prof. Davide Betto

laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione. Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.

Apr 122012
 

Articolo scritto da Diego Di Giovanni e Tommaso Licciardello della classe prima D.

Prefazione a cura del prof. Betto

Un’arte antica tramandata nel tempo, da generazione in generazione, apprezzata nel mondo, simbolo di un artigianato che conferma ancora, in alcuni settori, l’eccellenza del made in Italy. A trattare di questo tema sono stavolta i ragazzi della prima D della Dante Alighieri di Catania. Devo essere sincero è stato divertente leggere i loro elaborati e mai come questa volta il livello era in assoluto alto e interessante. Permane ancora in loro troppa dipendenza da Wikipedia nelle ricerche, ma nell’elaborazione e nella ricerca di una soluzione informatica, alcuni si sono distinti. E’ per questo che ho scelto il lavoro di Diego e Tommaso, per l’originalità nella costruzione e nella rappresentazione del tema. Ottimo il powerpoint, buone le foto trovate, interessante la trama del racconto. Vi invito per questo a leggere ancora una volta un articolo da educazionetecnica.com, realizzato da giovani scrittori, i vostri figli. Buona lettura.

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Storia del vetro

Il vetro ha origini molto antiche e ancora oggi è difficile stabilire con certezza quale popolo possa vantarne la scoperta, che probabilmente avvenne per invenzione fortuita. Secondo un’antica leggenda fenicia, tramandata da Plinio, alcuni mercanti, tornando dall’Egitto con un grosso carico di carbonato di soda, si fermarono una sera sulle rive del fiume Belo per riposare. Non avendo pietre a disposizione su cui collocare gli utensili per la preparazione delle vivande, presero alcuni blocchi di salnitro e vi accesero sotto il fuoco che continuò a bruciare per tutta la notte. Al mattino i mercanti videro con stupore che al posto della sabbia del fiume e del carbonato di soda vi era una nuova materia lucente e trasparente.

La leggenda contiene delle verità sulla composizione del vetro e sulla diffusione di questo materiale ad opera dei Fenici. Il vetro nasce dalla combinazione della silice, minerale contenuto nelle sabbie dolci, combinata con la calce; la fusione è favorita da una sostanza poco acida la soda: quest’ultima era ricavata nell’antichità dalle ceneri delle alghe o di piante costiere.

Storia del vetro di Murano

Da sempre la produzione dei vetri artistici rappresenta per la città di Venezia un’importante realtà economica.
Il più antico documento oggi a disposizione relativo all’arte del vetro risale al 982, e si tratta di un atto di donazione: in base alla data di questo scritto, nel 1982 si sono ufficialmente festeggiati i mille anni dell’attività vetraria veneziana. Molti documenti risalenti alla fine del 1200 testimoniano la concentrazione delle fornaci lungo il Rio dei Vetrai a Murano, dove ancor oggi si trovano i laboratori più antichi.
Realizzazione
La lavorazione del vetro si effettua a Murano fin dal lontano 1291, in quell’anno infatti tutte le fornaci presenti a Venezia vennero trasferite nell’isola a causa dei numerosi incendi che esse provocavano in città. La lavorazione del vetro richiede molti sforzi fisici e la resistenza al calore, poiché nelle fornaci si arriva ad una temperatura di circa 1000 gradi. Per la realizzazione artistica del vetro occorre una lavorazione prevalentemente manuale che richiede vari passaggi nella fornace, una particolare manualità, fantasia e senso artistico, oltre a segreti del mestiere che vengono tramandati da maestri vetrai.

Vetro ricchezza inesauribile

Il vetro è uno dei materiali più facilmente riciclabili e meno tossici. Ogni giorno noi utilizziamo molti oggetti di vetro, come bottiglie, bicchieri; il vetro è utilizzato anche nelle industrie;
La produzione del vetro (circa 3.000.000 di tonnellate annue) risulta per più di un terzo realizzata con vetro riciclato;
Nell’arco di 9 anni (dal 1998 al 2007) il tasso di riciclo di vetro è passato dal 39% al 60,4%, gli obiettivi fissati al 2008 sono stati realizzati e raggiunti con un anno di anticipo dal 2000 al 2007 la raccolta differenziata nazionale dei rifiuti di imballaggi in vetro è passata da 997.000 tonnellate a 1.400.000 tonnellate.
Dati riciclo vetro anno 2010Grafico
Apr 112012
 

YOUM, non si tratta di un prodotto commestibile molto appetitoso, ma del nuovo brevetto di Samsung, la casa coreana famosa per i suoi TV LED 3D e per la sua linea di smartphone che competono con quelli di Apple. YOUM è una nuova tecnologia per display AMOLED che rende questi ultimi flessibili. Altra caratteristica strepitosa di questi nuovi schermi e che oltre ad essere più sottili e leggeri degli AMOLED e dei LCD-TFT, saranno praticamente  indistruttibili.

Un classico display LCD è composto da sei strati di cui due in vetro. Quelli OLED da quattro strati, ancora due dei quali realizzati in vetro. I display YOUM saranno realizzati con quattro strati ma utilizzeranno una pellicola per la base di incapsulamento ENCAP e il TFT, il che lo renderà più resistente e ne permetterà una maggiore flessibilità.

La produzione di questo nuovo tipo di display inizierà quest’anno e i primi dispositivi che adopereranno questa tecnologia dovrebbero vedere la luce a fine 2012 o al massimo inizio 2013. Pare, inoltre, che il primo dispositivo ad utilizzare questa nuova tecnologia flessibile, sarà il  Galaxy S III che la società coreana dovrebbe annunciare verso la metà di Maggio.

