Mar 012023
 

Sostenibilità, risparmio energetico, rispetto dell’ambiente sono oramai un mantra che sentiamo spesso ripetere in ogni luogo e in ogni occasione.
L’aver riscontrato che le risorse e le capacità rigenerative del nostro pianeta non sono infinite, ha messo in moto il processo di cambiamento che vediamo concretizzarsi continuamente in molti aspetti della nostra vita, dal modo in cui si produce l’energia, al modo in cui la si utilizza, dalla mobilità alla riciclabilità di ciò che realizziamo e usiamo.

A questo argomento…..(se vuoi continuare ad approfondire, clicca sull’immagine qui sotto per leggere il resto dell’articolo)


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Gen 092021
 

Sembra quasi un’utopia, ma presto, forse quest’anno stesso, sorgerà in Norvegia, l’hotel Svart con vista sui ghiacciai dell’Artico. Frutto dell’ingegno degli architetti Snøhetta, questa struttura nasce con l’idea di prolungare la costa dell’Holandsfjord, quasi una piattaforma galleggiante che sporge de estende la superficie terrestre all’interno dei ghiacciai perenni del Circolo Polare Artico.

Questo hotel, fornirà al suo interno tutti i comfort necessari tipici degli hotel di alta categoria, ma porterà con sé i frutti di studi ed analisi condotte dal team di architetti al fine di creare il primo albergo del Circolo Polare Artico ad energia positiva. In pratica gli architetti hanno studiato il modo di convogliare quanta più energia possibile sfruttando il sole della zona in modo che l’hotel, non solo risulti essere autosufficiente, ma in periodo relativamente breve di circa sessant’anni, riuscire a produrre più energia di quanta necessaria per costruirlo azzerando, quindi, il suo impatto sull’ambiente con un’impronta di carbonio molto ridotta.

Gli stessi pannelli fotovoltaici che ricoprono il tetto della struttura, sono stati realizzati con prodotti totalmente riciclabili ottenuti con energia idroelettrica pulita, e le stesse camere d’albergo e i ristoranti sono stati pensati in modo tale che l’energia del sole sia sempre presente al loro interno. Il sistema ad intreccio della struttura proteggerà durante il periodo estivo dall’irraggiamento solare gli spazi interni, mentre consentirà la massima penetrazione della luce e del calore durante il periodo invernale.

Tutto questo è da mettere in relazione al luogo nel quale sorge la struttura, ossia il Circolo Polare Artico dov’è offerto uno skyline assolutamente unico sul ghiacciaio di Svartisen. Le facciate sono state realizzate con materiali in grado di resistere ai climi estremi, creando addirittura delle terrazze con una struttura a nido d’ape capaci di proteggere la struttura e la privacy dei visitatori.

Quando completato, questo spettacolare anello, alzerà l’asticella dell’intrattenimento alberghiero, creando nuove suggestioni e attirando a se turisti e curiosi di ogni parte del mondo attirati dall’idea di passare una vacanza diversa in un luogo normalmente inaccessibile, ma con la consapevolezza di partecipare ad un progetto per il bene del Pianeta creando le basi per un nuovo concetto di architettura di svago che possa essere non soltanto svago, ma anche utile.

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Dic 142019
 

Mentre fervono i lavori di costruzione di tutte le magnifiche opere che arricchiranno l’Expo 2020 di Dubai, in altre zone della città prosegue la realizzazione di nuovi megaprogetti che renderanno la capitale dell’emirato ancora più abbagliante, lucente, eccentrica, di quanto non lo sia già oggi.Una nuova impressionante opera affidata dalla holding dell’emiro al pluripremiato studio internazionale di architettura SOM, Skidmore, Owings e Merrill, vedrà come suo fulcro iconico un nuovo super grattacielo alto 550 metri di cui già si conosce il nome, Burj Jumeirah. Farà parte di una vasta area, il distretto di Jumeirah, una delle più rinomate zone residenziali della costiera di Dubai. Si tratta di un’area che avrà un uso prevalentemente pedonale misto con alberghi di lusso, appartamenti, centri commerciali, ristoranti e negozi di fama internazionale e immensi parchi verdi. Fiore all’occhiello di questo nuovo quartiere sarà l’uso di soluzioni sostenibili d’avanguardia nella costruzione, alta tecnologia e una incredibile infrastruttura intelligente che renderà tutto connesso e accessibile.

Il progetto nasce dallo sviluppo planimetrico di, pensate un po’, l’impronta digitale di sua maestà Mohammed bin Rashid al Maktum governatore degli Emirati Arabi Uniti e reggente di Dubai. Ad inizio 2019 sono iniziati i lavori di costruzione di questo incredibile grattacielo ispirato alle dell’increspature naturali delle dune di sabbia del deserto. Un gigante di acciaio e cemento le cui facciate saranno ricoperte di display digitali che renderanno la sua intera superficie capace di proiettare immagini e suggestioni durante tutte le festività o in momenti di particolare importanza pubblica nel paese.

Con la sua incredibile altezza, 550 metri il Burj Jumeirah, diventerà un altro elemento chiave dello skyline di Dubai, dotato di diversi punti di osservazione capaci di offrire una visione completa a 360° sull’intera città. I suoi ascensori saranno dotati di display digitali che renderanno un’esperienza emozionale la risalita verso la vetta e uno sky restaurant a 450 metri garantirà un’immersione totale e un colpo d’occhio privilegiato sull’intera città L’involucro della torre avrà una forma aerodinamica ispirata, come detto, al movimento delle dune di sabbia desertiche, ma ottimizzata per resistere alle sollecitazioni laterali del vento e con un vuoto centrale quasi a simboleggiare due ali che si sfiorano, all’interno del quale sarà possibile posizionare i terrazzamenti per le vedute panoramiche sulla città.

L’intero complesso poggerà su un enorme piazza il cui disegno è proprio ispirato alla riproduzione dell’impronta digitale dello sceicco con fontane d’acqua e attrazioni di diverso tipo. Il termine per la realizzazione di questa grandiosa opera è previsto per il 2023.

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Feb 132019
 

Infinite soluzioni in campo architettonico proposte per rendere le case del futuro non solo meno energivore, ma soprattutto più smart e piacevoli da vivere. Alla prima edizione del Klimahouse Startup Award, moltissime startup, hanno proposto idee e progetti per la casa smart del futuro, vediamone qualcuna.

LA MATTONELLA ELETTRICA DI VERANU

Le soluzioni ideate sono moltissime e tutte di grande livello ad iniziare dalla piastrella che produce energia prodotta dalla società chiamata Veranu, una pavimentazione che utilizzando l’effetto piezoelettrico, riesce rogare 2 watt di potenza per ogni passo compiuto da una persona. Bastano in pratica 20 passi per accendere un lampione a luci LED.

La mattonella smart di Veranu

IL SISTEMA INTEGRATO DI GREENOVATION

La società Greenovation ha sviluppato tutto un sistema per consentire di abbattere i consumi degli energetici degli edifici creando una piattaforma in cui l’utente deve solo inserire i dati base sull’immobile e il sistema genera un progetto di qualificazione energetica completo e personalizzato inoltre è possibile anche ottenere una lista degli impiantisti o dei tecnici in grado di effettuare i lavori nella zona di riferimento. Il sistema è anche in grado di inviare messaggi di allarme nel caso di malfunzionamento o di situazioni anomale.

Il sistema Greenovation

LYT SONIC LA LAMPADA ANTIFURTO

Authometion, invece, ha creato una lampadina a LED a bassissimo consumo energetico chiamata Lyt Sonic che non ha solo lo scopo di illuminazione ma attraverso l’analisi delle onde subsoniche, riesce a rilevare le intrusioni all’interno gli ambienti domestici. In pratica questa lampadina integra un sistema di allarme connesso a Internet che notifica immediatamente al proprietario o ai servizi di sicurezza, l’allarme per l’infrazione.

La lampada smart Lyt Sonic

LA CASA MODULARE DI MODOM

Modom ha, invece, realizzato un sistema costruttivo multistrato, paragonabile a una sorta di mattoncini componibili facili e veloci da montare. Si tratta di pannelli che vengono assemblati secondo uno schema e che consente di ottenere il massimo isolamento, integrando tutti gli impianti.

I pannelli vengono montati tramite incastri ho giunzioni ed è possibile aggiungerne o rimuoverne alcuni in modo semplice anche dopo aver completato la costruzione.

La casa modulare di Modom

UN ISOLANTE DAGLI SCARTI DELLA LANA

Anche l’isolamento termoacustico ha il suo momento di gloria attraverso il progetto della società Brebey. Si tratta di un procedimento che consente di utilizzare gli scarti di lavorazione della lana per realizzare pannelli termo acustici per gli edifici residenziali e gli uffici. Si tratta di un procedimento che ottiene, dalla lavorazione della lana, un tessuto-non-tessuto elastico, compatto con prestazioni decisamente superiore rispetto ai tradizionali isolanti a base di fibre di lana. Sul mercato è già disponibile un pannello chiamato Tecnolana 4075.

Il pannello termoisolante Tecnolana 4075

UN VETROMATTONE ENERGETICO

Il classico vetromattone, utilizzato dove non è possibile aprire finestre per consentire il passaggio della luce diventa anch’esso smart. SBskin progetta vetromattoni che integrano celle solari terza generazione da istallare all’esterno sulle facciate o sulle copertura, così da produrre energia oltre che a ricevere la luce del sole. E’ possibile anche decorare i mattoni creando effetti accattivanti.

