Feb 092018
 

Da sempre l’uomo ha desiderato di poter volare, ma la natura non lo ha fornito degli strumenti adatti a compiere questa azione. Dallo studio, però, dei volatili, dalle loro caratteristiche e dalla loro conformazione, ha cercato di carpire i segreti che consentono a questi esseri di librarsi e di spostarsi in aria. Oggi, dopo decenni di sperimentazione e tentativi, l’uomo vola liberamente da una parte all’altra del mondo utilizzando, miracoli di ingegneria, chiamati aerei.

Ma com’è possibile volare? In realtà, si tratta di un fenomeno puramente fisico, ed una volta compreso il segreto di come questo avviene, riuscire a realizzarlo è diventato relativamente semplice, anzi ci si è spinti oltre realizzando aerei più grandi e veloci (vedi Il Gigante dei Cieli: AIRBUS A380), pieni zeppi di tecnologie e comfort.

LA PORTANZA

Il prodigio del volo, è possibile grazie ad un fenomeno fisico chiamato portanza. Essa è definita come “la spinta perpendicolare alla direzione del moto che si produce per effetto del flusso dell’aria intorno all’ala“. Questo fenomeno, sostiene in aria, i grandi aerei ma allo stesso modo anche gli alianti o gli uccelli.

Il segreto sta nella differenza di pressione tra la parte superiore e quella inferiore dell’ala, ma questo è solo un aspetto del fenomeno che consente agli aerei di restare in aria. L’altro aspetto importante, è l’angolo di inclinazione. L’ala, infatti, deve risultare inclinata verso l’alto di un angolo chiamato angolo di attacco per poter creare una sufficiente portanza in grado di far superare all’aereo la forza di gravità. La dimensione di quest’angolo deve essere studiata attentamente in modo da massimizzare la portanza e rendere massima la differenza di velocità dell’aria tra la faccia superiore e quella inferiore dell’ala.

L’AEREO E LE SUE ALI

E’ proprio la sagoma dell’ala che, fa in modo (come si vede dalle figure precedenti) che l’aria scorra più velocemente su una superficie (superiore) rispetto che sull’altra (inferiore). Anzi, le curve di flusso nella parte superiore, sempre a causa della forma, tendono a schiacciarsi una vicino all’altra. Quindi data la maggiore distanza da compiere, l’aria nella parte superiore è costretta ad accelerare. Aumentando la velocità, cala la pressione. Al contrario, nella parte inferiore, l’aria passa più lentamente  e la pressione aumenta.

Per un principio della fisica, se sulla faccia superiore dell’ala, chiamata dorso, la pressione dell’aria è minore che in quella inferiore chiamata ventre, la forza risultante crea un effetto di risucchio verso l’alto, che aumentando, supera l’intensità della forza di gravità, consentendo all’aereo di librarsi in aria e mantenersi in volo.

Durante un volo, sono 4 le forze che agiscono sul velivolo. La portanza, ossia il risucchio verso l’alto dovuto alla differenza di pressione sull’ala che, compensa le forze che trascinerebbero l’aereo verso il basso cioè il suo peso e la forza di gravità. E poi, la forza motrice o trazione, ossia la spinta data dai motori che deve compensare l’attrito o resistenza causato dall’aria che impatta sulla superficie dell’aereo.

Una volta superate le fasi iniziali, durante quello che viene chiamato volo orizzontale, le forze debbono essere a due a due uguali. La forza motrice dovrà essere uguale all’attrito, mentre la portanza dovrà essere uguale al peso. Se la spinta dei motori aumenta, l’aereo accelera, se la portanza cresce, l’aereo sale di quota.

Bisogna comunque tener presente anche un altro fattore, la rarefazione dell’aria. Infatti, salendo di quota, l’aereo incontra aria sempre più rarefatta, con conseguente diminuzione dell’attrito. Questo lo porta, a parità di spinta, ad accelerare ma è anche costretto a mantenere questa maggiore velocità per compensare la perdita di portanza che lo costringerebbe inevitabilmente a perdere quota.

La portanza che entra in gioco durante tutto il volo, dipende da due fattori chiave: da un lato la velocità dell’aereo rispetto all’aria e dall’altro dalla conformazione e inclinazione dell’ala.

Ma la velocità dell’aereo cambia durante tutte le fasi del volo, quindi bisognerà adattare l’ala a questi differenti momenti.

Schema parti mobili dell’ala

Per questo è dotata di tutta una serie di parti mobili come gli slat e i flap o ipersostentatori che alle estremità anteriori o bordo d’attacco e posteriori o bordo di uscita o di fuga, cambiano alla bisogna il profilo alare e la sua superficie in modo da consentire all’aereo di adattarsi a tutte le situazioni del volo.

Ala con parti mobili chiuse ed estese

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Gen 292018
 

A volte le cose apparentemente più stupide, sono quelle che ci creano la maggior parte dei problemi durante la nostra quotidianità. Quanti di noi non hanno sperimentato in città il problema delle buche stradali o dei sampietrini sconnessi o addirittura mancanti. Già a piedi queste sono fastidiose, ma con scooter e biciclette diventano pericolose soprattutto quando a causa della pioggia queste mancanze o sconnessioni non sono visibili.