Questa tecnologia consentirà in futuro, di  arrotolare letteralmente  smartphone e tablet in modo da poter essere trasportati facilmente in giro all’interno della tasca dei pantaloni o di una borsa.

E la concorrenza? E’ agguerrita: Atmel ha presentato XSense, una tecnologia in grado di offrire touchscreen sensibili creati sfruttando anche in questo caso vari strati di pellicole per comporre lo schermo. L’azienda ha già annunciato che venderà XSense anche a terze parti a partire da Apple, LG e HTC.

Pare fantascienza, ma queste tecnologie sono reali e tra poco tempo saranno a disposizione di ognuno di noi. Arrotolare uno smartphone al polso come un bracciale o portarsi via il proprio tv come fosse un quadro non sarà più futuro ma realtà.

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GALLERIA

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http://www.youtube.com/watch?v=dHy2i3vOsH4&feature=related&w=480&h=360&rel=0

 

 

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Apr 042012
 

Il disegno si sa, è un linguaggio di comunicazione non verbale. Questo vuol dire che prescinde dalla parola; in pratica il disegno è sempre stato e sarà sempre un linguaggio universale, perché travalica le regole del linguaggio parlato.  Le regole, o norme, applicate al disegno, hanno incardinato i significati espressivi di questo metodo rappresentativo su binari comprensibili da tutti. Ma anche il miglior linguaggio, se non supportato da strumenti idonei perde molte delle sue peculiarità espressive e comunicative. Ecco perché, insieme all’importanza che gli strumenti del disegno (di cui abbiamo già parlato) hanno pian piano assunto, altrettanta importanza hanno assunto i supporti a questa tecnica descrittiva. Si è passati dal graffito sulle rocce a materiali più pregiati quale il legno, le tele o la terracotta. Ma la vera evoluzione del disegno nasce dalla ricerca che i popoli sin dal passato hanno sviluppato al fine di poter rappresentare e tramandare cultura, pensiero, tecniche, opere della propria società. Affrontiamo, quindi, questo viaggio nella storia alla ricerca dei supporti che l’uomo ha sviluppato per poter scrivere e disegnare; dall’antico papiro egiziano, alla pergamena, per finire con la moderna carta e i supporti sintetici e digitali.

IL PAPIRO

Gli Egizi si sono sempre distinti nell’antichità per le grandi capacità nelle scienze, nella matematica, e per il sistema evoluto di scrittura che svilupparono. Ma per trascrivere queste conoscenze necessitavano di supporti idonei e le risorse disponibili sul loro arido territorio non erano molte. La loro ricchezza derivava e deriva tuttora dalla grande madre, il fiume Nilo che attraversa tutto il paese. Sulle sue sponde cresce spontanea e rigogliosa una pianta, il papiro, da cui fu possibile con una tecnica relativamente semplice realizzare un supprto per la scrittura di notevole pregio. Questo supporto, maneggevole e abbastanza liscio veniva realizzato in rotoli (in latino volumen, da cui il termine volume) di larghezza ridotta, ma di notevole lunghezza. Grazie al papiro fu possibile sviluppare una scrittura complessa, i geroglifici e un disegno geometrico notevolmente preciso, che contribuirono allo sviluppo di questa scienza nel mondo antico.

Dalla pianta alla foglio per scrittura

Ma come facevano gli egizi da una pianta a realizzare un foglio per la scrittura? Il papiro, sotto la corteccia verde esterna, possiede un fusto bianchissimo la cui superficie essiccata era idonea a trattenere l’inchiostro. Gli egizi, tagliavano le piante e liberavano il fusto dalla corteccia; poi lo tagliavano, nel senso della lunghezza in listelli sottili. Le strisce così ottenute venivano accostate l’una all’altra sino a formare una superficie continua a cui veniva sovrapposta un altro strato in senso trasversale. I due strati, venivano lasciati ad essiccare al sole, in questo modo aderivano tra loro senza bisogno di colle e, una volta levigati, formavano un foglio compatto. Questi fogli, venivano poi ridotti nella misura desiderata in modo da formare un rotolo che veniva avvolto attorno a un bastoncino d’osso o di legno. La parte interna del rotolo, con le fibre disposte orizzontalmente, si chiama “recto”, mentre il lato opposto, con le fibre disposte verticalmente, si chiama “verso”. La scrittura veniva realizzata sul recto da sinistra a destra e dall’alto in basso in colonne parallele tra di loro. La lettura avveniva srotolando da sinistra verso destra e nel contempo riavvolgendo quanto srotolato e letto. La lunghezza del rotolo era variabile e dipendeva dallo scritto. Le opere più lunghe, infatti, richiedevano più rotoli.

Rotolo di papiro (schema)

Questo supporto vide la sua decadenza coincidere con il declino dell’impero egiziano e la sua annessione a quello romano. Inoltre, la crisi fu aggravata dalla scarsa reperibilità dimateria prima e per gli alti costi di produzione. Il papiro, permane comunque sia per i documenti che il tempo ha conservato, sia nel linguaggio parlato; si pensi, infatti, che in inglese carta si dice “paper” ed in francese “papier”.