I vetromattoni fotovoltaici di SBSkin

UN GIARDINO PENSILE PER TUTTI

Ognuno potrà avere il proprio spazio verde, anche lì dove non è possibile. Green4All progetta il primo giardino pensile, una sorta di balcone serra che può essere applicato sugli edifici esistenti per dotarli di spazi verdi.

Ma non basta; un sistema di celle fotovoltaiche produce energia mentre un altro raccoglie l’acqua piovana per il sistema idroponico il tutto con un aspetto raffinato e moderno.

Il giardino pensile di Gree4All

PORTE ANSTISISMICHE

Si chiama Quick Saver la soluzione di porta innovativa contro i sismi prodotto dall’italiana Lf System Italia. Una barra d’acciaio e un serie di cuscinetti riescono ad assorbire e dissipare l’energia di un sisma evitando che la deformazione impedisca alle porte di aprirsi. In questo modo restano libere le vie di fuga in caso di necessità.

La porta antisismica Quake Saver

LA REALTA’ VIRTUALE IMMOBILIARE

Anche il campo della vendita o dell’affitto di soluzioni immobiliari diventa smart. La startup inVRision realizza stanze virtuali che simulano i contesti reali dove il cliente può toccare con mano il progetto o l’appartamento da acquistare. Per la prima volta egli vive un’esperienza immersiva all’interno dello spazio a lui congeniale potendone simulare sia la conformazione che l’arredamento desiderato. E’ già stato creato il prototipo di ResiZone, un motore VR per l’arredamento e gli agenti immobiliari.

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Mag 152018
 

Ancora un esempio di architettura dinamica, un’architettura che cambia continuamente rendendo l’oggetto architettonico sempre diverso e capace di adattarsi a differenti momenti. Sto parlando del Fosun Foundation che sorge a Shanghai in Cina ed è opera dello studio londinese di Foster and Partners e nasce dalla collaborazione con lo studio design di Thomas Heatherwick.

La particolarità di questa magnifica opera contemporanea, è la sua facciata, progettata come una grande tenda che circonda l’intero edificio. E’ composta da 3 strati sovrapposti composti da grossi tubi di bronzo che hanno la forma di canne di bambù. Queste tre membrane, asimmetriche e di lunghezza variabile, muovendosi, fanno assumere all’edificio aspetti sempre diversi e addirittura in una delle possibili configurazioni, aprono l’intero edificio mostrando gli spazi interni, le grandi vetrate e la sala principale. Anche la grande balconata del primo piano è in bronzo e nonostante siano stati utilizzati materiali e forme massicce nel loro insieme queste  conferiscono all’edificio leggerezza e ariosità.

Il Fosun Foundation sorge al termine del quartiere finanziario di Shanghai, il Bund Finance Center, progettato dall’Est China Architectural Design & Research Institute ed è posto tra il lungomare The Bund e la città antica. Quest’area si estende per circa 420.000 metri quadrati ed è composta da 8 differenti uffici poli-funzionali, con altezze diverse. Gli edifici bassi sono disegnati in modo che le pesanti e massicce basi granitiche, si assottigliano salendo verso l’alto dando così l’impressione di forte radicamento al suolo, ma al tempo stesso grande leggerezza. Ciò che lega il Fosun Foundation con gli altri edifici del complesso, sono i materiali utilizzati. Vetro, acciaio, granito e soprattutto bronzo con il suo particolarissimo colore creano un collante, un elemento di unione tra le differenti anime del progetto. Il Fosun Foundation ne è la conclusione e in qualche modo il completamento. La sua differenza formale e materica lo staccano dal resto quasi fosse un corpo estraneo che volesse in qualche modo sganciarsi, scardinare il blocco rigido del quartiere, ma ne resta imprigionato per i colori e gli elementi compositivi.

Prospetti senza e con facciata mobile

L’edificio consta di 4 piani fuori terra e di altri 4 sotterranei dove sono disposte sale culturali, auditorium, spazi attrezzati e sistemi di collegamento con gli altri edifici. La superficie complessiva è di circa 4.000 metri quadrati; il piano di ingresso è costituito da una grande hall che si fonde con un patio esterno attraverso un pavimento continuo in pietra. Al secondo piano si trova la grande sala multifunzionale con la balconata. Spazi all’aperto come nella tradizione cinese, consentono rappresentazioni tradizionali e la facciata mobile, cuore e icona di questo edificio accolgono lo spettatore e lo fanno partecipare alla mutevolezza di questo spazio. Proprio le balconate esterne consentono al pubblico all’interno di interagire con questa quinta mobile che in particolari assetti può rivelare completamente la grande hall e la balconata superiore. L’ultimo livello è caratterizzato da una grande sala espositiva.

Il sistema mobile di ancoraggio della facciata

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Apr 182016
 

CASA OFF-GRID05

Anche l’architettura e gli architetti sono impegnati nella ricerca di soluzioni smart e soprattutto eco-compatibili. Il mercato vuole case in classe A e l’uso di materiali non inquinanti e riciclabili. Deve poi essere demotica e autosufficiente, cioè in grado di prodursi l’energia necessaria attraverso sistemi che sfruttano le fonti alternative non inquinanti.

E’ dello studio S.O.M., Skidmore, Owings & Merrill, l’ultimo progetto in ordine di tempo sulla sostenibilità e l’alta efficienza energetica. Realizzato a Oak Ridge in Tennessee (U.S.A.), i progettisti hanno costruito il più grande oggetto mai realizzato con una stampante 3D.

CASA OFF-GRID01

Il progetto prende il nome di AMIE 1.0 ed ha la conformazione di una grande roulotte facilmente trasportabile. Le pareti con cui è realizzata, assolvono molteplici funzioni; da quella strutturale a quella di isolamento termico capace di proteggere la casa anche dall’umidità. L’intera struttura è realizzata con materiali facilmente assemblabili senza necessità di manodopera e senza sprechi.

CASA OFF-GRID02

Presenta una superficie per l’80% opaca e per il restante 20% trasparente, studiata per ottimizzare l’irraggiamento solare invernale, l’ingresso naturale della luce e per evitare il surriscaldamento estivo.

La superficie di poco meno di 45 metri quadrati con un’altezza di 3,7 metri consente comodamente lo svolgimento delle attività al suo interno e l’organizzazione di più spazi funzionali.

CASA OFF-GRID03

Sulla copertura sono integrati pannelli fotovoltaici capaci di produrre energia sia per la costruzione che per l’automobile progettata per il suo spostamento. L’auto, inoltre, produce energia dalle frenate contribuendo tramite accumulatori a fornire energia durante la parte della giornata non irraggiata dal sole.

CASA OFF-GRID04

Questa casa off-grid, nasce dalla collaborazione dello studio S.O.M. con l’Università del Tennessee e mira a diventare un progetto pilota di abitazione sostenibile.

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https://www.youtube.com/watch?v=o3o-h8tsp2w

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Apr 172014
 
Alunni Articolo scritto da: ALESSANDRO MARCELLINO e ANTONIO TARTAGLIA
Classe: 2D – Anno: 2013-14

Prefazione a cura del prof. Betto

Sono orgoglioso di presentarvi il primo prodotto realizzato dagli studenti della classe Seconda D all’interno del PROGETTO INFORMATICA. Il progetto li vede impegnati nella realizzazione di monografie di strutture contemporanee utilizzando esclusivamente strumenti e fonti digitali. Alessandro e Antonio, i primi ad aver completato il loro lavoro si sono cimentati nella descrizione di un’opera architettonica di indubbia bellezza, oltre a rappresentare un miracolo di ingegneria strutturale. Si tratta del Capital Gate di Abu Dhabi uno degli edifici più straordinari che mente umana abbia mai concepito. Gli Emirati oramai ci hanno abituato a stupirci con architetture incredibili, frutto della fantasia dei più grandi architetti, ma si pensa subito alla città degli eccessi, Dubai. Questa volta no; questo prodigio architettonico sorge nella vicina Abu Dhabi, la città più ricca al mondo. L’edificio, è unico e non ha paragoni ne precedenti nella storia dell’architettura e il tema è stato affrontato con passione e grande perizia dai miei alunni. Alessandro e Antonio hanno svolto, con precisione e seguendo con cura le indicazioni del docente, il loro compito raggiungendo da subito un grande livello descrittivo. Non voglio neppure commentarlo, ma lascio a voi il piacere di leggerlo e di darne, infine, un giudizio attento. Buona lettura.


Capital gate plan

Area geograficaMedio Oriente

StatoEmirati Arabi Uniti

CittàAbu Dhabi

Tipologia: grattacielo

Caratteristiche: edificio più inclinato al mondo – rivestimento in vetro – piscina a sbalzo a 200 m di altezza


CAPITAL GATE (Abu Dhabi – Emirati Arabi Uniti)

22 - Capital Gate

05 - Capital Gate

Sezione

I lavori sono iniziati nel 2007 e sono terminati nel 2010. Ha un’inclinazione di 18 gradi, quasi quattro volte superiore a quello della Torre di Pisa, ed è stato nominato dal Guinness World Record “l’edificio più pendente al mondo”. Progettato dallo studio RMJM è di proprietà dell’ADNEC (Abu Dhabi National Exhibitions Company). La torre è alta 160 metri e ha in tutto 35 piani destinati ad accogliere uffici e un hotel a cinque stelle, lo Hyatt Capital Gate, con ristoranti, meeting rooms, reception, tea lounge, spa, centro fitness, piscina e terrazza esterna per un totale di 53.100 mq.