Inoltre, la manutenzione stradale, costa ai comuni che debbono metterla in pratica tutti i giorni, parecchio denaro e soprattutto gli interventi non sono mai rapidi e definitivi se non al costo di rendere la strada, una volta perfettamente asfaltata, un insieme di toppe con differenti livelli, materiali non sempre idonei e pronte a riaprirsi alla successiva pioggia.

Forse a causa di disavventure capitategli durante la sua vita, il visionario inventore russo Dahir Semenov, competente esperto ingegnere (leggi anche: GLI UFO SBARCANO IN CITTA’), si sarà ritrovato a pensare a come risolvere questo piccolo ma noiosissimo problema per ognuno di noi.

La sua creazione, un enorme camion dotato di una serie di attrezzi specializzati per le riparazioni stradali. Uno speciale martello pneumatico, una serie di frese e seghe particolari, agiscono in pochi secondi sulla buca ritagliandola e sagomando un foro perfettamente regolare con una forma stabilita dall’operatore.

A questo punto una potente pompa aspiratrice, preleva dal terreno tutti i residui, sassi, pezzi di asfalto e quant’altro lasciando la buca sagomata perfettamente pulita.

La terza fase è quella del riempimento della buca. Una toppa di asfalto speciale, che ricalca la buca appena tagliata, viene adagiata dalla macchina all’interno del foro. Una enorme piastra scaldante, quasi un grande ferro da stiro, viene posizionata dalla macchina sulla toppa riscaldandola. In questo modo i due tipi di asfalto si saldano insieme in maniera precisa e definitiva, senza interruzioni, avvallamenti o parti sorgenti.

Il bello di questa operazione è che viene eseguita in pochi secondi, ripulendo perfettamente la zona, e ottenendo un risparmio economico non indifferente oltre a poter eseguire l’intervento in tempi molto brevi.

Gli unici dubbi che sono stati manifestati alla presentazione di questa originale idea, sono quelli legati al contesto, e cioè alla dimensione delle buche, a volte vere e proprie voragini e alla loro profondità. Vedremo se Semenov riuscirà con il tempo ad affrontare anche queste problematiche.

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Set 222017
 

In attesa dell’Hyperloop One di Elon Mask, di cui abbiamo più volte parlato su queste pagine (vedi: PUOI LEGGERE ANCHE), il mondo tecnologico non resta a guardare e ogni anno nei paesi dell’estremo oriente, si succedono records di velocità e nuovi sistemi di spostamento su rotaia.

E’ di pochi giorni fa l’annuncio della autorità cinesi dell’entrata in servizio del Fuxing, il treno che attualmente detiene il record mondiale di velocità. Fuxing in lingua cinese vuol dire “ringiovanimento” proprio a voler indicare un miglioramento e un aggiornamento del sistema dei trasporti rispetto al passato.

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Fuxing, inizialmente collegherà la capitale Beijing con l’altra megalopoli cinese di Shanghai. Già le due città erano collegate con un sistema ad alta velocità, ma il Fuxing, spiega la China Railway Corporation, permetterà di coprire la stessa distanza in circa mezz’ora in meno.

Fuxing correrà sui binari alla incredibile velocità di 350 chilometri orari di media con punte superiori ai 400 Km/h, percorrendo i 1318 chilometri tra le due città in poco meno di 4 ore.

Questo treno, non è soltanto il più veloce esistente in questo momento, ma raggiunge anche elevatissimi livelli di automazione e servizi di bordo. Sarà infatti disponibile gratuitamente una rete wi-fi ad alta velocità, porte USB per tutti i passeggeri e ogni tipo di comfort. Un sistema di sensori pari a oltre 1500, permetterà ad un sistema di controllo computerizzato di analizzare tutti i momenti del viaggio e le componenti del treno, in modo da attivare istantaneamente i sistemi di sicurezza, che lo rallenteranno o fermeranno del tutto in caso di registrazione di anomalie.

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Il 21 settembre questo gioiello è entrato in funzione e coprirà la tratta Beijing-Shanghai con sette corse ad andare e sette a tornare giornaliere.

Un meraviglia tecnologica che raggiunge un nuovo livello di qualità nei trasporti e apre la strada al futuro. Nuovi concorrenti, infatti, si stanno affacciando sul mercato al fine di rendere concorrenziale rispetto ai sistemi aerei il trasporto su terra. A parte l’Hyperloop, già è quasi pronto in Giappone l’erede del famosissimo Shinkansen, il Maglev (acronimo delle parole magnetic levitation) che corre sospeso su binari magnetici alla incredibile velocità di 600 Km/h e che entrerà in servizio nel 2027.

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Mag 272017
 
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Airbus Vahana

Abbiamo da poco parlato di Vahana (Airbus Vahana: l’aereo che vola da solo), il veicolo aereo a guida autonoma che Airbus Industries sta testando per la movimentazione in città. Lo scopo di Airbus è quello di risolvere il problema del traffico e del congestionamento delle città a causa della quantità enorme di veicoli in circolazione.