LA PERGAMENA

Al declino del papiro, è corrisposta l’affermazione di un nuovo supporto per la scrittura, sviluppato per la prima volta nella città di Pergamo, da cui ha preso appunto il nome: la pergamena. Pergamo, nel II secolo a.C. possedeva una grande biblioteca che rivaleggiava per splendore e numero di testi con quella di Alessandria. Per la rivalità tra i re, l’Egitto smise di esportare il papiro e il re di Pergamo reagì commissionando la realizzazione di un nuovo supporto per scrivere. Il risultato fu la pergamena, telo ricavato dalla conciatura di pelli di capra o pecora, lisciate con pomice. Tale supporto, aveva  una superficie liscia e resistente, ma di piccole dimensioni di forma rettangolare, che poteva essere rilegato in libri (codici), molto simili a quelli attuali.

Pergamenaio

Ma come si produceva la pergamena? La pelle dell’animale, veniva immersa in una soluzione di acqua e calce per depilarla. Quest’ultima operazione avveniva su un apposito cavalletto “a schiena d’asino”: il pergamenaio. Con una lama non tagliente, il pelo dell’animale veniva staccato dal resto del tessuto. Poi la pelle veniva montata su un telaio e lasciata ad essiccare sotto tensione. Con abilità e precisione, l’artigiano utilizzando un particolare coltello a mezza luna, durante la fase di essiccazione provvedeva a togliere anche i residui di carne sul lato opposto a quello del pelo. Una volta asciutta la pergamena veniva staccata dal telaio e utilizzata.

A volte la pergamena subiva ulteriori trattamenti di raffinazione attraverso l’uso della pietra pomice, per ridurre la differenza di rugosità tra le superfici dei due lati del vello oppure, veniva trattata con sostanze coloranti al fine di renderla cromaticamente diversa.

LA CARTA

I primi segni della carta come la conosciamo oggi li ritroviamo nella Cina del II secolo a.C. Inizialmente questa carta veniva prodotta con la corteccia dell’albero del gelso della carta trattata con bastoncini di bambù. In seguito furono realizzati tipi di carta usando stracci, ma le notizie sono confuse perché la Cina era un paese chiuso. Solo nel 610 d.C. con la diffusione in Giappone e in Asia Centrale, le notizie cominciano a diventare più certe. La carta fu introdotta in Europa dagli arabi e pare che le prime cartiere furono realizzate a Balarm (Palermo) capitale del regno islamico in Sicilia. Infatti, in ogni capitale, gli arabi costruivano una cartiera per stampare il carteggio reale e come simbolo di grandezza e prestigio. Nel XII secolo vicino Bologna viene realizzata la prima cartiera in territorio cristiano ad opera di Polese da Fabriano che poi le diffonderà sul tutto il territorio nazionale. Le cartiere di Fabriano divennero famose per la qualità della loro carta. La materia prima erano stracci di lino messi a macerare e pestati fino ad ottenerne una pasta, da cui si ricavavano fogli mediante telai di rete metallica; pressati e messi ad asciugare i fogli venivano poi raschiati, battuti o rullati per lisciarne la superficie. L’aggiunta di colle animali rese i fogli più resistenti ai liquidi e quindi adatti alla scrittura. Da allora, innovazioni tecniche continue, hanno migliorato notevolmente la carta. La scarsa disponibilità della materia prima (gli stracci di lino), però, ne limitava l’uso per gli alti costi. Nella seconda metà dell’800, con la scoperta del processo di estrazione della cellulosa dal legno, si aprì la stagione per la produzione industriale della carta. Le scoperte nella chimica, permisero di migliorare e differenziare notevolmente la qualità della carta realizzando una moltitudine di tipologie per gli usi più disparati.

Con la macchina continua, il processo di produzione della carta diviene definitivamente industriale. Oggi una macchina di questo tipo, consente di produrre fino a 30 metri di carta al secondo per una larghezza di circa 10 metri, ossia 1500-2000 metri al minuto.

MATERIALI SINTETICI

La crisi dovuta alla deforestazione del pianeta ha indotto ad una nuova sensibilità sullo sperpero di carta e sulla necessità del suo riciclaggio. Lo sviluppo della chimica e le scoperte effettuate in questo campo hanno reso disponibili nuovi supporti ottenuti da polimeri, ossia dagli idrocarburi come il petrolio.

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Mar 292012
 

Il 29 di aprile, Itel, il gigante dei microprocessori annuncerà i nuovi chip della serie Ivy Bridge, i primi con processo produttivo a 22 nanometri. La notizia vine confermata da diverse fonti, la prima fra tutte, molto autorevole CPU World. La notizia, è importante, perché buona parte dei PC oggi in circolazione, sia desktop che laptop, sono equipaggiati con processori della casa di Santa Clara. I modelli, che saranno presentati sono diversi, in tutto una dozzina che avranno una road map di presentazione che inizia ad aprile e termina a dicembre di quest’anno. I primi a essere presentati saranno i core i7 in velocità da 3,1Ghz a 3,5Ghz utilizzando la tecnologia di Intel Turbo Boost I modelli previsti si occupa di incrementare temporaneamente la frequenza operativa dei core della CPU. Prima di procedere all’incremento della frequenza operativa, il sistema di gestione dell’energia (PCU – Power Controller Unit) effettua dei controlli.

  1. Verifica il consumo energetico della CPU e lo confronta con il massimo consumo consentito: nel caso in cui il consumo della CPU sia inferiore rispetto al massimo consentito, il sistema valuta il divario per capire quanto margine di azione vi sia e dà il primo “via libera” per l’innalzamento della frequenza operativa.
  2. Il secondo controllo è condotto sulla temperatura del die: se questa è inferiore alla cosiddetta T-junction (ovvero la massima temperatura consentita affinché il sistema possa operare in maniera affidabile), viene data la seconda conferma.
  3. Un terzo controllo va a determinare quanti core siano funzionanti, a seconda del tipo di applicazione in esecuzione, se single o multi-threaded.