Schema degli edifici più pendenti

Schema degli edifici più pendenti

I solai del Capital Gate sono sovrapposti verticalmente fino al 12° piano; fino alla cima vi è poi un graduale sfalsamento, da 30 a 140 cm, che da luogo all’impressionante inclinazione della Torre. L’edificio possiede anche altre caratteristiche tecnico-costruttive innovative, tra cui il primo utilizzo noto al mondo di un ‘nucleo pre-incurvato’, che contiene più di 15.000 mc di cemento armato rinforzato con 10.000 tonnellate di acciaio. Il nucleo, deliberatamente costruito un po’ fuori centro nella direzione opposta a quella dell’edificio, è stato raddrizzato con l’aumentare dell’altezza della costruzione e posizionato in verticale con il variare del centro di gravità e con l’aumento di peso dei piani aggiunti.

02 - Capital Gate

Dispositivo di ombreggiamento “splash”

07 - Capital Gate

Planimetria

25 - Capital Gate

Particolare delle vetrate esterne

Per la costruzione sono stati utilizzati:

  • circa 8.500 elementi strutturali in acciaio (travi, colonne, lastre, etc.);
  • più di 12.500 diverse lastre di vetro che formano in facciata più di 720 differenti pannelli a forma di diamante; ogni ‘diamante’ ha un peso di circa 5 tonnellate e contiene 18 pannelli di vetro;
  • in totale 21.000 mq di vetro in facciata;
  • 13.200 tonnellate di acciaio strutturale.

06 - Capital GateLa facciata è a doppio vetro per ottenere una maggiore efficienza energetica. L’aria di scarico è pre-raffreddata tra la facciata interna ed esterna in modo da ridurre il consumo energetico dell’edificio riciclando l’aria usata. Il vetro utilizzato sulla facciata della torre è a bassa emissività. È stato progettato per mantenere l’interno dell’edificio fresco ed eliminare i riflessi, pur mantenendo la trasparenza della facciata. L’acciaio inossidabile ‘splash’ è un dispositivo di ombreggiamento che elimina più del 30% del calore del sole prima che raggiunga l’edificio, comportando un risparmio sulla necessità di raffreddamento all’interno dell’edificio.


RMJM
RMJM (Robert Matthew Johnson Marshall) è uno studio di architettura internazionale che offre architettura, progettazione e design a livello mondiale. Fondato in Scozia nel 1956 dagli architetti Robert Matthew e Stirrat Johnson-Marshall ebbe i suoi primi uffici a Edimburgo e Londra. Nei primi anni, RMJM progettava in uno stile moderno e funzionale, con Matthews e Johnson-Marshall come forti sostenitori nel Regno Unito.

Johnson-Marshall
Johnson MarshallPercy Edwin Alan Johnson-Marshall CMG (20 gennaio 1915 – 14 luglio 1993) è stato un urbanista britannico, pianificatore regionale e accademico. Nato in India, studiò presso l’Università di Liverpool, e lavorò inizialmente con le autorità locali nel sud dell’Inghilterra. Nel 1956 fondò insieme ad Robert Matthew la RMJM. Nel 1959 prese un posto come docente presso l’Università di Edimburgo e fu nominato Professore di Progettazione Urbana e Pianificazione Territoriale nel 1964. Nel 1962 fondò la società di consulenza di pianificazione Percy Johnson- Marshall & Associates, che fu incaricato di realizzare il masterplan della University of Comprehensive Development Area di Edimburgo.

Robert Matthew
Robert MatthewE’ nato e cresciuto a Edimburgo, e ha frequentato l’Edinburgh College of Art. Robert è stato apprendista presso la ditta di suo padre anch’esso architetto. Poi, nel 1936, entrò a far parte del Dipartimento di Salute (Scozia), dove nel 1945 riuscì a diventare il Chief Architect and Planning Officer. Nel 1946, Matthew si trasferì a Londra, divenendo Chief Architect and Planning Officer del County Council di Londra, dal 1946 al 1953, lavorando sulla ricostruzione post-bellica della Greater London. Nel 1956 fondò insieme a Johnson-Marshall l’RMJM.
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Feb 132014
 
Alunni Articolo scritto: VALENTINA DI GRAZIA, VIRGINIA PODESTA’, NAUSICA ANTONELLI, GABRIELE BUDA, MARCO DELLA MONICA
Classe: 3E – Anno: 2007-08

Prefazione a cura del prof. Betto

Ancora architettura e ancora un lavoro realizzato dagli studenti della Dante Alighieri. Anche questo edificio rientra in un progetto più grande che ha consentito agli studenti di cimentarsi con la realizzazione di elaborati, anche complessi, e con la manualità del costruire all’interno del laboratorio tecnologico. Questa volta si parla dell’icona della città di New York, il suo maestoso grattacielo noto come Empire State Building, meta annuale di milioni di turisti. Un racconto dettagliato, curioso e divertente su un simbolo dell’architettura contemporanea. Buona lettura a tutti.

Empire01

informazioni generali anno
Preceduto da CHRISLER BUILDING
Superato da WORLD TRADE CENTER 1972
Stato Completato
Costruito 1929-31
Inaugurazione 1 maggio 1931
misure
Antenna/guglia 449 metri
Tetto 381 metri
Peso 275.000 tonnellate 
Numero piani 102 (86 disponibili) 
Area calpestabile 254.000 mq 
Ascensori 73 
Finestre 6.500
dati progettuali
Architetto SHREVE, LAMB AND HARMON
Costruttore STARRETT BROTHERS AND EKEN


EMPIRE STATE BUILDING

Gli oltre 5000 metri cubi di pietra calcarea insieme alle travi di acciaio e i 10 milioni di mattoni utilizzati conferiscono all’Empire State Building il peso di circa 332.000 tonnellate! In questo gigante di 102 piani, ci sono 73 ascensori, 1860 scalini e 6500 finestre e al suo interno vi lavorano oltre 15.000 persone.

Rimase il grattacielo più alto al mondo dall’anno della sua costruzione (1931) fino al 1972, anno in cui vennero inaugurate le torri gemelle. Dopo l’attentato dell’11 settembre è rimasto il secondo edificio più alto degli Stati Uniti d’America.

Quando iniziarono i lavori di costruzione, nel 1929, l’Empire era straordinariamente avanzato. Era il primo edificio a non avere una cisterna d’acqua sul tetto, ma si serviva di pompe sistemate, ogni 20 piani. Gli operai – in certi giorni in cantiere c’erano più di tremila persone – potevano contare su misure di sicurezza all’avanguardia per l’epoca e nei 13 mesi che furono necessari per costruirlo, si contarono ‘solo’ 12 incidenti mortali.

Empire02

TRA STORIA E IMMAGINARIO

Nel periodo immediatamente successivo alla sua costruzione, in piena grande depressione, gli uffici erano quasi interamente vuoti e la sera le luci venivano accese appositamente per evitare che ciò si capisse: questa situazione iniziale valse al grattacielo il nomignolo di Empty State Building.

King Kong

Empire06L’Empire State Building è una delle mete obbligate per chi si reca a New York: ormai non è più il grattacielo più alto del mondo, ma rimane uno dei simboli della Grande Mela, ed è entrato anche nell’immaginario cinematografico. King Kong racconta di un gorilla gigante strappato all’isola fantastica dove viveva; trasformato in fenomeno da baraccone per la gioia dei newyorkesi, il potente gorilla riesce a scappare dalla gabbia e scalato l’Empire come fosse una montagna viene assassinato da un attacco aereo. Nel celebre film di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack non mancano i riferimenti al mito della bella e la bestia. Infatti Kong si innamora della bella Ann Darrow e sacrifica la sua vita pur di salvarla. Il film portò molta notorietà all’attrice che interpretò il ruolo, Fay Wray, e quando l‘attrice è scomparsa nel 2004, le luci che perennemente illuminano l’Empire sono state spente in suo onore.

Una storia di “luci”

Empire04Poco sotto la sua cima esiste un osservatorio che offre una notevole vista sulla città sottostante e che è un’importante meta turistica. La cima stessa è generalmente illuminata con colori che corrispondono alle varie ricorrenze (ad esempio, dopo gli attentati del settembre 2001 le luci sono rimaste a lungo dei colori della bandiera americana).

L’Empire State Building, il grattacielo simbolo di New York, è stato illuminato giorno 07/04/2004 completamente di rosso, per celebrare i 50 anni della presenza della Ferrari negli Stati Uniti. Un tributo al cavallino rampante, con una mostra di Ferrari d’epoca al Rockefeller Center, e un galà al Javits Center per raccogliere fondi per la East Side House del Bronx, un’istituzione che aiuta bambini in difficoltà.

Il DVD del film dei Simpson ha superato niente meno che Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Il merito, oltre all’impagabile simpatia di Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie, va senza dubbio ricercato nell’imponente campagna pubblicitaria fatta dalla Fox, che non si è limitata a un classico annuncio sulla stampa specializzata e, in stile perfettamente americano, ha preferito “colorare” il mitico Empire State Building di giallo in onore della famiglia Simpson.

Nel 1995 e nel 1998, rispettivamente per gli 80 anni e per la morte di Frank Sinatra, tutte le luci del grattacielo assunsero il colore blu, in omaggio al colore degli occhi del leggendario cantante italo-americano.