Ma oltre a Vahana, altri progetti sono in cantiere da parte del colosso dell’aviazione europea; all’ultimo salone dell’Auto di Ginevra, Airbus ha presentato un veicolo rivoluzionario, un concept che modifica completamente il modo di viaggiare e spostarsi in città: sto parlando di Pop-Up.

Si tratta di un veicolo di trasporto autonomo modulare costituito da tre componenti che si combinano tra di loro, totalmente green. Realizzato con l’eccellenza italiana del design, la Italdesign, Pop-Up è formato da una capsula in fibra di carbonio con due posti passeggeri, una base elettrica a quattro ruote e un modulo aereo  dotato di quattro rotori, anch’essi elettrici, per il decollo verticale.

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La capsula passeggeri, può agganciarsi in pochi istanti o al modulo terrestre o al modulo aereo.

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Agganciata al modulo terrestre, la capsula passeggeri, diventa una piccola city car autonoma nel senso che, il passeggero che deve effettuare lo spostamento, programma attraverso il proprio smartphone il punto della città in cui deve recarsi; in questo modo il modulo terrestre viene a prelevarci per condurci al luogo di destinazione. Se la meta è troppo lontana dal punto di partenza il modulo aereo arriverà e aggancerà la capsula e come un drone lo solleverà per trasportarlo velocemente nelle vicinanze del luogo di destinazione.

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Quindi in base alle necessità o alla distanza, il modulo Pop-Up, sceglierà il sistema di trasporto preferibile. Il cuore di questo sistema è una centrale di intelligenza artificiale in grado di programmare e controllare gli spostamenti di tutte le capsule disponibili e gestire in tempo reale il traffico sia terrestre che aereo. La piattaforma farà anche in modo da rendere lo spostamento personalizzato e piacevole per gli occupanti delle capsule. Il vantaggio non è indifferente, perché il modulo aereo può prelevare la capsula in qualunque momento e in qualunque luogo per cui se ci si trova bloccati in mezzo al traffico, il modulo aereo interviene preleva la capsula e il modulo terrestre torna da solo alla stazione di parcheggio.

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Il sistema potrebbe essere messo in commercio già tra poco tempo secondo i general manager di Airbus Mobility, perché sia la tecnologia elettro-meccanica, il design che il sistema di propulsione sono già da adesso realizzabili e funzionali.

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Altra cosa invece è il sistema di controllo; manca infatti tutta l’infrastruttura da realizzare nelle metropoli, nonché i sistemi di controllo del traffico e tutta la normativa compatibile con questo nuovo sistema di trasporto ibrido.

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Il sistema progettato da Airbus Industries e Italdesign è avveniristico ma nasce dall’esigenza di risolvere uno dei più gravi problemi che affliggono le nostre grandi città: il traffico congestionato. Chissà se nel giro di pochi anni questo sistema non possa rivoluzionare questo settore come i cellulari lo hanno fatto con quello delle comunicazioni?

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Mag 132017
 

I viaggi spaziali sono un sogno dell’umanità da sempre e l’uomo cerca soluzioni per rendere questa possibilità fattibile, poco pericolosa e soprattutto più economica.

Oggi per andare nello spazio, i razzi che lanciamo dal nostro pianeta, sono basati su un sistema che utilizza ossigeno liquido che entra in combinazione con il combustibile all’interno della camera di combustione. Solo per far sollevare il razzo dalla superficie terreste e vincere la forza di gravità occorrono normalmente circa 250 tonnellate di ossigeno liquido senza parlare del combustibile e soprattuto, una volta superata la prima fase del lancio, quello rimanente nei serbatoi viene scartato con enormi sprechi di denaro.

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Ma nel panorama mondiale qualcosa si sta muovendo per superare i limiti dell’attuale sistema.

L’E.S.A., l’Agenzia Spaziale Europea, in collaborazione con la Reaction Engines inglese, sta progettando S.A.B.R.E., sigla che sta per Synergistic Air-Breathing Rocket Engine, ossia un nuovo tipo di motore in grado di rivoluzionare il modo in cui i razzi arrivano nello spazio.

Il principio di funzionamento è abbastanza semplice; S.A.B.R.E., sfrutterebbe aria atmosferica nelle prime fasi del lancio per poi trasformarsi in un razzo convenzionale nella seconda fase al fine di fornire la spinta necessaria al razzo per farlo uscire dall’atmosfera terrestre superando la forza attrattiva del pianeta.

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Più complesso è il sistema per ottenere questo processo; infatti, comprimere l’ossigeno dell’atmosfera a circa 140 atmosfere e spingerlo nelle camere di combustione, è abbastanza semplice ma comporta un forte innalzamento della temperatura, calore che potrebbe compromettere il funzionamento dei motori. E’ necessario, quindi, raffreddare l’aria all’interno di uno scambiatore di calore in modo che questa possa far bruciare il combustibile a idrogeno al posto dell’ossigeno liquido fino a quando il razzo non raggiunge la quota di 25.000 metri dove l’aria diventa più rarefatta. A questo punto S.A.B.R.E., torna ad essere un razzo convenzionale non potendo più utilizzare l’ossigeno atmosferico.