Verificate queste tre situazioni, il sistema dispone un ultimo controllo: determinare se sia realmente necessario operare un incremento di frequenza. Nel caso il core o i core siano in piena attività, allora viene dato l’ultimo via libera per l’incremento della frequenza operativa. Una volta che la frequenza viene incrementata, il consumo energetico della CPU va a modificarsi. Grazie ad un costante monitoraggio, la variazione della frequenza è operata dinamicamente in stretta relazione sia alle esigenze computazioni che a quelle energetiche.

Queste CPUs supportano la tecnologia HyperThreading, hanno elevata memoria cache di terzo livello e un TDP (Thermal Design Power) che oscilla tra i 15 e i 35 W (secondo se il notebook è collegato o no alla rete elettrica).

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Mar 282012
 

Scandagliando la rete ho scovato un’iniziativa molto interessante che, dopo aver approfondito, ho deciso di proporvi. Ho coinvolto anche i docenti di tecnologia delle altre sezioni della Dante in modo da proporre questa simpatica iniziativa al maggior numero di classi della nostra scuola. AtHome la casa sostenibile 3.0 è un progetto rivolto alla scuola italiana da parte di IKEA che si propone di promuovere l’educazione ambientale in modo attivo e divertente coinvolgendo docenti ed alunni delle scuole medie, per acquisire conoscenze e per sviluppare comportamenti significativi al risparmio energetico e all’utilizzo delle risorse in ambito domestico. Collegandosi al sito http://scuola.hemmaikea.it/ gli studenti possono creare un loro robot-avatar personale che li aiuterà ad approfondire i temi del risparmio energetico e delle fonti alternative. Attenzione all’uso dell’acqua, gestione dei rifiuti, raccolta differenziata, acquisti, stili di vita sostenibili, in riferimento al proprio ambito domestico. I docenti che registrano la classe virtuale, dispongono di una sorta di registro che, permette di approfondire tematiche inerenti e al tempo stesso di verificare l’attività di apprendimento direttamente attraverso il loro interagire con i temi trattati.

Lo scopo dell’attività è quello di far comprendere cosa vuol dire vivere la propria casa in modo sostenibile. E’ importante porre molta attenzione all’ambiente nel quale viviamo e nel quale trascorriamo la nostra giornata. Osservarlo, osservare gli oggetti che lo compongono, spostarli, inserirne di nuovi; tutte queste azioni lo trasformano rendendolo più vicino alle nostre esigenze e al nostro stile di vita. Ma come il nostro stile di vita pesa sull’ambiente e sulle risorse (energetiche, idriche, ecc,) che consumiamo? Attraverso le attività proposte da AtHome i ragazzi avviano un percorso che li guida verso un uso consapevole delle risorse dentro la “casa”, imparando a viverla in modo più sostenibile, evitando sprechi e riducendo i rifiuti.
Attraverso queste attività si fa in modo di approfondire la loro conoscenza dello spazio domestico. Essi, sono convinti di conoscere la propria casa perfettamente, ma è veramente così? Rappresentare la casa come un “immobile essere vivente” che consuma continuamente una grande quantità di energia e di risorse, che mangia e espelle i propri rifiuti. Quest’immagine è utile per far visualizzare ai ragazzi il loro stile di vita, dagli acquisti ai consumi, fino ai rifiuti.
Come una creatura, la casa mangia per mantenersi in forma, trasformarsi e creare nuove cose: consuma energia elettrica per illuminarsi, gas per scaldarsi, le nostre spese per abbellirsi e per creare cibo e divertimento. E poi, come tutti gli esseri viventi, produce degli scarti, che espelle con gli scarichi e i rifiuti. Accanto a lei altre case consumano e producono. Tutte insieme formano città e Paesi, che occupano e modificano l’ambiente in cui viviamo. Tutto questo ha portato, nell’ultimo secolo, a enormi cambiamenti: perfino il clima sta cambiando e alcune risorse rischiano di scomparire definitivamente.

Attraverso AT HOME, l’insegnante, acquisisce strumenti che gli consentono di attivare questo percorso di conoscenza. Valorizzare le esperienze, sviluppare la loro capacità di osservazione, promuovere atteggiamenti e comportamenti responsabili.

Il progetto comprende tre distinte fasi al fine di offrire ai docenti una vera e propria azione di tutoring e la possibilità di strutturare le attività all’interno del programma didattico: la prima che prevede la richiesta del kit per la formazione in aula (già fatto), la seconda che richiede la creazione dei robot-avatar personali dei singoli studenti coinvolti, per terminare con la terza fase che vede i partecipanti impegnati in un vero e proprio gioco a premi, che avrà inizio il prossimo 2 aprile e finirà il 30 dello stesso mese e a cui potranno partecipare tutte le classi iscritte (anche questo già fatto). Ogni alunno sarà così chiamato a rispondere alle domande di un test interattivo tramite il proprio robot-avatar. Il punteggio della classe partecipante sarà calcolato oltre che in base alla correttezza delle risposte anche sulla velocità di compilazione. In palio buoni regalo da spendere nei negozi IKEA di tutta Italia.