Accendere le luci del grattacielo è ormai da vari anni un’usanza. Per il Columbus Day, ad esempio, l’Empire State Building viene illuminato coi colori del tricolore italiano.

L’incidente aereo

Nel 1945 l’Empire State Building fu coinvolto in un incidente aereo, quando un bombardiere B-25 Mitchell si schiantò accidentalmente sul suo lato nord, fra il settantanovesimo e l’ottantesimo piano, uccidendo 14 persone. La struttura non subì nessun danno di rilievo.

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L’antenna

Negli anni ’50 sulla sua cima fu aggiunta l’antenna per le trasmissioni televisive, alta oltre 50 metri. L’Empire State Building è un perfetto punto di trasmissione per le stazioni radiotelevisive di New York, tanto che diversi dei suoi ultimi piani sono occupati da studi televisivi.

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Il record di scalini

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A proposito di scalini: il Guinnes dei Primati riporta il miglior tempo impiegato per “scalare” l’Empire: 10 minuti e 47 secondi e annualmente un gruppo di atleti ripete questa impresa nella speranza di battere questo record. E’ vivamente consigliato salire almeno all’osservatorio dell’86° piano, utilizzando i velocissimi ascensori (impiegano meno di un minuto), oppure per i più audaci percorrendo i 1860 gradini per raggiungere il centoduesimo piano. Se la giornata è limpida, è anche spettacolare salire all’ultimo piano per godersi il panorama di sera, lasciandosi incantare dalla vista delle luci di New York. L’osservatorio, infatti, è aperto tutti i giorni dalle 9.30 del mattino a mezzanotte (l’ultima salita è alle 23.15). L’ingresso agli ascensori è 350 5th Ave alla W. 34th St.

Chico Scimone run-up

Empire09Quante volte vi è capitato di fare qualche rampa di scale di corsa perchè avevate fretta? Ecco, dovete sapere che qualcuno ha trasformato tutto questo in una competizione. Chi? Gli americani, Ogni anno si corre l’Empire State Building Run-Up. Al via si inizia a correre salendo i 1576 per raggiungere l’86° piano e diventare così il numero uno. Per dovere di cronaca vi informiamo che la vittoria per quanto riguarda gli uomini è andata al 22enne tedesco Thomas Dold che ha chiuso in 10 minuti e 25 secondi. Tra le donne ha trionfato l’australiana Suzy Walsham in 13 minuti e 12 secondi. Non c’era, chiaramente, il grande Chico Scimone l’italiano scomparso il 9 aprile del 2005 all’età di 93 anni. Chico partecipò a questa corsa ben 15 volte, l’ultima qualche mese prima di morire. Ancora qualcuno gareggia indossando una maglietta con la scritta “Chico Runs” in memoria dell’arzillo vecchietto che portava il sorriso sul viso di tutti.

L’uomo ragno

Empire10Il francese Alain Robert ha scalato a mani nude l’Empire State Building. Come già successo altre volte, una volta sceso a terra, è stato fermato dalla polizia. Dopo qualche controllo Robert è stato rilasciato con una bella multa per turbativa dell’ordine pubblico.

Il quarantacinquenne francese ha iniziato la sua carriera off-limits (e fuori anche dalle leggi) nel 1982. Prima di allora era un famoso freeclimber, ma un incidente lo ha reso invalido al 66%. I medici, dopo avergli salvato la vita, si erano detti certi che non sarebbe più stato in grado di scalare pareti di roccia: in un certo senso, lui ha cercato di non smentirli.

LA SUA STORIA

L’edificio dell’Empire State Building sorge dove un tempo c’era la prima sede del Walford Astoria Hotel. Nel 1929 il Walford spostò la sua sede in quella attuale e al suo posto venne dificato l’Empire.

Gli scavi delle fondamenta di questo prestigioso edificio iniziarono poche settimane prima del terribile crollo della borsa dell’ottobre 1929 e i lavori furono ultimati nel 1931, non molti mesi dopo l’inaugurazione del Chrysler, a cui rubò il primato di edificio più alto del mondo, superandolo di circa 60 metri.

Per innalzare l’Empire State Building occorsero 14 mesi di lavori serrati, durante i quali fu battuto il record di costruzione di quattro piani alla settimana e, cosa mai successa prima di allora, le spese furono inferiori a quelle previste durante la progettazione.

L’inaugurazione avvenne il 1° maggio del 1931 anche se meno della metà degli spazi erano già stati affittati, cosa che gli valse il nomignolo di Empty (vuoto) State Building. Ma il vero successo dell’edificio che si affaccia sulla Fifth Avenue furono le terrazze panoramiche aperte al pubblico. Per la prima volta infatti si pensò di dotare un edificio di quell’altezza di un osservatorio panoramico aperto ai turisti. Alle terrazze, come ai piani superiori, ci si accedeva con gli ascensori in grado di arrivare all’86° piano in meno di un minuto.

Empire11In un secondo momento si pensò di dotare l’edificio di un pennone di attracco per dirigibili, ma l’operazione risultò essere più ardua del previsto e così questo divenne una torre per la ricezione di programmi radiotelevisivi. Il pennone alto 46 metri ancora oggi trasmette i programmi di diverse reti tv e radio in altri 4 stati oltre New York.

Nel 1933 l’Empire fece la sua apparizione nel cinema, diventando celebre la sua scalata da parte di King Kong, che da lassù cercava di catturare gli aerei che lo attaccavano. Infatti, negli ascensori che portano all’80° piano è possibile incontrare King Kong che vi tiene compagnia lungo il percorso verso l’alto.

Nel 1945 questo celebre edificio fu protagonista di un triste incidente in cui un caccia bombardiere, persosi nella nebbia della città, volando troppo basso andò a schiantarvici all’altezza del 78° piano. Era il 28 luglio del 1945 e il tenente William Franklin Smith su un Bombardiere B-25 voleva atterrare all’aereoporto di Newark, non avendo ottenuto immediatamente l’autorizzazione deviò verso l’aeroporto di La Guardia, e quindi la torre di Newark gli diede il permesso immediato. A questo punto il La Guardia lanciò il suo messaggio: “al momento non riusciamo a vedere la sommità dell’Empire State Building…” poco dopo, alle 9:49 il suo arereo si schiantò sul 79° piano dell’edificio. Smith morì nello schianto, insieme al copilota, e ad un giovane marinaio di 20 anni che era stato rimandato a casa per assistere i genitori che avevano appena perso un altro figlio nel Pacifico.

L’Empire oscillò di circa un metro, mentre l’aereo provocò un foro di 7 metri nella parete, il carburante fuoriuscito dai serbatoi provocò un incendio su due piani, il motore di sinistra attraversò l’edificio e uscì dalla parte opposta andando a distruggere un attico della 34th Street. Il motore di destra cadde nella tromba di uno degli ascensori, tranciandone i cavi, e facendolo precipitare per circa 300 metri, ma grazie ai freni di emergenza, l’addetta all’ascensore Betty Lou Oliver riuscì a sopravvivere nonostante le ferite riportate. Nell’incidente persero la vita altre dieci persone, e questo perchè non era un giorno lavorativo normale, altrimenti le vittime sarebbero state molte di più.

IL MITO

Ancora oggi il mito dell’Empire State Building sopravvive intatto, diventando con la sua altezza e la sua storia l’icona della città di New York. Sopravvissuto alla tragedia dell’11 settembre ha da quella data, suo malgrado, riconquistato il primato sottrattogli dal World Trade Center di edificio più alto. Oggi è nuovamente secondo dietro alla Freedom Tower, che ha sostituito le torri gemelle nella loro collocazione a Ground Zero. Ma se pensiamo a New York, la prima cosa che ci viene in mente è proprio lui, il gigante della V strada, la metà più ambita dal turista che si reca nella Grande Mela.

Articoli1

Dic 082013
 
Alunni Articolo scritto da: MARTINA ALICATA
Classe: 2D – Anno: 2012-13

Prefazione a cura del prof. BETTO

E’ la volta di Martina che ha sviluppato il tema a lei assegnato, all’interno di quello che abbiamo chiamato “PROGETTO INFORMATICO” approfondendolo e ricercando informazioni sulla rete. Ho trovato la sua ricerca molto ben narrata e sufficientemente approfondita e, sottolineando ancora una volta come questi ragazzi riescano a realizzare lavori pregevoli e molto ben curati, invito anche voi alla lettura. Si tratta di un grandioso progetto architettonico in via di realizzazione nella periferia di Shanghai, famosissima metropoli cinese. Un albergo a 5 stelle costruito su di una cava, un capolavoro di bio-architettura e creatività. Scopritelo anche voi insieme a Martina Alicata. Buona lettura.


INTERCONTINENTAL SHIMAO WONDERLAND

Wonderland_ScrollViaggio al centro della Terra a sette stelle. Nei piani dei suoi progettisti l’Intercontinental Shimao Wonderland sarà l’hotel sotterraneo più invidiato al mondo, abbarbicato a una parete dell’ex cava di Tianmashan, profonda oltre 100 metri. Un albergo verticale nell’oasi a 30 chilometri da Shanghai, pensato per chi non soffre di vertigini. Si svilupperà su 19 piani di cui solo tre a livello strada e tutti affacciati sul lago smeraldo incastonato sul fondo della gola. Un paradiso nel cuore della roccia. Tutto l’opposto dei grattacieli che fino a oggi hanno attratto i capitali del settore ricettivo internazionale.