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Il problema di questo avveniristico progetto sono appunto gli scambiatori di calore. Abbastanza diffusi nel settore industriale in questo caso hanno il compito di dover raffreddare l’aria in entrata a oltre 1.000°C in un centesimo di secondo a -150°C evitando la formazione di brina o ghiaccio. Inoltre, dovrebbero avere un peso di circa 100 volte inferiore rispetto a quelli utilizzati in ambito industriale, proprio perché dovrebbero essere montati in sistemi aerospaziali, dove il peso è una variabile fondamentale.

Forti investimenti per la realizzazione di S.A.B.R.E. sono stati attivati dall’Agenzia Spaziale Europea, convinta, insieme ai partners inglesi che questa tecnologia farà fare enormi passi avanti ai programmi spaziali e soprattutto perché consentirà di ottenere nuovi propulsori per l’aviazione a basso costo e a basse emissioni.

SKYLON

SKYLON

Skylon, ossia lo Shuttle Spaziale in grado di decollare come un aereo e di rientrare nell’atmosfera e atterrare nuovamente, sarebbe una dimostrazione della bontà di questo progetto.

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Feb 272017
 

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Oramai sentire parlare di veicoli a guida autonoma è quasi quotidiano e anche su queste pagine ne abbiamo parlato diverse volte. In questa direzione si sono mosse due grandi case produttrici a livello internazionale e hanno presentato al CES di Las Vegas queste loro innovazioni. La Koito Manufacturing grande produttore internazionale di fari per le autovetture e Quanergy Systems produttore a sua volta di sensori LiDAR acronimo di Laser Imaging Detection and Ranging hanno unito i loro sforzi per produrre un faro automobilistico di nuova concezione che incorpora i sensori LiDAR S3 allo stato solido.

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Lo scopo è quello di realizzare un sistema in grado, attraverso il telerilevamento, di tracciare una mappatura 3D dell’ambiente intorno alla vettura in modo da crearne una visuale tridimensionale in tempo reale fornendo informazioni dettagliate e tracciamento degli oggetti.

Il sensore può essere incorporato nel faro senza alterarne l’estetica e il faro può a sua volta proteggere il sensore da acqua, sporco, polvere attraverso l’uso di spazzole tergifaro.

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L’uso di questi fari consentirà nelle prossime vetture di mettere a disposizione del conducente funzioni definite di “percezione” quali mappatura, pianificazione di percorsi, localizzazione, rilevamento e classificazioni di oggetti.

PrintQuesto sistema va ad integrarsi con gli avanzati sistemi ADAS, Advanced Driver Assistance Systems, tipici dei veicoli a guida autonoma. Questi sistemi, oggi, sono già in grado di riconoscere e classificare differenti tipologie di oggetti, per cui sono in grado di distinguere un’autoambulanza da un furgone per trasporti, segnalare al pilota eventuali condizioni pericolose lungo il percorso e in alcuni casi addirittura intervenire fermando del tutto l’autovettura al fine di garantire l’incolumità degli occupanti. Sofisticatissimi algoritmi computazionali, riescono a fare oggi molte delle cose che fa normalmente il conducente, con un fattore predittivo superiore a quello umano. L’integrazione di questi sensori sulla scocca dell’auto rappresenterà un ulteriore passo avanti in questa direzione e contribuirà a rendere ancora più sicure le nostre strade e la nostra guida.

Il progetto del sensore LiDAR S3 è stato premiato al recente CES 2017 di Las Vegas con il Best of Innovation Award nella categoria autoveicoli.

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Feb 272017
 

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15 ottobre 2007 è una data storica. I cieli del mondo vedono librarsi per la prima volta in aria un nuovo gigante, anzi il gigante dei giganti: l’Airbus A380, il primo aereo al mondo dotato di doppio ponte capace di trasportare a pieno carico fino a 850 passeggeri.

L’A380 nasce con lo scopo di risolvere i problemi del trasporto aereo sempre più congestionato di tratte e persone, ma anche per competere con lo strapotere quarantennale di Boeing con il suo aereo di punta, il 747.

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La presentazione al grande pubblico è avvenuta il 16 gennaio 2005, ma l’Airbus è stata costretta a rinviare ripetutamente l’uscita del velivolo per diverse problematiche soprattutto ai sistemi elettrici, un vero proprio dedalo di cavi e connessioni.

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Il gigantesco aereo è grande in tutto. Per la prima volta, l’apertura alare supera la lunghezza. Questa è stato il primo problema per Airbus che ha dovuto ricorrere ad uno stratagemma per consentire al suo gigante di poter essere ospitato in tutti gli aeroporti internazionali senza dover riprogettare gli hub. L’ala nella parte finale, infatti, è stata ripiegata; questo ha consentito di riportare la lunghezza all’interno degli standards degli aeroporti e a fatto si che questa fornisse maggiore stabilità in volo ad alta velocità.

