Nov 112018
 

Oramai potremmo definire la Cina il paese al mondo con la maggiore esperienza nelle costruzioni di ponti e viadotti. Quello più lungo, quello più alto, il ponte annodato (vedi: LUCKY KNOT BRIDGE IL PONTE ANNODATO). Adesso, nella Cina centromeridionale, gli architetti hanno sfidato la gravità e costruito un ponte che entra direttamente in competizione con il Grand Canyon Skywalk negli Stati Uniti.

Esperienza terrificante che porta il visitatore a immergersi nella natura, nel vuoto del canyon con sotto solo una lastra di vetro che sembra infrangersi ad ogni passo che vi si compie sopra. Siamo a  Chongqing, nel parco geologico Yunyang Longgang. Il ponte di vetro è sospeso su un dirupo profondo 718 metri e si allontana dalla montagna, sulla quale è ancorato, pensate di ben 26,68 metri e questo lo fa entrare nel Guinness dei primati com il ponte a sbalzo più lungo del mondo.

Un’esperienza forte per chi si sgancia dalla terraferma per trovarsi sospeso nel vuoto lontano da ogni possibile appiglio. Luogo ideale per selfie assurdi e per foto originalissime.

Il ponte ha una forma inconsueta a ferro di cavallo, molto scenografica e l’intera struttura, assomiglia ad una grande rosa adagiata sulle montagne. Il costo di quest’opera unica è anch’esso in linea con la qualità di quanto realizzato; 5,6 milioni di dollari e rappresenta un successo architettonico e ingegneristico, visti i numerosi problemi riscontrati sia in fase progettuale che realizzativa. Il costo è stato ampiamente ripagato dal suo successo turistico, visitato annualmente da migliaia di turisti, attratti dalle caratteristiche costruttive o dalla voglia di superare l’ancestrale paura di camminare nel vuoto.

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Nov 072018
 

Volete fare gli esploratori? Volete volare fino a Marte e farvi un giretto per le sue lande desolate? Beh, forse potreste riuscirci e forse potreste anche riuscire a collaborare con la NASA, l’Ente Spaziale Americano. La NASA, infatti, per la prima volta si apre alla collaborazione di menti esterne che possano in qualche modo fornire soluzioni o idee innovative per i mezzi marziani del futuro. Si, perché proprio di questo si tratta. La NASA ha reso disponibili sulla piattaforma GitHubil progetto open source con le istruzioni e i progetti per realizzarsi in casa un ROVER, uno di quei simpatici mezzi a 6 ruote sterzanti capaci di procedere su qualunque tipo di terreno. Vi ricordate Curiosity, l’eccezionale rover poggiatosi sulla superficie marziana che ha inviato alla Terra montagne di fotografie e informazioni importantissime sulle caratteristiche del pianeta rosso fino ad ora sconosciute? Si, proprio lui. Adesso potrete costruirvene uno pure voi a casa spendendo solamente 2.000 dollari.

La NASA, ha infatti reso pubblico il Jet Propulsion Laboratory (JPL) Open Source Rover (OSR), il kit digitale liberamente scaricabile che renderà tutti esploratori spaziali.

Gli elementi da assemblare sono tutti facilmente reperibili sui normali cataloghi di forniture elettroniche ma richiedono una attrezzatura base da laboratorio composta da una sega a nastro per tagliare il metallo, un trapano, un saldatore, cesoie, chiavi inglesi ed altri accessori da ferramenta. Il kit è composto dagli elementi di Curiosity e cioè sospensioni Rocker-Bogie, sterzo angolare e differenziale pivotante che, permette il movimento su terreni accidentati, Raspberry Pi l’unità di calcolo centrale. Secondo i realizzatori del progetto, una volta acquistati i pezzi e l’attrezzatura necessaria, è possibile assemblare il rover in circa 200 ore di lavoro per una persona pratica di assemblaggio e modellismo.

Il kit, molto dettagliato fornisce informazioni passo passo per la costruzione, ma è strutturato in modo da lasciare autonomia di scelte al novello scienziato. Ognuno potrà decidere, lungo il percorso, cosa aggiungere o sottrarre al proprio rover. Pannelli solari, telecamere USB, controller o altro.

Mik Cox il project manager del progetto, crede che questa sperimentazione possa servire ad avvicinare il mondo dell’esplorazione alle nuove generazioni, agli scienziati in erba e ai giovani ricercatori e ingegneri, fornendo già in età scolare gli strumenti di creatività che potrebbero essere disponibili solo successivamente, così da stimolare tanti a intraprendere indirizzi del genere.

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Nov 022018
 

E’ vincitrice del Luxe Pack in Green, il premio internazionale che ogni anno viene assegnato a Monaco di Baviera in Germania all’azienda che presenta la soluzione più innovativa in ambito ecologico. Ma di cosa sto parlando? Della Favini s.r.l., italianissima società eco-friendly che ha sede a Rossano Veneto in provincia di Vicenza che, ha brevettato Crush, una carta ottenuta dagli scarti agro-industriali risparmiando così fino al 15% della cellulosa proveniente dagli alberi.

Da questo processo produttivo, si ottengono sette differenti tonalità di colore di carta, legati ai materiali di origine da cui vengono prodotte. Favini ha sperimentato molte soluzioni, ma solo sette hanno consentito di ottenere una carta con resa ottimale, ed esattamente: agrumi (soprattutto arance), il pergamino ossia la pellicola che ricopre il chicco di caffè, il mais, le olive, le nocciole, le mandorle e il kiwi.

L’enorme risultato raggiunto dalla cartiera, non è dovuto soltanto alla riduzione della quantità di cellulosa da ottenere dagli alberi, bensì dal percorso virtuoso che essa innesca. Ad esempio, il pastazzo di agrumi, ossia ciò che resta delle arance dopo la loro spremitura, dopo che le aziende dolciarie ne hanno estratto la pectina, quelle estetiche le essenze e quelle dei pneumatici gli oli e la gomma che sostituirà il petrolio nella realizzazione degli pneumatici, viene destinato alla combustione o a diventare concime agricolo o a finire nelle discariche. In questo modo, anziché finire il suo ciclo vitale, questo è riportato a nuova vita (recuperato) attraverso un complesso processo che lo trasforma in bobine di carta colorata. Il processo, inoltre, è completamente green, perché oltre al recupero di materiale di scarto, anche l’energia necessaria alla produzione è al 100% autoprodotta attraverso turbine che trasformano la forza idrica in energia elettrica.

Crush viene a costare complessivamente il 20% in meno di una carta cellulosica al 100%, ma questo è ancora migliorabile come afferma Michele Posocco, brand manager di Favini. Oggi, infatti, gli scarti agro-alimentari sostituiscono solo per il 15% la cellulosa proveniente dagli alberi, il 55% è ottenuta da piantagioni certificate con fibra vergine e il 30% da fibra riciclata dopo il suo uso. Lo scopo è aumentare sempre di più le fibre ottenute da scarti di frutta e verdura riducendo quella da cellulosa.

Favini non è nuova ad imprese del genere. Già in passato aveva affrontato il problema della produzione in eccesso delle alghe nelle acque lagunari, brevettando una carta chiamata Shiro Alga Carta per contribuire a ridurre questo eccesso di mucillagini attraverso un percorso circolare di re-introduzione nel ciclo produttivo.

Speriamo che l’esempio di Favini sia seguito anche da altre aziende e anche in altri campi, per il momento non ci resta che plaudire al risultato di questa azienda nostrana.

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