Set 102023
 

È frutto di un lavoro lungo e complesso, realizzato dall’Università “Martin Lutero” di Halle-Wittenberg e dal Centro per la Ricerca Integrata sulla Biodiversità “Halle-Jena-Leipzig” entrambe in Germania e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Ecology and Evolution.

Si tratta di sPlot la prima banca dati globale sulle piante contenente più di 1 milione di campioni raccolti in ogni ecosistema, in giro per il mondo, dai poli fino all’equatore.

I dati di questa incredibile raccolta sono a disposizione dei ricercatori… (se vuoi continuare ad approfondire, clicca sull’immagine qui sotto per leggere il resto dell’articolo)


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Nov 122013
 
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In natura, le piante vengono classificate in due gruppi ben distinti, proprio in virtù delle loro differenti caratteristiche riproduttive. Le piante appartengono quindi a due grandi famiglie conosciute con i nomi scientifici di angiospermӕ e gymnospermӕ.
Le angiospermӕ sono piante più evolute rispetto alle gymnospermӕ perché hanno un sistema riproduttivo più complesso. Infatti, la parola angiospermӕ significa pianta con gli ovuli chiusi da un ovario in cui i semi sono raccolti all’interno di un frutto. All’interno di questo gruppo ritroviamo le piante che sono comunemente chiamate LATIFOGLIE, ossia piante che hanno le foglie larghe in contrapposizione con le gymnospermӕ che hanno in genere foglie aghiformi.

LATIFOGLIE

Le latifoglie possono essere piante di tipo erbaceo oppure legnose, piante arbustive o arboree ed avere foglie persistenti oppure caduche. Le foglie, proprio per la loro forma, possono essere molto varie: semplici oppure formate da più foglioline, con i margini lobati, seghettati, dentellati, ecc.

foglie

Le latifoglie comprendono al loro interno un vasto numero di alberi presenti natura. Tra questi troviamo il pioppo, l’ontano, la betulla, il nocciolo, il faggio, il castagno, il tiglio, l’acero, il frassino e molti altri.

CONIFERE

Abeter03

Le conifere, si differenziano dalle latifoglie per un sistema riproduttivo molto più semplice e in qualche modo arcaico. Infatti, questo tipo di piante è l’unico gruppo superstite di quelle molto diffuse nell’era paleozoica, che prendevano il nome di Pinofite. La caratteristica fondamentale di queste piante è che l’ovulo, da cui si formerà il seme, non è protetto da un ovario, ma è solo appoggiato a una foglia modificata. Se osserviamo ad esempio i pinoli, che sono i semi del pino, questi sono semplicemente appoggiati a una squama della pigna e non sono racchiusi all’interno del frutto come accade, ad esempio, ai noccioli delle ciliegie.

Pigna e pinoliLe conifere, devono il loro nome alla forma dei loro frutti, basti pensare alle pigne appunto. Le conifere sono tutte piante legnose (alberi o arbusti), le foglie sono quasi esclusivamente aghiformi, sono piante sempreverdi con l’unica eccezione del larice. I frutti sono, come detto, legnosi ed aventi forma conica o tondeggiante.

La famiglia delle conifere comprende gli abeti, i pini, i larici, i cedri, ecc.

http://www.incendiboschivi.org

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Mar 282013
 

piante-sole3Ogni giorno nel campo delle fonti energetiche alternative, qualche ricercatore compie un passo in avanti per migliorare e rendere più efficienti i metodi per produrre energia e riuscire a produrla a costi più contenuti e soprattutto in modo eco-sostenibile.

Arriva questa volta dai ricercatori del Georgia Institute of Technology e della Purdue University che,  congiuntamente, hanno brevettato un metodo per costruire cellule solari partendo da substrati di nanocristalli di cellulosa (CNC) ricavati dagli alberi o altre piante. Un ulteriore vantaggio deriva dal fatto che queste cellule organiche sono assolutamente biodegradabili e quindi riciclabili rispetto alle celle di plastica o altri derivati del petrolio.

Il principio di funzionamento è come quello che accade normalmente nelle piante. Lo strato di origine vegetale, come una foglia, filtra la luce facendola assorbire dallo strato sottostante. Nel caso della cella solare il substrato è un semiconduttore organico.

Questa nuova tecnologia consente al momento un’efficienza di conversione della luce solare di appena il 2,7%, contro il 10-20% delle celle attualmente in uso, ma i ricercatori sono fiduciosi poiché questa è la resa più alta mai ottenuta con materiali rinnovabili di origine naturale. L’obiettivo è raggiungere o superare un’efficienza pari a quella degli altri materiali non naturali.

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