Come si preparano gli studenti al gioco a premi?
Per affrontare gli argomenti del test, gli studenti possono leggere il proprio “diario di osservazione” e partecipare alle attività-laboratorio di classe.

Dove sono le informazioni sul gioco a premi?
Si può consultare la pagina del gioco a premi.

Quali sono gli argomenti del test?
Gli argomenti del test sono gli stessi trattati nel kit e nella guida on-line per insegnanti: risparmio energetico e idrico, gestione dei rifiuti e raccolta differenziata, sostenibilità degli acquisti e stili di vita.

Quanto tempo ci vuole per giocare?
2 ore circa, nell’aula informatica, è il tempo in cui tutta la classe può completare il test.

È utile avere il diario di osservazione sotto mano quando si risponde alle domande del test?
Sì, perché il punteggio di ogni studente potrà essere aumentato rispondendo alla “domanda bonus” sulla sostenibilità delle proprie abitudini domestiche, che avrà già affrontato sul diario in suo possesso.

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Io ho già provveduto ad iscrivere le classi di mia pertinenza, ovvero le prime D,H e I, le seconde D, H e I e le terze D, H e I.

Ho già realizzato il mio robot-avatar che vi mostro qui a lato, e ho già provveduto ad eseguire il test di prova (poi vi comunicherò il punteggio ottenuto – risposte tutte esatte) e mi aspetto che tutti, dico TUTTI partecipiate, perché è divertente, istruttivo, diverso e poi se siamo bravi e fortunati, potremmo anche vincere buoni acquisto da IKEA.

Mi raccomando vi voglio GASATI.

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ALLEGATI

Mar 272012
 

Steve Jobs prima di lasciarci, ha fissato alcuni paletti per il futuro di Apple anche dal punto di vista delle strutture e degli edifici. Al culmine della malattia, si è recato presso il City Council di Cupertino in California per presentare il progetto della nuova sede della Apple. Un gigantesco disco che, voci di corridoio poi rientrate, per qualche periodo è stato l’edificio più grande d’America superando il Pentagono. Il nuovo “campus” della Apple a detta di Jobs, sarà l’edificio per uffici migliore del mondo. L’edificio, per la sua forma, è stato definito l’ASTRONAVE, un immenso anello immerso totalmente nel verde e realizzato nel rispetto delle più strette disposizioni in materia di rispetto ambientale e autosufficienza.

Lo stesso Jobs ha definito la costruzione come una “spaceship” in grado di ospitare fino a 12 mila dipendenti, con bar interno in grado di ospitare 3000 persone in contemporanea. Ma l’attenzione maggiore è stata finalizzata soprattutto soprattutto sull’esterno. Jobs per rendere l’edificio il più umano possibile e per raggiungere i livelli di soddisfazione lavorativa palesata, è basato su una filosofia quasi zen, grandi vetrate che si affacciano su spazi verdi che circonderanno completamente l’edificio, nascondendo strade, parcheggi e il resto del centro abitato.

Rendering della nuova sede della Apple

Rendering della nuova sede della Apple

Norman Foster è il progettista di questo edificio eco-friendly, studiato da Foster proprio per l’idea di riscatto della Apple di fronte alla relazione precedente presentata da Greenpeace, il Greener Electronics Report, nel quale Apple veniva accusata di poca trasparenza nelle politiche ambientali. Foster ha progettato un edificio ad emissioni zero, studiato nei minimi dettagli, completamente autosufficiente dal punto di vista energetico. Grande attenzione anche alla mobilità interna e esterna a causa delle dimensioni del progetto: un’intricata rete di collegamenti eco-sostenibili collega la nuova sede e la vecchia e al vicino agglomerato urbano.

Il progetto contempla al suo interno ampi spazi per il lavoro e per lo svago: centro fitness, auditorium all’avanguardia, ristorante e tanto altro. Ma il fiore all’occhiello è l’esterno: un immenso parco con centinaia di alberi, uso dell’alimentazione a gas per le apparecchiature, fotovoltaico sulle superfici dell’edificio. La speranza di Jobs era quella di vedere l’inizio dei lavori e la speranza quella che questi fossero ultimati entro il 2015.

Il progetto è stato accolto con gran favore dalla municipalità e dalla comunità tutta, sia per il grado di innovazione apportato, sia per l’indotto lavorativo altamente specializzato, sia per gli aspetti green.

Non ci resta che aspettare per vedere questa nuova idea visionaria di Steve Jobs.

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Articoli1

Mar 272012
 
Oggi EducazioneTecnica.com svolge un servizio pubblico-informativo diffondendo una notizia che riguarda da vicino il mondo della scuola e la tecnologia.
Nel progetto di diffusione delle teknologie nelle scuole finalizzate al risparmio energetico, il Ministero dell’Ambiente ha realizzato un bando di concorso rivolto a Comuni e Provincie per la diffusione degli impianti fotovoltaici sugli edifici scolastici. Il bando mette a disposizione l’importo di tre milioni di euro pari al 100% del costo ammissibile con un limite massimo di 40 mila euro per edificio scolastico Non sono previsti oneri a carico dell’ente locale. Il primo bando diramato dal Ministero, chiamato IL SOLE A SCUOLA prevedeva una copertura economica di 9 milioni e 700 mila euro ed  ha visto la partecipazione di oltre 1.300 scuole. Circa 800 gli interventi approvati, 500 dei quali completati con una massiccia adesione delle scuole siciliane. La seconda edizione di questo concorso prevede di raggiungere altre 1000 scuole pubbliche. Il premio andrà a chi produrrà i migliori elaborati sull’analisi e il risparmio energetico. Sulla pagina del Ministero www.minambiente.it, il testo e tutte le informazioni sul nuovo  bando. Il comunicato relativo al Bando in questione è già stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 marzo 2012.

