descrivere lo spazio nel quale esso può muoversi e quindi quali sono i movimenti che può compiere. E’ stato realizzato un braccio robotico molto simile a quelli utilizzati in ambito industriale, il quale ha iniziato, così, a muoversi in maniera casuale registrando circa un migliaio di movimenti e azioni nello spazio, ognuno definito da circa 100 punti. Poi, utilizzando un sistema di Machine Learning il robot ha analizzato tutti i dati raccolti per costruire un modello rudimentale di se stesso. Si è trattato di un primo step; la macchina ancora non sa come è fatta, di quanti pezzi è composta e quali sono le sue possibilità all’interno dello spazio nel quale opera.

A questo punto i ricercatori hanno inserito un oggetto all’interno dello spazio di azione del braccio robotico e hanno chiesto alla macchina di prendere l’oggetto e di spostarlo in una posizione ben definita. Grazie al semplice gesto ripetuto migliaia di volte, il braccio è stato in grado di ricalibrare la sua posizione nello spazio, e dopo sole 35 ore di addestramento è riuscito a ridefinire la propria posizione e la propria composizione correggendola di circa 4 cm rispetto alla prima fase, ma non solo, è stato in grado anche di prelevare l’oggetto nello spazio attorno a sé e di posizionarlo nel luogo di destinazione con una percentuale di errore praticamente nulla. La cosa straordinaria è stata che il robot è riuscito a portare a termine la stessa operazione con un percentuale di precisione del 44% in un’aria esterna allo spazio delimitato, quindi, in un’area completamente sconosciuta. Il risultato è stato giudicato sorprendente perché, come ha detto Kwiatkowski (uno dei ricercatori) è come essere riusciti a prendere un oggetto ad occhi bendati in un posto sconosciuto.

Ma l’esperimento non si è fermato qui: i progettisti hanno sostituito un pezzo del braccio meccanico con uno danneggiato. Il robot, incredibilmente si è accorto del difetto e ha ricalibrato i suoi movimenti così da compensare il guasto e riportare la sua percentuale di precisione, nell’esecuzione dell’operazione, al 100%. Lipson, l’altro ingegnere a capo della ricerca, ha commentato in maniera entusiasta questa capacità di auto vedersi e di ricollocarsi all’interno di uno spazio che, per una macchina, rappresenta la prima volta in assoluto.

A questo punto si aprono, ovviamente, nuovi scenari: Lipson e Kwiatkowski sono consapevoli delle implicazioni che questa nuova tecnologia comporta. Realizzazione di macchine pensanti e capaci di agire in maniera autonoma in situazioni non previste dai programmatori. Se da un lato questo potrebbe portare alla costruzione di robot capaci di adattarsi a situazioni completamente diverse e non previste durante la fase di programmazione, dell’altro potrebbe generare situazioni poco controllabili e prevedibili come ad esempio la creazione di macchine da guerra capaci di adattarsi a situazioni improvvise, capaci di eliminare bersagli umani in situazioni sempre diverse quindi una tecnologia nuova, moderna, futuristica, ma da utilizzare con grande attenzione.

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Lug 012019
 

Di veicoli a guida autonoma abbiamo parlato spesso, come anche delle differenti soluzioni di auto elettriche e di tipologie di batterie in grado di alimentarle. Le novità, in questo caso, presentate dalla casa automobilistica svedese Scania, famosa per i veicoli di grossa taglia come camion e autobus è quella di un mezzo a guida autonoma molto flessibile capace di portare i pendolari al lavoro dalla mattina alla sera, consegnare merci durante il giorno e raccogliere rifiuti durante la notte. Questa soluzione modulare si proporrebbe come la soluzione ideale per risolvere gran parte dei problemi ecologici delle città e del trasporto urbano, perché andrebbe a sostituire, in una volta sola, diversi mezzi contemporaneamente.

Si chiama Scania NXT e non lo vedremo da subito sulle strade perché si tratta di un concept che sta sviluppando la società e sarà pronto per il 2030. Al suo interno tutta una serie di tecnologie ancora allo studio e non sviluppate appieno però questo prototipo serve a dimostrare le possibilità e lo sviluppo tecnico a cui la società può arrivare.

Su questo prototipo i moduli di azionamento anteriore e posteriore possono essere installati sul telaio di un autobus, di un veicolo di distribuzione o di un compattatore. Il modulo che è stato esposto alla Global Public Transport Summit di Stoccolma è quello per il trasporto delle persone.

L’obiettivo da raggiungere è quello di un veicolo nuovo pensato per la condivisione tra diversi utenti e soprattutto per la sostenibilità della mobilità urbana.

Questo mezzo è, a detta del suo project manager, Robert Sjödin, qualcosa di completamente nuovo e innovativo, dove design, flessibilità e modularità sono la chiave della sua originalità.

Il modulo per il trasporto delle persone è lungo 8 metri ed è costituito da un’unica unità così da ridurre il peso e al di sotto della carrozzeria sono poste le batterie, celle cilindriche che occupano uno spazio normalmente inutilizzato riuscendo soprattutto a distribuire ottimamente il peso. L’autonomia è di circa 245 km e il veicolo a un peso inferiore alle 8 tonnellate.

Vedremo come evolverà questo progetto e di come tutte le tecnologie in esso impiegate riusciranno pian piano ad entrare nel quotidiano rendendo più sostenibile il trasporto urbano e a cambiare la nostra idea di mobilità.

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