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L’A380 è lungo 73 metri e alto più di 24. L’apertura alare è di 79,8 metri e il diametro della fusoliera 7,14. Il doppio ponte consente di ospitare un numero di passeggeri che varia da 525, in configurazione standard con la suddivisione in 3 classi, a 853 in configurazione charter con classe unica. Il ponte principale misura 49,7 metrici lunghezza mentre quello superiore 47,9; tutto questo spazio si traduce in comodità e possibilità da parte delle compagnie aeree di offrire ai clienti più esigenti spazi unici attrezzati con suite, docce, sale gioco con biliardo, lounge-bar e tanto altro.

Sono necessari 2 piloti (4 per le lunghe tratte) e 22 assistenti di cabina per gestire l’enorme spazio e la grande quantità di persone a bordo.

La tecnologia la fa da padrona; anche la classe economy è dotata di molti comfort in più e soprattutto spazio tra i sedili. Intrattenimento di bordo, wi-fi, videocamere esterne per vedere comodamente le fasi del viaggio e tanto altro. Insomma, l’A380 apre una nuova era per il viaggio aereo.

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Anche la dotazione meccanica è di prim’ordine; vengono utilizzati 4 turbofan Engine/Alliance GP7000 o, in alternativa, 4 turbo-reattori Rolls-Royce Trent 900. Questi spingono l’aereo a velocità di crociera a Mach 0.85, ovvero a circa 850 Km orari e sono capaci di fargli percorrere una distanza di 15.200 Km in un’unica tratta consumando il 15-20% in meno di un 747 con emissioni nell’atmosfera ridotte del 13%. Viaggia inoltre più in alto, 35mila piedi (circa 11.000 metri) è molto più silenzioso e necessita di meno spazio per atterrare e decollare.

Lo sviluppo di questo gigantesco aereo è avvenuto negli impianti di Tolosa in Francia appositamente costruiti da Airbus per la realizzazione di questo velivolo. L’avvio del progetto è del giugno 1994 e solo nel 2004 dopo dieci anni di progettazione, è stata approntata la catena di montaggio.

I costi sono stati enormi, basti pensare che l’aereo è composto da circa 4 milioni di pezzi, con 2,5 milioni di componenti provenienti da 1.500 aziende di 30 nazioni. Ogni aereo costa circa 350 milioni di dollari.

10 miliardi di investimento complessivo che si traducono nella necessità di vendere almeno 250 aerei da parte di Airbus per rientrare nelle spese.

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Nel 2006 il primo Airbus A380 è stato consegnato alla compagnia aerea Singapore Airlines che ebbe anche l’onore di effettuare il primo volo commerciale di questo gigante il 15 ottobre 2007 sulla tratta Singapore-Sydney.

Sono diverse oggi le compagnie aeree che utilizzano l’A380 e molte altre si stanno aggiungendo piano piano. L’aereo ha oramai superato i dieci anni di servizio e non si sono riscontrati incidenti, se non lievi, sul suo percorso di volo tranne che per l’incidente occorso ad un A380 della Qantas, la compagnia aerea australiana, che durante il volo vide esplodere uno dei motori a causa di un difetto di progettazione di un tubicino che trasportava olio. Il volo si concluse con un atterraggio di emergenza ma nessun danno all’aereo ne alle persone a bordo.

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La compagnia aerea che maggiormente utilizza gli A380 oggi è la Emirates, la compagnia dell’emirato di Dubai e per questa compagnia vola il primo pilota italiano accreditato per gli A380, il comandante Michele D’Ambrosio.

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Feb 242017
 

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Sembra uscita da un film di fantascienza e invece è la concept car di un grande marchio di auto giapponesi. Si chiama Concept-I e si tratta di un’autovettura che estende il concetto di dotazioni e accessori in auto portandoli ad un livello più alto.

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Dotata di un sistema avanzatissimo di intelligenza artificiale, la Concept-I, è capace di apprendere dalle abitudini e necessità del proprio guidatore e migliorare le proprie performance anticipandone le necessità, fornendogli suggerimenti e semplificandogli la vita al volante.

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Come molte altre vetture, la Concept-I dispone di differenti modalità di guida, manuale e automatica, ma dispone anche di un nuovo sistema di interazione con il conducente in grado di aumentare notevolmente il livello di sicurezza e il supporto automatico alla guida in caso di pericolo o necessità.

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Concept-I, attraverso un sofisticato sistema di sensori, stabilisce una comunicazione quasi sensoriale con il conducente dell’autovettura attraverso l’uso di stimoli visivi e tattili. Può controllare lo stato del conducente durante tutta la permanenza sull’auto e le condizioni della strada in modo da avvisarlo tempestivamente in caso di colpo di sonno, ostacolo o distrazione alla guida.