 

Il bando, come detto è rivolto agli enti pubblici, proprietari di edifici che ospitano scuole primarie e secondarie con il coinvolgimento nel progetto  di analisi energetica e interventi miranti alla razionalizzrivolto ai Comuni e alle Province che siano proprietari di edifici ospitanti scuole medie inferiori o superiori ed elementari, è finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici scolastici e, simultaneamente, all’ avvio di un’attività didattica volta alla realizzazione di analisi energetiche e di interventi di razionalizzazione e risparmio energetico nei suddetti edifici, tramite il coinvolgimento degli studenti.

Mar 232012
 

Questa volta parliamo di un oggetto comunemente non classificato come tecnologico, ma sportivo, aggressivo, much expensive.  Honda, al Salone di Ginevra 2012 ha presentato il concept della nuova NSX. Perché parlare su educazionetecnica.com di una dream-car? Semplice, perché la NSX è un condensato di tecnologia e attenzione verso l’ambiente oltre ad essere una vera e propria superar. Infatti, NSX è la prima super sportiva ibrida, montando sotto il suo cofano un motore V6 aspirato VTEC, sistemato in posizione centrale abbinato a due motori elettrici che aumentano la potenza complessiva dell’auto permettendo di risparmiare carburante. La trazione è integrale basata su un sistema SH-AWD, acronimo di Super Hybrid All Wheel Drive, che consente di regolare la giusta quantità di potenza motrice ad ogni ruota per ottenere in qualsiasi situazione il massimo della trazione e delle prestazioni.

Mr. Takanobu, amministratore delegato di Honda, descrive il nuovo gioiello della casa giapponese ricordando il vecchi prototipo anni ’90 che aveva come obiettivo quello di mettere dietro la Ferrari 348. Oggi solo la velocità non è più sufficiente. L’attenzione e il rispetto dell’ambiente sono ormai parametri non più sorvolabili. Il concept presentato a Ginevra, infatti, pone la massima attenzione a questi aspetti. Un sistema a doppia frizione, consente la guida dell’auto in qualunque condizione, da super sportiva a guida più tranquilla. Anteriormente saranno montati due motori elettrici che, consentendo un notevole risparmio energetico e meno inquinamento, consentirà di spostare la coppia da una parte all’altra dell’asse anteriore per una guidabilità mai vista prima su di un’auto del genere.

Una lunghezza di 443cm e un’altezza di 126cm fanno della NSX un oggetto tecnologico del desiderio. Sarà realizzata in america e messa in vendita nel 2015; ancora ovviamente non si conoscono i costi (che sicuramente saranno a livello dell’autovettura). Vedremo come evolverà il progetto già affascinante di questa incredibile macchina. Per il momento godetevi di seguito il concept fotografico della vettura e il video di presentazione al salone di Ginevra della Honda NSX.

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Mar 212012
 
ARGOMENTO INDICATO PER BES/DSA
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Lo scopo di una centrale geotermica è quello di sfruttare il calore delle profondità terrestri. Infatti, la temperatura interna del nostro pianeta aumenta a mano a mano che si scende verso il centro della terra. Questo aumento chiamato gradiente geotermico è di circa 3 gradi centigradi per ogni 100 metri di profondità ma in alcune zone è molto più elevato, tanto ad avere temperature di 250-350°C a profondità di circa 2000-4000 m.

COS’E’ LA GEOTERMIA?

La geotermia è la disciplina della geologia che studia l’insieme dei fenomeni naturali coinvolti nella produzione e nel trasferimento di calore proveniente dall’interno della Terra. Il calore del nucleo terrestre si è generato grazie alla forza di attrazione gravitazionale ed ha continuato ad esistere in seguito a processi di reazione nucleare naturale di elementi quali l’uranio, il torio e il potassio.

Il calore terrestre, dall’interno, viene trasferito verso la superficie mediante moti convettivi (dovuti alla pressione e alla forza di gravità) prodotta dal movimento del magma o di acque profonde. E’ per questo che assistiamo alla maggior parte di fenomeni come le eruzioni vulcaniche, le sorgenti termali, i geyser o le fumarole.

QUALE FORMA DI ENERGIA?

Attraverso canalizzazioni artificiali, il vapore erogato dalla Terra, cioè Energia Termica, viene convogliato in tubazioni, chiamate vapordotti ed inviato alla turbina, dove l’energia viene trasformata in Energia Meccanica di rotazione. L’asse della Turbina è collegato al rotore dell’Alternatore che, ruotando, trasforma l’Energia Meccanica in Energia Elettrica alternata che viene trasmessa al Trasformatore. Questo innalza il valore della tensione fino a 132000 Volt e la immette nella rete di distribuzione. Il vapore in uscita dalla turbina viene riportato alla stato liquido in un Condensatore, mentre i gas incondensabili, contenuti nel vapore, vengono dispersi nell’atmosfera. Una torre di raffreddamento consente di raffreddare l’acqua prodotta dalla condensazione del vapore e di fornire acqua fredda al condensatore stesso. L’acqua condensata in uscita dalle centrali viene reiniettata nelle rocce profonde da cui il vapore è stato estratto.
Quando dai pozzi esce un vapore con temperatura inferiore ai 180°C (quindi insufficiente a far azionare la turbina), il calore del fluido viene utilizzato per far evaporare, in un apposito scambiatore di calore, un altro liquido a basso punto di ebollizione [isobutano (-11°) o isopentano (28°)] che, a sua volta trasformato in vapore, verrà convogliato nella turbina innescando il processo di trasformazione dell’energia descritto precedentemente.