18 - Wonderland ShimaoQuesto progetto è il vincitore di un concorso internazionale di design. Hotel a 7 stelle, ha una collocazione insolita all’interno di una cava di acqua di grandi dimensioni nel quartiere Songjiang vicino a Shanghai.

Questa zona di Songjiang è di particolare bellezza naturale e questo progetto prevede una struttura volta ad armonizzarsi con un ambiente di alta qualità vicino a Shanghai. I committenti hanno chiesto una soluzione unica al problema dell’ubicazione dell’hotel, in modo tale che solo 2 livelli fossero proiettati al di sopra della parete di roccia della cava di 90m di profondità.

WONDERLAND SHIMAO: vista del sito dall'alto

La particolare richiesta di collocare le aree comuni e le stanze sotto il livello dell’acqua e’ stato inserito nel progetto. É stata realizzata l’immagine di una verde collina a cascata lungo la parete di roccia, come una serie di terrazze a giardini pensili. L’atrio centrale, che collega la base cava con il livello del suolo, ha la forma di una ‘cascata’ in vetro trasparente. Le ali curve del corpo principale delle camere conterranno atri interni, la cui peculiarità sarà l’utilizzazione dell’esistente e robusta facciata rocciosa.

WONDERLAND SHIMAO: sezione

Il design scelto sfrutta il tema dell’acqua sia visivamente che nelle sue molteplici funzionalità. Il piano più basso della struttura conterrà un’area per lo sport ed il tempo libero ed un complesso termale con piscina. Un livello subacqueo ospiterà un ristorante e delle camere che si affacceranno su un acquario tematizzato.
Sopra il piano terra ci sarà la hall d’ingresso principale, spazi per conferenze per 1000 persone ed una serie di ristoranti con vista sulla cava, sul paesaggio circostante e sulle cascate.
Un centro per sport estremi, come arrampicata su roccia e bungee jumping, sarà costruito a sbalzo sopra la cava ed avrà accesso da ascensori posti al livello dell’acqua della struttura.

WONDERLAND SHIMAO: bozze progettuali planimetria

La sostenibilità ambientale è alla base del progetto, a partire dall’utilizzazione del tetto verde posto a livello del terreno per la realizzazione di strutture per l’estrazione dell’energia geotermica. Esso è inoltre destinato all’uso di pannelli solari fotovoltaici ed all’utilizzazione dell’energia solare termica prodotta all’interno dell’alto atrio a forma di cascata.
Il progetto è attualmente in fase di progettazione esecutiva e la costruzione delle infrastrutture è già stata avviata; il completamento è previsto entro il 2013. L’hotel sarà gestito dal gruppo Intercontinental Hotels e sarà uno dei loro alberghi di punta in cina.

WONDERLAND SHIMAO: planimetria

PROGETTISTI

La squadra vincente  comprende Paul Rice, Hu Yali, Zhang Jian e Ding Fang da Atkins Shanghai guidato da Martin Jochman. Si tratta di una multinazionale composta da 650 architetti che condividono la passione per l’eccellenza. A differenza di molte aziende di design, sono convinti che le soluzioni progettuali devono essere aderenti al momento, al luogo e alla cultura in cui si trovano. Non hanno un unico “stile” ma un’architettura e un design di ispirazione urbana che riflette la loro diversità.
Atkins è una delle aziende più grandi del mondo dell’architettura.
Ma l’architettura è solo una parte della sua storia. Con studi di design di tutto il mondo – in luoghi come Londra, Dubai, Shanghai e Bangalore – fa parte di una società di consulenza leader multidisciplinare che impiega 18.000 professionisti. Architetti e urbanisti lavorano senza problemi a fianco di ingegneri strutturali e civili, ambientalisti, audioprotesisti, idrologi e molti esperti di ambiente più costruiti. Con questa ampiezza e la profondità delle competenze all’interno della rete di multinazionali, sono in grado di realizzare soluzioni di design davvero sorprendenti.

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Nov 202013
 

Astronave01

In dirittura d’arrivo il nuovo Campus numero 2 della Apple. Il progetto dell’architetto Norman Foster, contattato da Steve Jobs prima della sua morte e presentato alla municipalità della città di Cupertino, ha ottenuto il benestare definitivo dalla commissione esaminatrice e dalla popolazione.

Si tratta di un immenso edificio circolare, che proprio per questa forma è stato soprannominato l’astronave. Un anello che copre ben 70 ettari di terreno, soprattutto adibito a zone verdi, giardini e parchi. L’edificio di forma circolare e appiattita, sarà collocato all’interno di questa grande area verde e sarà collegato ad altre strutture di supporto e ai parcheggi (in maggior parte interrati). All’interno il Campus potrà ospitare fino a 12.000 dipendenti e funzionerà in maniera quasi autonoma, perché progettato per funzionare con fonti di energia rinnovabili, essere ad impatto zero e presentare un alto profilo di eco-sostenibilità.

Il progetto ha ovviamente fatto molto discutere, sia gli addetti ai lavori che non. Pareri positivi e negativi, si sono levati da più parti, ma pian piano, eliminate alcune stravaganze, ha finito per essere accettato dalla collettività e dalla municipalità.

Molti esperti del campo dell’architettura lo hanno definito troppo faraonico, o poco innovativo, simbolo di una società che realizza la sua icona per poi spegnersi inesorabilmente come hanno fatto altre grandi multinazionali.

Al contrario altri hanno visto nel futuro edificio simbolo della casa della Mela mordicchiata, un esempio di incredibile capacità innovativa, di tecnologia e di cura nei dettagli paragonabile a quella che la Apple dedica ai suoi computer e dispositivi mobili.

Dal mio punto di vista trovo l’edificio molto interessante, eccessivo forse ma innovativo; mi richiama alla memoria il pentagono, con le sue forme assolute e regolari, l’altezza contenuta e le dimensioni dirompenti. Resta comunque un fatto, che nel bene e nel male anche quest’opera diventerà un’icona dell’architettura contemporanea.

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Dic 042012
 

Dubai sogno2

A distanza di qualche tempo riprendiamo il discorso su una delle capitali mondiali più controverse: DUBAI.

L’avevamo lasciata con la REALTA’, il realizzato, i progetti faraonici che si sono trasformati in icone dell’architettura contemporanea mondiale. Opere destinate a lasciare un segno e a divenire i nuovi modelli di riferimento nella progettazione. Opere che per la loro grandiosità hanno stupito, hanno superato i limiti fino ad ora consentiti, hanno acceso il dibattito, hanno trasformato Dubai nella mecca dell’architettura moderna.

I mesi a Dubai sono come gli anni; la velocità con la quale questa capitale cresce e prospera sono spaventosi. Pochi decenni fa non era altro che un villaggio nel deserto, ora svettano grattacieli, opere faraoniche, ponti e isole da sogno progettate e realizzate sfidando la natura e fissando nuovi standards di riferimento. Andare a Dubai significa ogni volta andare in una città nuova, in cui lo skyline si modifica di giorno in giorno, in cui la vita scorre frenetica. I più grandi architetti del mondo sono ormai di casa in questa modernissima città del medio oriente. Tutti la sfidano, ma nessuno la eguaglia; Dubai ormai è circondata da un’aurea di magia che le consente di mantenere il primato e di attirare turisti e curiosi in quantità.

Ancora una volta mi piace sottolineare che la si può amare o odiare, ma bisogna prima conoscerla e vederla per giudicarla, ma vi assicuro che le tante sfaccettature di cui si compone, l’affascinante bagliore delle sue costruzioni, i contrasti cromatici, i sapori e gli odori orientali, finiranno per conquistarvi. E proprio per celebrare queste virtù vi invito alla lettura di questo nuovo capitolo sulla capitale del Golfo Persico: signore e signori se siete pronti a volare benvenuti a…

Iniziamo il nostro viaggio con un video intitolato “Vibrant Dubai“, la Dubai vibrante, nel senso della vita pulsante che la contraddistingue; si tratta di un promo realizzato dal Dipartimento per il Turismo e il Commercio della capitale, un inno a Dubai e alle sue meraviglie, un video che spero vi possa fare sognare come lo ha fatto con me, descrivendo in pochi minuti l’accogliente e dorato mondo di questa infinita città. Buona visione e buona lettura…

Il realizzato, come abbiamo già visto, è eccezionale, ma quello che si sta progettando a Dubai ha dell’incredibile. L’asticella è stata spinta molto più in alto. Svincolata da riferimenti iconici del passato, priva di vincoli urbanistici e paesaggistici, senza un impianto di crescita rigido o legato ai limiti del territorio, questa città è diventata terra di conquista dell’architettura contemporanea. I più grandi studi e i migliori architetti si sfidano in una gara senza vincitori, una competizione che vede vincente solo lei, l’affascinante Dubai. Dal Waterfront alla spiaggia di Jumeira, passando per la sontuosa Sheikh Zayed Road (la strada che unisce tutti e sette gli emirati), è un susseguirsi di opere architettoniche e di ingegneria facilmente identificabili, progetti unici e irripetibili, nuovi monumenti del pensiero e delle capacità contemporanee. Ogni opera sorge con l’intento di diventare l’emblema della città, il simbolo di questa crescita e di questo sviluppo e finisce per integrarsi e amalgamarsi in un tutt’uno che lascia senza respiro. L’acqua è senza dubbio uno dei motivi che predomina nella progettazione, ma le dune del deserto, le linee aggraziate delle abra (imbarcazioni dei pescatori arabi), le onde dell’oceano, forniscono un’infinità di spunti ai progettisti di questo immenso harem architettonico.