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Il segreto di tutta questa tecnologia si chiama Yui ed è il sofisticato software di intelligenza artificiale di cui è dotata l’autovettura. Yui è in grado, attraverso un visore sul cruscotto anteriore e molteplici sistemi visivi posti in tutta l’autovettura di creare questo nuovo sistema comunicativo. Luci, colori e suoni interagiscono con il conducente informandolo, istruendolo e dialogando con lui in ogni momento. Yui è in grado di comunicargli lo stato dell’auto, visualizzare sul parabrezza le informazioni di viaggio, salutarlo augurandogli buongiorno, ossia diventare quasi un compagno di viaggio che apprende dalle sue abitudini e collabora con lui durante il tragitto.

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Feb 102017
 

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Si chiamerà Vahana, nome che in lingua sanscrita significa “mezzo di locomozione degli dei” e nell’immaginario di quelle popolazioni identificava la divinità con il mezzo di trasporto. Si tratta in questo caso dell’ultimo avveniristico progetto di Airbus la grande compagnia aerea che compete per il primato nei cieli con l’americana Boeing.

L’idea è quella di voler intervenire sul traffico sempre più congestionato delle megalopoli con un sistema di trasporti avveniristico. Mentre si parla sempre più di auto a guida autonoma, campo nel quale si stanno sfidando i grandi big dell’economia, Airbus propone un sistema, a metà tra un grande drone e un piccolo elicottero che dovrebbe essere in grado di trasportare un passeggero per volta in aria su tragitti brevi all’interno delle città, superando il caos e la congestione del traffico a terra.

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Qual’è la particolarità di questo sistema? Dovrebbe decollare in verticale, dato il poco spazio a disposizione, e volare autonomamente senza pilota.

L’idea, pazzesca di per se, è presa molto seriamente da Airbus che prevede di lanciare tale sistema già tra 4 anni nel 2020 presentando a breve i primi prototipi funzionanti.

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Lavorano al progetto gli ingegneri di A3, società di proprietà di Airbus, i quali hanno deciso di lanciarsi nel 2016 in questa avventura ideando questo incredibile sistema di volo autonomo.

Ciò che ha dato loro fiducia nella realizzazione di un progetto così avanzato sono stati diversi fattori; tra questi, lo stato dell’arte dei sistemi di intelligenza artificiale nei sistemi di guida oggi particolarmente avanzati ed affidabili, l’uso di materiali ultraleggeri ma estremamente resistenti e la possibilità di utilizzare batterie la cui tecnologia consente di ottenere sufficiente energia e durata.

La realizzazione del prototipo completamente funzionante è già prevista per la fine di questo 2017 e la speranza di veder volare Vahana per la fine del 2020.

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Rodin Lyasoff, amministratore delegato di Airbus Group ha commentato il progetto affermando che l’aerodinamica di questo mezzo innovativo è già in fase di avanzata realizzazione, avendo ottenuto un mezzo capace di volare con un solo motore e con un software in grado di controllarlo e guidarlo con una sicurezza del 100%. Vahana dovrà essere in grado di volare da un punto ad un altro con assoluta certezza evitando tutti i possibili ostacoli che potrebbero frapporsi tra i due luoghi da congiungere.

Inoltre, Lyasoff, ha affermato che Airbus rilascerà i codici di questo nuovo sistema di volo in modo che tutti ne possano trarre beneficio.

Non ci resta che aspettare e sperare che questo progetto possa diventare realtà. A quel punto ci si porrà un’ulteriore domanda: chi supererà la propria reticenza e si proporrà come passeggero per un volo sui cieli della propria città su un mezzo privo di pilota?

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Gen 142017
 

La guida autonoma, ossia la guida in città lungo percorsi prefissati senza la presenza di un guidatore umano, è sempre più presente sui media e sulla rete. Tutti i grandi produttori, e non solo di auto (vedi Apple, Google, Microsoft), stanno lavorando per realizzare le auto del futuro, ma in testa a questo gruppo di aziende interessate troviamo la Tesla Motors del magnate Elon Musk.

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Al salone del Tesla Design Studio di Hawthorne, Musk ha presentato il prototipo della Tesla Model 3, definita dallo stesso, la prima auto elettrica per tutti ossia quella il cui prezzo sarà accessibile alla maggior parte di noi.

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Uno dei grossi problemi delle auto elettriche, anzi probabilmente il più grosso, sono le batterie. Infatti, il progetto della Tesla 3 è legato ad un altro progetto, quello della Gigafactory, il secondo più grande impianto di produzione al mondo dopo quello della Boeing dove Musk prevede di far realizzare ogni anno 50 Gigawattora di batterie agli ioni di litio sufficienti ad alimentare le 500 mila autovetture che la casa automobilistica prevede di mettere sul mercato ogni anno.

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La probabile commercializzazione della Tesla Model 3 dovrebbe avvenire negli Stati Uniti a partire dal 2017, mentre per gli altri mercati, europeo incluso, si dovrà aspettare il 2018.

Ma quali sono le incredibili caratteristiche che hanno “agitato” le acque della rete facendo sborsare a oltre 115.000 utenti la cifra di 1.000 dollari per la prenotazione dell’auto nel giro di 24 ore? Sono di tutto rispetto.