LA CENTRALE GEOTERMICA

Schema Centrale Geotermica

Per realizzare il processo sopra descritto, una centrale geotermica deve essere realizzata attraverso una serie di apparecchiature fondamentali. L’immagine qui sopra, aiuta a capire di quali elementi si tratta e del suo funzionamento. Gli elementi di cui è costituita una centrale geotermica sono i seguenti:

  1. pozzi di estrazione o produzione;
  2. turbina a vapore;
  3. condensatore;
  4. pompa;
  5. torre di raffreddamento;
  6. pozzo di reiniezione;
  7. alternatore;
  8. trasformatore.

POZZI DI ESTRAZIONE O PRODUZIONE – ricordano molto quelli degli impianti petroliferi. Sono pozzi rivestiti da tubazioni di acciaio che scendono fino alla profondità della zona produttiva (serbatoio geotermico). Questi, vengono poi collegati ad altre tubazioni di acciaio chiamate vapordotti, che permettono il trasporto del vapore fino alla centrale geotermo-elettrica.

TURBINA A VAPORE – è un dispositivo costituito da un grosso asse d’acciaio nel quale sono inserite più “ruote”, costituite da diverse file di palette e la cassa, un involucro cilindrico di acciaio all’interno del quale sono fissati gli ugelli ed altre file di palette. Queste ultime non ruotano, ma formano degli “anelli”, che vanno ad interporsi tra le file di palette del rotore, e servono ad indirizzare nel modo corretto il vapore da una fila di palette mobili all’altra. La cassa è divisa longitudinalmente in due metà, collegate da grossi bulloni. Il vapore, attraversando le successive file di palette fisse e mobili da un’estremità’ all’altra della turbina, mette in rotazione il rotore, trasformando quindi la sua energia di pressione e temperatura in energia meccanica.

Ciclo ad alta pressione

Il vapore entra dalla caldaia e aziona la turbina ad alta pressione.

 

 

 

Ciclo a media pressione

Il vapore entra dalla sezione ad alta temperatura e viene compresso dalla turbina a media pressione.

 

 

 

Ciclo a bassa pressione

Il vapore dello scarico del corpo di media pressione entra tramite la sezione di cross-over nella turbina di bassa pressione e viene spinto nel condensatore.

 

 

CONDENSATORE – è un dispositivo collegato allo scarico della turbina ed e’ costituito sostanzialmente da un volume vuoto, percorso dal vapore, in cui viene spruzzata acqua sotto forma di piccole goccioline, in modo da mettere a contatto tra loro acqua e vapore. L’acqua di condensa viene raccolta in una zona detta “pozzo caldo” da dove viene estratta tramite una pompa che la invia alla torre di raffreddamento. I gas definiti incondensabili propri del vapore geotermico, vengono estratti con un compressore dal condensatore in modo da mantenere il grado di vuoto richiesto.

Casse acque di circolazione

Entrata acque di circolazione

Fascio di tubi

Pozzo caldo

 

 

 

 

 

POMPA – è un dispositivo ad asse verticale mosso da un motore elettrico a 6000 Volt. Serve a mandare l’acqua calda del condensatore nella torre di raffreddamento affinché possa tornare al condensatore a temperatura più bassa.

Schema di una pompa (viola ingresso acqua-rosso uscita acqua)

TORRE DI RAFFREDDAMENTO – è una costruzione a forma di parallelepipedo o circolare dotata di camini corti oppure di un solo camino di cemento largo e alto anche 100 metri. Al suo interno l’acqua gocciola dall’alto in basso, incontrandosi con una forte corrente d’aria che va in senso opposto, entrando dalla base ed uscendo dal camino. Durante questo percorso, una parte dell’acqua evapora, sottraendo calore alla parte rimanente che viene raccolta nella vasca acqua fredda, mentre dall’alto esce aria calda e umida e i vapori incondensabili.

Torri di raffreddamento (schema)

Torri di raffreddamento (foto)

 

 

 

 

 

POZZO DI REINIEZIONE – è un pozzo molto simile a quello per l’estrazione dei vapori. Il condotto è rivestito di  tubazioni in acciaio sino ad una certa profondità. L’acqua recuperata dallo scarico della centrale viene convogliata al pozzo di reiniezione tramite appositi acquedotti ed infine, viene reimmessa nel serbatoio geotermico di origine.

Schema di funzionamento dei pozzi (rosso=produzione – blu=iniezione)

GENERATORE – L’alternatore e’ un generatore di corrente elettrica. È costituito da due parti fondamentali, una fissa e l’altra rotante, dette rispettivamente statore e rotore, su cui sono disposti avvolgimenti di rame isolati. Normalmente l’alternatore lo ritroviamo in tutti i tipi di centrali per la produzione di energia elettrica perché riesce a trasformare l’energia meccanica di una turbina (idraulica, eolica, a vapore, ecc.) in energia elettrica.

Schema di funzionamento

Alternatore

 

 

 

 

 

 

TRASFORMATORE – è una macchina elettrica che serve a trasferire, energia elettrica a corrente alternata da un circuito ad un altro modificandone le caratteristiche. E’ formato da un nucleo di ferro a cui sono avvolte spire di rame in due diversi avvolgimenti, dei quali uno riceve energia dalla linea di alimentazione, mentre l’altro è collegato ai circuiti di utilizzazione.