Vediamo, quindi, come vorrà stupirci ancora una volta questa capitale dell’eccesso scoprendo i progetti che ne cambieranno la fisionomia negli anni a venire. Si tratta di una selezione di progetti particolarmente ambiziosi, effettuata dal sottoscritto, che non ha la pretesa di essere esaustiva ma semplicemente descrittiva di quanto si sta progettando a Dubai.

Quindi non mi resta che augurarvi, BUON VIAGGIO.

ARCH BRIDGE

Se qualcuno pensava che a Dubai i records venissero battuti solo in altezza o ampiezza, si sbagliava di grosso. Un concorso internazionale, bandito come al solito dall’emirato più avanzato al mondo, ha visto in gara molti studi di architettura internazionali e la vittoria del newyorkese Fxfowle International. Per realizzare cosa? Il futuro ponte ad arco più lungo e più alto del mondo. Il ponte sarà lungo 1,7 km e alto 205m, e la data di ultimazione è prevista per il 2012. Il ponte è chiaramente ispirato alle sinuose coste del mar Arabico e alle magnifiche dune del deserto che circonda Dubai. Il ponte, per ora noto come Arch Bridge, si chiamerà effettivamente Sheikh Rashid bin Saeed Crossing e potrà portare il peso di 2000 veicoli l’ora, sulle 12 corsie per senso di marcia. Il Dubai Arch Bridge è un ponte a mezza corsa, e sarà il più lungo mai realizzato con questa tecnologia: sino ad oggi il primato di lunghezza è detenuto dal Chaotianmen Bridge, a Chongquing (Cina), con una campata di 552 metri (per una lunghezza complessiva di 1742 metri), e dal Lupu Bridge, a Shangai (Cina), con una campata di 550 metri ed una lunghezza complessiva di 3900 metri.

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DUBAI AIRPORT


Ogni grande città ha un grande aeroporto famoso in tutto il mondo. New York ha il JFK, Los Angeles ha il LAX, Londra ha Heathrow; ma a Dubai hanno pensato ancora più in grande: il Dubai World Central International Airport sarà dieci volte più grande degli attuali International e Cargo Villane messi insieme. Per capirne la portata, basti pensare che sarà un aeroporto in grado di accogliere 120 milioni di passeggeri in un anno. Nel 2004, per fare un paragone, l’aeroporto con il maggior traffico passeggeri è stato quello di Atlanta negli Stati Uniti con 83,5 milioni di passeggeri.
Il progetto prevede un’aerostazione con 6 piste parallele tutte di 4,5 chilometri di lunghezza, ossia in grado di far atterrare e decollare il superjumbo A380 fiore all’occhiello della Ethiad e della Emirates. Ogni pista sarà distanziata dall’altra da uno spazio di circa 800 metri e sarà attrezzato con le più attuali tecnologie in campo aeronautico. La torre di controllo, per fare un esempio, sarà alta 92 metri, la più alta del medio oriente, ed avrà un design a “fiore”, idea progettuale che secondo i creatori dovrebbe diventare il simbolo aeronautico della regione.
L’aeroporto sarà dotato di tre terminal, di cui due di lusso (uno per le compagnie degli Emirati) e uno per le altre compagnie aeree ed uno ad alta funzionalità per i viaggi a basso costo e le compagnie charter. Ovviamente completeranno la faraonica opera, centri di ristorazione, grandi alberghi, centri commerciali e tutte le strutture di manutenzione e controllo in grado di effettuare i check-up su ogni tipo di velivolo compreso il già citato Airbus A380.
JXB sarà collegato all’attuale già premiato Dubai International Airport (DXB) attraverso una ferrovia veloce, e poi anche servito dalla Dubai Light Railway Network (Dubai Metro). Saranno resi disponibili circa 100.000 posti a parcheggio per automobili, e servizi di autonoleggio.

Il nuovo Terminal 3 sarà l’edificio più grande al mondo come superficie, con uno spazio di oltre 1.500.000 mq e si dice sarà  “l’opulenza costruita”. Avrà una capacità di 43 milioni di passeggeri con 82 tappeti mobili, 97 scale mobili, otto sky train, 82 moving, e 157 ascensori. La sua forma ricorda l’ala di un aereo ed è lunga 1 km. Ma a Dubai nulla è mai il massimo, ed ecco che sono iniziati i lavori per il Terminal 4 che dovrebbe portare l’aeroporto a servire tra i 70 e gli 80 milioni di passeggeri entro il 2013.

Al Maktoum International Airport (JXB)” questo il nome ufficiale, era noto precedentemente come “Jebel Ali International Airport” e “Dubai World Central International Airport”. Il nuovo nome è diventato ufficiale a partire da novembre 2007, in onore dell’ormai scomparso Sceicco Maktoum bin Rashid Al Maktoum, che era precedentemente a capo dell’Emirato.

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https://www.youtube.com/watch?v=JpeplAUak1o

DUBAI WATERFRONT

Il Dubai Waterfront è un’agglomerato di isole e canali artificiali in corso di costruzione a Dubai: è per portata la più grande costruzione architettonica di questo tipo al mondo e occuperà tutte le coste ancora libere sul Golfo persico controllate da Dubai.

Queste isole avranno una forma di arco, e racchiuderanno al loro interno Jebel Ali, una delle tre Palm Islands, a forma di palma e anch’esse costruite dalla Nakheel Properties. Il progetto include anche un grande porto commerciale ed un canale di 75 km, l’Arabian Canal, che partendo dalla costa entrerà fin dentro il deserto. In totale, comprende 440 km quadrati di costruzioni su acqua e terra, in un area grande sette volte l’isola di Manhattan a New York. Includerà una serie di aree residenziali, commerciali, e di svago. Il progetto sarà gestito dalla Dubai Waterfront Company ed aperto agli investimenti stranieri. La costruzione si trova in una posizione strategica vicino al Dubai World Central International Airport, con accesso diretto alla Sheikh Zayed Road e direttamente collegata alla vicina Abu Dhabi. 10 aree principali di prestigio che, una volta completate saranno dominate dall’Al Burj, una magnifica torre che dovrebbe svettare tra i 700 e 1000 metri di altezza diventando l’edificio più alto del mondo.

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DUBAILAND

Se la vostra passione sono, invece, i parchi di divertimento, Dubai ha in serbo un tale progetto da far impallidire tutti gli altri. Ma non si tratta di un semplice parco, ma ben 6 grandi parchi tematici integrati in un’unica struttura, 279 milioni di metri quadrati. Una superficie in grado di superare di ben due volte la superficie di tutti i DisneyLand e DisneyWorld del mondo. Si tratterà di una vera e propria città che vivrà di vita autonoma, crescerà e si svilupperà secondo le proprie esigenze.

Il progetto di Dubailand fu ufficializzato il 23 ottobre del 2003 e prevede la costruzione di 6 mega parchi a tema. Alcune strutture, come ad esempio l’autodromo, sono già in funzione e le altre sono in fase di costruzione.

L’immensa superfici, sarà occupata oltre che dai parchi, anche da tutte quelle infrastrutture che fanno da contorno a questo tipo di realizzazione: alberghi, ristoranti, centri commerciali. Una gigantesca città del divertimento che vivrà all’interno di Dubai; potrai essere a Dubailand e non accorgerti di essere nell’Emirato.

Il completamento di questa Megastruttura è previsto per una data compresa tra il 2015 e il 2018, ma i problemi economici di Dubai legati alla crisi mondiale, rendono questa data molto improbabile. Il progetto si pensa sarà in grado di attrarre una quantità enorme di visitatori, circa 200.000 al giorno.

I parchi a tema che saranno costruiti sono i seguenti:

Attractions & Experience World (13km2)

  • Theme parks
  • The Global Village
  • Kids City
  • Giants World
  • Water Parks

Retail and Entertainment World (4 km²)

  • Flea Market
  • World Trade Park
  • Auction World
  • Factory Outlets

Themed Leisure and Vacation World (29 km²)

  • Women’s World
  • Destination Dubai
  • Desert Kingdom
  • Andalusian Resort and Spa

Eco-Tourism World (75 km²)

  • Desert Safari
  • Sand Dune Hotel
  • Desert Camps
  • Dubai Heritage Vision

Sports and Outdoor World (19 km²)

  • Dubai Sports City
  • Emerat Sports World
  • Plantation Equestrian and Polo Club
  • Autodromo di Dubai (già costruito)
  • Dubai Golf City

Downtown (1.8 km²)

  • Mall of Arabia, il più grande centro commerciale del mondo
  • City Walk
  • The Great Dubai Wheel, il secondo osservatorio più grande al mondo dopo il Shanghai Kiss.
  • Virtual Game World
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MAHAMMED GARDENS

Sicuramente uno dei più ambiziosi, colossali, smisurati mega-progetti sviluppati per Dubai. La Dubai Properties ha rivelato, infatti, le incredibili immagini e il plastico di questo immenso progetto. Tra Al Khail e la Emirates Road, questo immenso parco includerà aree smisurate, attrezzate a verde e centri per l’intrattenimento. All’interno comprenderà abitazioni, laghi, corsi d’acqua, strutture dedicate al commercio, alla finanza e al turismo. Una superficie che, se paragonata, supera per estensione tutti i parchi di Londra e New York messi insieme. Un progetto ambizioso, ma anche estremamente verde, un progetto che doterà Dubai di quel polmone di cui adesso manca dato il torrido clima desertico.