La Tesla sulla carta promette di avere un’autonomia di 350 chilometri con un pieno elettrico ed è predisposta per le colonnine di ricarica ultrarapide “Supercharger”. Dovrebbe avere un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6 secondi ed essere equipaggiata con 1 o 2 motori elettrici (a seconda del modello). Autopilot di serie, ossia la possibilità di mantenere in autonomia la corsia, cruise control “intelligente” e parcheggio automatico sfruttando le telecamere di bordo, radar e diversi sensori montati sull’auto. A completare la dotazione un tetto panoramico, doppio bagagliaio, 5 posti interni ed un ampio pannello di comando touchscreen. Come opzional è possibile scegliere un modello a trazione integrale.

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Vedremo quale sarà la risposta del mercato e se Elon Musk riuscirà a rispettare la tabella di produzione della prima auto totalmente elettrica e a guida autonoma.

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Nov 262016
 

L’idea è avveniristica, e ne abbiamo già parlato ripetutamente. Il patron dell’impresa è uno che non conosce la parola impossibile: il miliardario Elon Musk promotore di idee fantastiche quali SpaceX per portare l’uomo su Marte e Tesla la prima autovettura completamente elettrica.

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Ma tra i fantastici progetti che il denaro e la fantasia creativa di Musk stanno portando avanti, quella del treno a levitazione magnetica che viaggerà dentro un tubo a 1.000 Km/h, è probabilmente quella che vedrà la luce per prima. Soprattutto se il progetto approda negli Emirati Arabi Uniti, nazione dove anche qui, la parola impossibile non esiste.

Il progetto conta di collegare con il supertreno Hyperloop One (forse prima dell’Expo a Dubai del 2020) le due grandi capitali, Abu Dhabi e Dubai, che vedrebbero così ridotti i tempi di percorrenza e collegamento dall’attuale ora e mezza circa ad appena 10 minuti.

La società che fa capo a Musk, ma che dietro ha grandi nomi dell’industria mondiale, ha presentato i rendering di un ambizioso progetto che porterebbe l’incredibile treno fin nel cuore delle due città, creando delle stazioni chiamate “Hyperportals” dalla base del Burj Khalifa e del Dubai Mall a Dubai e alle Etihad Towers nel pieno nucleo vitale di Abu Dhabi.

I rendering mostrano come le strutture di questo tipo di trasporto potrebbero integrarsi perfettamente con realtà urbane già costituite portando il sistema di trasporto più innovativo al mondo fin nel cuore pulsante ed economico di queste, diversamente dagli aeroporti che restano confinati ben lontani dai centri abitati.

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Ethiad Towers – Abu Dhabi Burj Khalifa – Dubai

A Dubai l’Hyperloop potrebbe giungere fin nel centro vitale della city, alla base del Burj Khalifa dove l’Hyperportal configurato come un sistema di anelli concentrici si fonderebbe perfettamente con lo spazio già antropizzato del contesto.

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Stazione Hyperportal alla base del Burj Khalifa

Questa struttura ad anelli, all’interno, diventa un sistema di smistamento degli Hyperpod (le capsule dell’Hyperloop), sala di controllo, sala di accesso, giardino coperto. Lo sfasamento di altezza tra gli anelli serve a filtrare la luce naturale, impedendo di fatto la creazione di un ambiente cupo e angusto.

Percorsi circolari, ariosi, luminosi, ipermoderni, stabiliscono un nuovo modo per definire la stazione di un sistema di trasporto terrestre. L’ampio spazio centrale permetterebbe di creare uno spettacolare giardino al chiuso consentendo di aumentare l’ariosità e l’oasi di naturalezza all’interno di uno spazio costruito.

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Centro di controllo dell’Hyperportal

Un sistema di controllo computerizzato e proiettato su mega schermi, consentirebbe al viaggiatore di tenersi informato sullo spostamento di tutti gli Hyperpod in arrivo e partenza.

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Accessi all’Hyperportal

Hyperloop funziona infatti come una capsula che contiene un numero variabile di navette (pods) agganciate le une con le altre in fila. I pods hanno funzione diversificata: trasporto persone, trasporto merci, altro. Gli anelli concentrici fungono da sistema di smistamento dei pods; il viaggiatore acquistato il biglietto si reca nella postazione indicata per individuare il pod a lui assegnato per il viaggio. All’orario di partenza il pod si chiude e tramite un sistema di spostamento autonomo, si reca alla postazione di partenza dove viene assemblato dentro un Hyperloop per la partenza.

I sedili sono leggermente orientati verso la direzione di marcia soprattutto per le fasi di accelerazione, ma consentono loro liberamente di ruotare per consentire la socializzazione.

Nella configurazione meeting, invece, tavoli e sistemi elettronici consentono di creare un ufficio temporaneo dove poter coordinare e organizzare il proprio lavoro una volta giunti a destinazione.

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Hyperpod – configurazione Lounge per singolo viaggiatore

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Hyperpod – configurazione meeting o ufficio per chi viaggia per lavoro o in gruppo

12 minuti di viaggio e i circa 140 chilometri che separano Dubai da Abu Dhabi saranno percorsi.

