Set 162018
 

Un tempo, parlare di robot era come evocare la fantascienza, narrare una storia di eventi che avrebbero potuto accadere sono in un futuro lontano. Oggi i robot iniziano a far parte del nostro quotidiano, interagiscono con noi in molte attività che svolgiamo, aiutandoci in operazioni complesse o pericolose per l’uomo. Abbiamo robot che puliscono casa in nostra assenza, altri che tagliano l’erba in giardino mentre noi facciamo altro, o incredibili catene di robot che assemblano automobili all’interno delle catene di montaggio in fabbrica.

Dalla Rolls-Royce, la notissima azienda produttrice di auto e motori per aerei, arriva l’ultima innovazione in tal senso, si tratta di un piccolissimo robot, simile ad uno scarafaggio, che date le dimensioni è in grado di entrare all’interno dei meccanismi di un motore aereo e di effettuare manutenzioni e controlli senza complessi smontaggi o lunghe operazioni.

Questi piccolissimi robot, sono stati ispirati dagli scarafaggi e dalla loro capacità di infilarsi in tutte le piccolissime aperture sulle pareti o in ogni angolo della casa. Secondo Roll-Royce, questi piccoli automi renderanno i controlli sui motori operazioni semplici, rapide e più precise, abbattendone pure i costi.

Gli scarafaggi robot, introducendosi all’interno delle camere di combustione dei motori, consentiranno di svolgere in 10 minuti controlli e operazioni che normalmente richiederebbero più di 10 ore e l’intervento costosissimo di ingegneri super specializzati. Una squadra di robottini, dotati di videocamera ad alta definizione, consentirà riprese in diretta delle parti meccaniche del motore evidenziando o meno la necessità dello smontaggio e del successivo ri-montaggio.

Questi Blattomeccanici, come qualcuno li ha voluti rinominare, realizzati da Roll-Royce come detto, con la collaborazione dell’Università di Nottingham, non sono ancora, però, così piccoli da poter accedere ad ogni minuscola parte di un motore. Per cui la grande azienda e l’Università, stanno lavorando in collaborazione per creare nuove flotte di robottini sempre più miniaturizzati in modo da riuscire ad effettuare con semplicità anche altre operazioni e renderle rapide e economiche. I ricercatori, sperano di riuscire a ridurre le dimensioni di questi robottini a circa 2 centimetri di grandezza entro un paio d’anni.

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Mag 132017
 

I viaggi spaziali sono un sogno dell’umanità da sempre e l’uomo cerca soluzioni per rendere questa possibilità fattibile, poco pericolosa e soprattutto più economica.

Oggi per andare nello spazio, i razzi che lanciamo dal nostro pianeta, sono basati su un sistema che utilizza ossigeno liquido che entra in combinazione con il combustibile all’interno della camera di combustione. Solo per far sollevare il razzo dalla superficie terreste e vincere la forza di gravità occorrono normalmente circa 250 tonnellate di ossigeno liquido senza parlare del combustibile e soprattuto, una volta superata la prima fase del lancio, quello rimanente nei serbatoi viene scartato con enormi sprechi di denaro.

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Ma nel panorama mondiale qualcosa si sta muovendo per superare i limiti dell’attuale sistema.

L’E.S.A., l’Agenzia Spaziale Europea, in collaborazione con la Reaction Engines inglese, sta progettando S.A.B.R.E., sigla che sta per Synergistic Air-Breathing Rocket Engine, ossia un nuovo tipo di motore in grado di rivoluzionare il modo in cui i razzi arrivano nello spazio.

Il principio di funzionamento è abbastanza semplice; S.A.B.R.E., sfrutterebbe aria atmosferica nelle prime fasi del lancio per poi trasformarsi in un razzo convenzionale nella seconda fase al fine di fornire la spinta necessaria al razzo per farlo uscire dall’atmosfera terrestre superando la forza attrattiva del pianeta.

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Più complesso è il sistema per ottenere questo processo; infatti, comprimere l’ossigeno dell’atmosfera a circa 140 atmosfere e spingerlo nelle camere di combustione, è abbastanza semplice ma comporta un forte innalzamento della temperatura, calore che potrebbe compromettere il funzionamento dei motori. E’ necessario, quindi, raffreddare l’aria all’interno di uno scambiatore di calore in modo che questa possa far bruciare il combustibile a idrogeno al posto dell’ossigeno liquido fino a quando il razzo non raggiunge la quota di 25.000 metri dove l’aria diventa più rarefatta. A questo punto S.A.B.R.E., torna ad essere un razzo convenzionale non potendo più utilizzare l’ossigeno atmosferico.

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Il problema di questo avveniristico progetto sono appunto gli scambiatori di calore. Abbastanza diffusi nel settore industriale in questo caso hanno il compito di dover raffreddare l’aria in entrata a oltre 1.000°C in un centesimo di secondo a -150°C evitando la formazione di brina o ghiaccio. Inoltre, dovrebbero avere un peso di circa 100 volte inferiore rispetto a quelli utilizzati in ambito industriale, proprio perché dovrebbero essere montati in sistemi aerospaziali, dove il peso è una variabile fondamentale.

Forti investimenti per la realizzazione di S.A.B.R.E. sono stati attivati dall’Agenzia Spaziale Europea, convinta, insieme ai partners inglesi che questa tecnologia farà fare enormi passi avanti ai programmi spaziali e soprattutto perché consentirà di ottenere nuovi propulsori per l’aviazione a basso costo e a basse emissioni.

SKYLON

SKYLON

Skylon, ossia lo Shuttle Spaziale in grado di decollare come un aereo e di rientrare nell’atmosfera e atterrare nuovamente, sarebbe una dimostrazione della bontà di questo progetto.

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