Questo progetto faraonico comprenderà 4 gigantesche aree a verde così individuate:

The House of Humanity (la casa dell’umanità), un’area nella quale sarà centrale la civiltà umana in tutte le sue manifestazioni e dislocazioni geografiche. Qui troveranno sede le organizzazioni umanitarie e caritatevoli, come la Sheik Mohammed’s own Humanitarian Establishment e svariati musei che raccoglieranno opere incentrate sull’uomo e la società che ha sviluppato.

The House of Commerce (la casa del commercio), nella quale troveranno sede gli uffici delle più importanti società multinazionali.

The House of Wisdom (la casa della saggezza), un’area in cui la cultura la farà da padrona; qui verranno costruite biblioteche, università internazionali, esposizioni dedicate alla cultura, alla storia e la scienza, ed infine una moschea.

The House of Nature (la casa della natura), qui l’ambiente la farà da padrona. Parchi, giardini zoologici, strutture alberghiere, strutture mediche, laboratori scientifici.

Questo progetto occuperà la discreta superficie di circa 300 milioni di metri quadrati e costerà la bellezza di 40 miliardi di euro.

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WATER DISCUS

Nella città degli eccessi non manca nulla e quel che manca si sta attrezzando per averlo. Dalla collaborazione tra una società di ingegneria svizzera, la Big Invest Group e la Drydocks World, nasce il progetto del Water Discus Hotel il primo hotel subacqueo al mondo. In realtà questo è il secondo progetto, infatti, il Discus Hotel nasce dalle ceneri dell’Hydropolis Underwater Hotel bocciato precedentemente. Enormi piloni contengono ascensori e scale, nonché tutti i  sistemi di risalita verso la superficie. Situati a 10 metri di profondità si trovano, invece, le zone relax e i ristoranti. Trovano, inoltre, posto 21 camere affacciate sulla barriera corallina e l’incontaminato mare del Golfo di Dubai. Le zone comuni, come quelle delle camere sono progettate in modo da potersi adattare a fondali di differente profondità e sono progettate per risalire in superficie e galleggiare in caso di emergenza e fungere quasi da scialuppe di salvataggio. La versatilità della struttura presuppone variazioni di budget economico e la possibilità di essere realizzato anche in altri contesti geografici.

Nella progettazione del Discus, si è cercato di porre al primo posto la questione ambientale. I realizzatori definiscono il Discus una piattaforma per l’osservazione e il monitoraggio dell’eco sistema marino di quella zona, anche se le dimensioni e la tipologia dell’intervento gettano parecchi dubbi su questa funzione. Sicuramente il Discus Hotel contribuirà a far crescere la fama di città degli eccessi e dei record, attirando ancora una volta folle di turisti curiosi di vedere queste meraviglie architettoniche.

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BUSINESS BAY

La città degli affari, la città nella città. Ovviamente Dubai non poteva in questa sua sete espansionistica lasciare fuori gli investitori stranieri, lasciare fuori i capitali e le holding che l’hanno fatta grande. E non potendo realizzare qualcosa di normale o di consueto, Dubai si è presentata al mondo con un altro mega progetto: Business Bay. Dubai non ha mezze misure, e pensa in grande; Business Bay è pensata per trasformare la città nella capitale economica del medio oriente, a rivaleggiare con realtà quali New York, Tokyo e Londra. Business Bay nasce come un altro progetto che difficilmente avrà eguali nel mondo: 65.000 metri quadrati destinatia più di 240 edifici a torre, tutti con design e caratteristiche uniche e innovative, troviamo infatti la Business Bay Tower, a forma di cuneo con una superficie crescente con l’aumentare della costruzione, la Prism Tower a forma di prisma con un eliporto in cima, la Iris Bay Tower  a forma ovale come una luna crescente.

Business Bay si propone di essere una zona di libero scambio dopo il successo sperimentale del libero commercio sulla zona di Dubai Internet City e Dubai Media City. Creare le condizioni commerciali più favorevoli per attirare capitali e investimenti, multinazionali e organizzazioni internazionali. Le premesse ci sono tutte; inoltre essendo attrezzata con tutte le infrastrutture necessarie e con una posizione privilegiata con all’interno dell’area un porto, il Dubai Business Bay Port, copre tutti gli aspetti e si propone come infrastruttura dinamica e vitale, centro nevralgico del commercio negli Emirati Arabi Uniti.

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NAKHEEL TOWER

Non si sono ancora spenti gli echi del record raggiunto dal Burj Khalifa che già si pensa al prossimo record in altezza. La torre Nakheel Harbour & Tower nuovo prodigio architettonico dovrebbe essere pronta nel 2020. Raggiungerà l’altezza incredibile di 1400 metri (4593 piedi), e vanterà più di 200 piani. Il progetto dello studio inglese Woods Bagot, è concepito come una vera e propria gigantesca città verticale in cui potranno vivere e lavorare ben 15.000 abitanti.

L’imponente progetto nasce per dare forma e rimarcare le origini della città e della cultura islamica. Non una, ma ben quattro torri parallele unite tra di loro ogni 25 piani da un ponte, quasi dei “corridori nel cielo”, che lasciano in questo modo, il nucleo dell’edificio vuoto con fessure laterali verticali di chiara ispirazione ai modelli architettonici islamici delle torri delle moschee. Le fessure hanno anche una funzione tecnica, quella di attenuare l’effetto del vento a causa dell’altezza dell’edificio. Le quattro torri parallele rappresentano quattro quartieri con caratteristiche diverse e richiamano quattro grandi città islamiche del passato: il grande lungomare di Tangeri in Marocco, il porto di Alessandria d’Egitto, i ponti di Isfahan in Iran e i giardini di Alhambra in Spagna. Residenza, commercio, ricreazione, saranno alcune delle attività che è possibile svolgere all’interno di questo immenso edificio. Ma la complessità e dimensioni non hanno fatto dimenticare ai progettisti l’aspetto ambientale ed ecologico richiesto ad un edificio di moderna concezione. La Nakheel Harbour & Tower punta ad ottenere la certificazione LEED platinum utilizzando una vasta gamma di tecnologie verdi come il trattamento delle acqua nere, la raccolta delle acque piovane, il riutilizzo dell’acqua usata nelle prove antincendio, pannelli solari, turbine eoliche ed altre tecnologie.

Il basamento dell’edificio avrà una forma che, ancora una volta, richiamerà la simbologia dell’antica cultura islamica. Un immenso podio a forma di mezzaluna si avvolge fino ad immergersi nel canale arabo creando per la prima volta in assoluto, un porto all’interno di una città. In questo modo, si realizza la parte commerciale di questa piccola ma gigantesca città nella città.

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Il tempo impiegato per scrivere questa seconda parte su Dubai, per raccontare luci ed ombre, per far sognare (come ho sognato io) nel raccontare le impensabili meraviglie che si stanno pensando e costruendo in questa città, vi fa capire quale siano state le difficoltà nel selezionare i progetti. Molti dei quali sono rimasti solo grandiose idee sulla carta. La crisi economica ha smorzato lo slancio incredibile con cui questa metropoli cresceva. Ha ridimensionato la visione, ma non ha spento la capacità attrattiva e non ha spento i sogni di un’umanità che vede realizzarsi, in quell’angolo del pianeta, meraviglie e prodigi impensabili in altri luoghi. Ciò che salta all’occhio guardando Dubai è il contrasto tra tanta modernità e il tradizionalismo islamico della cultura di questo popolo. Si percepisce la formazione euro-americana di questa nuova generazione di reggenti, capaci di visioni illuminate e grande apertura mentale nei riguardi di tutte le culture. Dietro ogni ostentazione, c’è sempre il pensiero alle tradizioni, al ripetere antichi riti, a riscoprire l’appartenenza di questo popolo. Dubai è certamente eccessiva, dichiarandosi capitale del lusso, esplicita questa sua vocazione, ma per far ciò usa strumenti comunicativi trasversali, non dirompenti, ma ammalianti e coinvolgenti.

In pochissimo tempo si è ritagliata uno spazio nel panorama mondiale, una moderna Las Vegas che non usa però le sue luci per conquistare orde di giocatori, ma diversifica questi sforzi per attirare diverse forme di turismo e capitali al fine di garantirsi la sopravvivenza anche dopo che il petrolio avrà finito di costituire una forma incredibile di ricchezza. Da questo punto di vista Dubai si presenta come la formica e non come la cicala, parafrasando una nota fiaba, investendo sul proprio futuro, forse in alcuni casi in maniera eccessiva costruendo pian piano quello che la sta trasformando in un incredibile SOGNO.

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Ott 022012
 
LE FORZE

Per costruire una struttura servono materiali molto resistenti e in grado di sopportare forti sollecitazioni; le principali sollecitazioni sono trazione e compressione. Con la trazione i materiali si allungano, con la compressione i materiali si schiacciano.

Molte volte, le forze non agiscono da sole, ma sono composte insieme a formare nuove sollecitazioni complesse come la flessione. In pratica, quando una trave sopporta un forte carico centrale, si piega; in questo modo, la parte superiore subisce una deformazione di compressione (ossia le fibre si accorciano) mentre la parte inferiore subisce una deformazione di trazione (le fibre si allungano). Lungo l’asse medio, la trave non subisce alcuna deformazione, ossia le fibre non si allungano e non si accorciano.

IL TRILITE

Il trilite è una struttura architettonica semplice, il cui nome deriva dal greco (tri=tre + lithos=pietra) piuttosto comune nei monumenti megalitici. E’ una struttura formata da due elementi disposti in verticale (piedritti) e un terzo appoggiato orizzontalmente sopra di essi (architrave).