L’Hyperportal di Abu Dhabi sorgerebbe alla base delle Ethiad Tower, uno dei simboli economici della città e si strutturerebbe come un sistema di ponti sospesi sopra il sistema di traffico e la grande viabilità della città.

Da un lato i box che conterrebbero i Pods che si sposterebbero solo su di un lato, dall’altro un’immensa vetrata aprirebbe la stazione con una vista spettacolare sulla città e sulle sue meraviglie architettoniche.

Vedremo se questo interessantissimo progetto vedrà la luce.

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Hyperportal di Abu Dhabi con vista delle Ethiad Tower

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Hyperportal di Abu Dhabi con il sistema di ponti ad anello

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Render notturno dell’Hyperportal di Abu Dhabi

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Ott 172016
 

L’eccentricità e la bizzarria di Richard Branson, Amministratore delegato di Virgin Galactic, associate all’immenso patrimonio di quest’ultimo, potrebbero rendere i voli passeggeri supersonici, in era post-Concorde, una realtà a breve termine.

L’obiettivo di Branson è quello di realizzare jet supersonici in grado di trasportare facoltosi  passeggeri tra le più importanti capitali, riducendo al minimo i tempi di spostamento.

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BOOM è l’ultimo dei progetti, per ora solo sulla carta e nei rendering pubblicitari, che il magnate inglese sta progettando di realizzare. 25 i modelli già pre-ordinati ancora prima dell’inizio della sua costruzione.

Si tratterebbe di un jet supersonico capace di volare alla velocità di circa 2.600 chilometri orari, circa 3 volte di più degli attuali aerei passeggeri e comunque molto di più del decano dei voli supersonici, il mitico Concorde oramai in pensione.

Il jet dovrebbe percorrere la tratta San Francisco – Tokyo in circa 4 ore e Londra – New York in circa 3 ore.

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Il segreto per tale velocità è rappresentato dall’utilizzo di nuovi materiali super-leggeri come il carbonio e nella riduzione dei posti a soli 40 contro i circa 100 del Concorde.

L’interesse verso il progetto è alto e la costruzione potrebbe già iniziare nel 2017 per poi poter ottenere tutte le necessarie certificazione entro il 2020 ed iniziare l’attività commerciale subito dopo.

I biglietti saranno ovviamente non alla portata di tutti, pare intorno ai 5.000 euro a passeggero e vedremo come BOOM potrà affrontare problemi costruttivi e di certificazione, soprattutto quelli relativi all’inquinamento atmosferico che decretarono la fine del suo illustre antenato.

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https://www.youtube.com/watch?v=O3HQ3nwTZu4
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Ott 152016
 

Un’altra stravagante ma funzionalissima invenzione. Si tratta di GeoOrbital, idea nata da un gruppo di imprenditori americani che hanno affrontato e risolto un piccolo grande problema delle nostre città. Di cosa si tratta? La loro idea muove dalla necessità sempre più presente di poter usufruire di sistemi di spostamento economici, ma soprattutto non inquinanti. Infatti, si stanno sempre più affermando auto e scooter elettrici, ma soprattutto bici con pedalata servo-assistita. In pratica bici elettriche.

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Oggi però la diffusione di queste è rallentato dal loro costo, eccessivo per renderle appetibili a chi deve sostituire la vecchia bici con il nuovo mezzo.

Il gruppo di imprenditori americani ha avuto questa grande intuizione: GeoOrbital, ossia una ruota dotata di motore elettrico da sostituire a quella della propria bici, risolvendo così in un colpo solo le problematiche legate alle complicazioni burocratiche dei singoli paesi e quella dei costi.

Il progetto, inserito come sempre su Kickstarter per la raccolta fondi, ha sbancato raccogliendo la cifra record di 1 milione e 200 mila dollari per lo sviluppo e la progettazione del prototipo.

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Il sistema è semplice: una ruota dotata di motore Brushless elettrico, due batterie al litio, corpo in alluminio per mantenere basso il peso e una gomma in materiale inforabile per garantire durata e sicurezza al sistema. A piena carica, GeoOrbital garantisce un’autonomia che può variare dai 32 agli 80 chilometri a seconda delle condizioni.

L’installazione è rapida e molto semplice. Basta svitare il bullone della ruota esistente e sostituirla con GeoOrbital che arriva già completa di tutto comprese le chiavi speciali per il fissaggio.

GeoOrbitalIl blocco motore ha forma triangolare ed è composto da tre ruote con il propulsore al centro che viene fissato alla forcella del telaio e comandato da un accessorio che va montato sul manubrio. Tale accessorio oltre a comandare il motore fornisce indicazioni sull’accensione e sullo stato delle batterie.

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Il sistema è compatibile con il 95% delle bici in commercio oggi, è in 2 formati con diametro differente, ha batterie Panasonic sostituibili e si monta a detta dei creatori in meno di 60 secondi.

GeoOrbital, sarà venduto a breve ed il costo che era di 799 dollari in pre-ordine durante la campagna promozionale per la reaccolta fondi, sarà quello di 1.000 dollari pari a circa 900 euro durante la sua commercializzazione.

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