Il vantaggio è quello che in questo tipo di strutture le forze spingenti sono solo verso il basso e quindi non agiscono spinte laterali; gli svantaggi sono legati alla limitatezza della distanza tra i piedritti definita “luce”.

Nell’antica Grecia il sistema trilitico era alla base degli ordini architettonici classici, dove i sostegni verticali sono rappresentati dalle colonne, mentre e quello orizzontale dall’architrave.

L’ARCO

L’arco è una struttura architettonica basata sulla forma curva che appoggiata su due piedritti. La parte curva si compone di una serie di elementi a forma trapezioidale chiamati conci o cunei, cioè pietre tagliate o laterizi disposti in maniera radiale verso un ipotetico centro. Nell’arco, ogni elemento sta al suo posto a causa del proprio peso senza aver bisogno di alcun legante; il peso della struttura è in compressione e può sopportare grandi carichi in totale sicurezza.

Il cuneo fondamentale che chiude l’arco e mette in atto le spinte di contrasto è quello centrale, chiamato chiave di volta.

L’arco inteso come struttura bidimensionale è spesso utilizzato in sequenza (acquedotti) o per realizzare aperture. La sua costruzione avviene per mezzo di una impalcatura lignea, che prende il nome di centina.

Tridimensionalmente, l’arco può essere traslato lungo una direzione diventando una volta o fatto ruotare sul proprio asse diventando una cupola.

LA CAPRIATA

La capriata è una struttura architettonica basata sulla forma triangolare, tradizionalmente realizzata in legno, appoggiata su due piedritti ed utilizzata come base per le copertura a falde inclinate. La capriata ha il vantaggio di annullare le spinte orizzontali grazie alla sua forma triangolare nella quale l’elemento orizzontale, la catena, annulla le spinte di quelli inclinati, i puntoni. La capriata è formata dai seguenti elementi:

puntoni – gli elementi inclinati del triangolo strutturale;

catena – rappresenta l’elemento tirante orizzontale del triangolo strutturale; la sua funzione è quella di annullare, tirando verso l’interno i punti di appoggio dei puntoni, le forze divaricanti che agiscono su tali punti; è l’elemento più lungo della struttura, rappresentando l’ipotenusa del triangolo strutturale. Normalmente è formata da un’unica trave che presenta, però, l’inconveniente di inflettersi al centro per effetto del suo stesso peso. Per ovviare a questo limite, la capriata all’italiana è stata dotata di un altro elemento posto in verticale che spezza in due la catena;

monaco – questo elemento ha appunto la funzione di annullare l’imbarcamento che subisce con il tempo la catena e di irrigidire la struttura;

saette o saettoni – anche i puntoni, con l’aumentare della distanza sono soggetti ad imbarcamento, quindi per evitare di aumentare la loro sezione, vengono inseriti questi due elementi che hanno inclinazione opposta a quella dei puntoni. In questo modo i saettoni, scaricano il peso sul monaco impedendo di fatto la flessione dei puntoni.

IL TELAIO

Un telaio o gabbia è una struttura costituita da una intelaiatura di elementi verticali, i pilastri e orizzontali, le travi e i solai.  Questi, nei moderni edifici hanno il compito di sostenere il peso dell’edificio e scaricarlo sul terreno.

Queste strutture, sfruttano moderni sistemi costruttivi, in cui gli elementi sono legati strettamente tra di loro collaborando nella ripartizione dei carichi e delle spinte. I materiali con cui sono realizzati sono il cemento armato e l’acciaio.

IL CALCESTRUZZO ARMATO

Il calcestruzzo armato è un materiale usato per la costruzione di opere civili, costituito da una miscela di cemento (legante), acqua, sabbia e ghiaia e barre di ferro (armatura) annegate al suo interno ed opportunamente sagomate e legate fra di loro.

La realizzazione in cantiere di un pilastro armato è relativamente semplice. Il carpentiere dispone l’armatura in funzione della resistenza richiesta; vengono poi inserite le staffe che legano tali ferri longitudinali. A questo punto viene montata la cassaforma, una struttura scatolare in legno, attorno ai ferri.

 

Con la betoniera, viene colato il cemento dal basso verso l’alto (per evitare lo smescolamento dei componenti) e dopo un periodo variabile dai 21 ai 30 giorni, viene rimossa la cassaforma rivelando il pilastro (o la trave) oramai completamente asciutti e resistenti.

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  6. IMPIANTO TERMICO
  7. IMPIANTO IDRICO-SANITARIO
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Ago 192012
 

Torniamo a parlare di architettura, ma quella con la A maiuscola. Oggi è la volta di un edificio realizzato nella prefettura di Guangzhou in Cina. L’edificio in questione è il PEARL RIVER TOWER, ossia la torre sul fiume Pearl sul quale si affaccia. Ma la caratteristica unica di questo edificio non sta certamente nel nome. La progettazione affidata all’ultra premiato ed affermato team SOM ossia Skidmore, Owings e Merrill con sede in Florida (Stati Uniti).

La Pearl Tower può oggi definirsi come l’avanguardia nella progettazione architettonica. I progettisti nella sua realizzazione hanno cercato di costruire il primo edificio eco-sostenibile al mondo, ossia un edificio che produce tanta energia quanta ne consuma. Non ci sono riusciti fino in fondo, ma la realizzazione ha comunque garantito loro il primato in questa direzione, ponendo la Pearl Tower come il punto di riferimento per un ulteriore miglioramento progettuale.

La Pearl River Tower sorge su una superficie di 214.000 metri quadrati ed è alta 309 metri per 71 piani.  Il committente è la Guangdong Cntc Company di Guangzhou e lo studio e la realizzazione sono stati possibili grazie alla collaborazione della Guangzhou Pearl River Engineering Construction Supervision Corporation e con il Guangzhou Design Institute. La progettazione è stata lunga, proprio perché l’edificio poneva degli obiettivi importanti. Trovare la forma, il modo di realizzare un edificio in grado di autoalimentarsi ed essere al tempo stesso bio-compatibile, non era cosa da poco. I designer sono riusciti nell’intento realizzando un’architettura avveniristica dalle forme innovative e ardite. Gli stessi progettisti, hanno affermato che l’edificio è talmente legato all’ambiente nel quale è costruito che la sua forma, tecnologia, altezza sarebbero state differenti se fosse sorto in un lotto diverso da quello in cui è costruito. Questa elegantissima torre, sfrutta alcune forme di energia alternativa, massimizzandone i risultati. Le grandi fessure lungo la sua suoperficie incanalano il vento e lo domano. Infatti, il vento prevalente che investe l’edificio, canalizzato al loro interno trova delle turbine eoliche particolari disposte in verticale in grado di sfruttare il vento proveniente da ogni direzione e inoltre, annulla l’effetto turbine che un edificio completamente chiuso genera al suo intorno, correnti che lo fanno oscillare.

Ma le meraviglie ingegneristiche non finiscono qui. Le superfici laterali e la cupola sommiate, sono ricoperte di pannelli solari che raccolgono la maggior parte dei raggi solari convertendoli in energia elettrica che attiva i sistemi di raffreddamenti, riscaldamento e ventilazione all’interno dell’edificio.

La Pearl Tower è l’edificio al mondo con la più ampia parete a doppia vetratura. I due vetri con caratteristiche differenti annullano il 70% del calore prodotto dal sole e un sistema di oscuranti posto al loro interno, azionato da un computer che controlla il grado di illuminamento sulla parete in ogni momento della giornata, permettono di ottenere sempre la quantità di luce ottimale.

Anche gli ascensori sono incredibili. Sono infatti 29 e sono dotati di un sistema per cui, durante la salita e la discesa di notte e il movimento senza passeggeri di giorno, consente loro di produrre energia per autoalimentarsi senza richiedere ulteriore energia all’edificio.

Le stanze sono dotate di un sistema di controsoffittatura refrigerato che annulla la sensazione di calore all’interno dell’edificio. Un sistema di ventilazione permette un solo ricircolo d’aria all’interno dell’edificio al fine di garantire la qualità dell’aria respirata.

La ventilazione avviene dal basso attraverso delle ventole disposte sul pavimento in modo da minimizzare i consumi energetici.

Il consumo di energia è diminuito anche massimizzando l’illuminazione naturale giornaliera, conservando l’acqua piovana per il consumo da parte dei sistemi HVAC e utilizzando il calore solare per ottenere acqua calda. Colonne di sfiato, dissipatori di calore e lastre di raffreddamento operano per raffreddare l’edificio.

HVAC è un acronimo inglese che sta per Heating, Ventilation and Air Conditioning, ovvero riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria. ]

Come potete ben comprendere, la Pearl Tower rappresenta la massimizzazione della progettazione eco-sostenibile. Rappresenta un traguardo, ma anche un punto di partenza per l’architettura del futuro. Forma, dimensioni, tecnologie, materiali, tutto è pensato per ottenere il miglior risultato nella direzione dell’ambiente.

Purtroppo la Pearl RIver Tower non è riuscita nell’intento ambizioso di essere il primo edificio che si autoalimenta a causa di un problema burocratico che in Cina impedisce lo scambio dell’energia tra rete nazionale e produzione privata, ciò che invece sta accadendo regolarmente in Italia, però il risultato è comunque di straordinaria importanza.

Vedremo quale altro edificio della Terra si spingerà oltre.