GEOTERMIA PRO E CONTRO

La centrale geotermica utilizza come fonte energetica da trasformare, il calore contenuto dalla Terra. Si tratta ovviamente di una fonte gratuita e per molti versi non inquinante. E’ vero, infatti, che i vapori surriscaldati che emergono dalle fratture della crosta terreste, si accompagnano sempre con gas nocivi, letali per l’uomo. Questi, comunque, sono sempre in quantità contenute e si eliminano facilmente nell’atmosfera durante le prime fasi di uscita del vapore dal pozzo. Non è, inoltre, detto che la fuoriuscita di vapore sia accompagnata da questi gas. Possiamo quindi dire che l’energia geotermica è una fonte energetica pulita. E’ anche gratuita, ma ha elevato costo di estrazione e consente di produrre energia in modo assai inferiore a quella realizzata con i combustibili fossili.

Infine, il processo di trasformazione, genera un inquinamento indiretto noto come impatto ambientale. Infatti, la realizzazione di tutte le strutture che compongono una centrale, trasformano profondamente l’ambiente generando una forma di inquinamento che prende il nome di Impatto Ambientale.

GEOTERMIA IN ITALIA

L’Italia è stato il primo Paese al mondo a sfruttare l’energia geotermica, con il primo impianto realizzato nel 1913 a Larderello. Da allora la storia della geotermia è diventata un vanto dell’industria energetica italiana ed un fiore all’occhiello per Enel. L’energia elettrica prodotta con il geotermico, sta crescendo rapidamente e oggi si producono circa 10.000 MegaWatt, che dovrebbero raddoppiare nel prossimi 5 anni.
L’Italia, con i suoi 700 MW, è uno dei maggiori produttori al mondo e il primo in Europa. la maggior parte delle nostre centrali sono concentrate in Toscana rendendola la regione che fa maggior ricorso alle energie rinnovabili nel nostro Paese. Enel è sempre più impegnata in questo campo, sia per l’innovazione tecnologica che per la riduzione dell’impatto ambientale delle centrali. Infatti, si stanno realizzando centrali dette “a ciclo binario” e cioè in grado di sfruttare le risorse geotermiche a media temperatura, cioè tra gli 80° e i 180°C.

Larderello e le sue centrali

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Mar 162012
 

In questo caso non si parla di tecnologia in senso stretto, ma il collegamento è evidente. Nella classifica USA di Amazon, il libro di Walter Isaacson sul fondatore di Apple, Steve Jobs, è stato incoronato come il più venduto online del 2011. La biografia del visionario creatore dei computers più friendly della storia ed in ultimo dell’iPhone e iPad, ha superato tutti gli altri testi venduti nell’ormai celebre store di Amazon. Stesso risultato dicasi per la classifica italiana e in molti altri paesi del mondo.

Un tributo a colui che in qualche modo ha cambiato la vita di molti di noi. Edito da Mondadori in Italia, il libro è entrato subito al primo posto dopo la sua pubblicazione avvenuta in ottobre. Ricordo che diversi sono i volumi che trattano della vita di Jobs, ma quello di Isaacson è l’unico nel quale vi sia stata la collaborazione diretta dell’interessato. Infatti, autorizzato dal capo di Cupertino, Isaacson, ha registrato oltre 50 interviste a jobs e oltre 100 ai suoi familiari, conoscenti, nemici e amici.

Una bella lettura a cui neppure io mi sottrarrò non appena avrò il tempo di leggere il volume che soggiorna da alcuni mesi sul comodino.

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Mar 152012
 

Sembra ieri, ma invece sono passati ben 10 anni. Oggi, infatti, la xBox di Microsoft compie i suoi primi 10 anni. Sono stati anni difficili, perché la prima console di Microsoft, non fu un gran successo, difronte allo strapotere della Playstation di Sony e degli evidenti errori commerciali e di target commessi dall’azienda di Redmond. Ma alla Microsoft, sanno rimboccarsi le maniche e rimediare (lentamente) agli errori commessi. Inoltre, l’enorme valore economico dell’azienda, le consente di reggere anche a flop del genere. Nel 2002 quando uscì la prima versione, molti pensarono che questo oggetto, altro non fosse che un PC, definito da combattimento, chiuso e non aggiornabile. Nonostante gli errori, Microsoft poteva contare su una quantità di software prodotto per il suo Windows, tale da potersi permettere di riprogettare tale gadget e riprovarci sul mercato globale. Microsoft, è voluta entrare prepotentemente nel mercato delle console da intrattenimento e alla fine la sua pervicacia l’ha portata alla vittoria finale. Il mercato era dominato dai giapponesi di Sony, Nintendo e Sega, ma piano piano xBox ha conquistato il mercato grazie anche alle caratteristiche completamente riviste rispetto alla versione originale. Processori RISC di IBM, architettura aperta, integrazione di servizi internet, parco giochi inedito e vastissimo. Microsoft, ora, sta lavorando per trasformare il suo successo in una conquista del salotto e dello spazio sotto la televisione. L’obiettivo è di trasformare l’Xbox 360 in un mediacenter, in una estensione dello store Windows, in una esperienza basata sui gesti con Kinect, in un sistema per vendere film, telefilm, musica e aggiornare la vita digitale dei ragazzi. Un successo incredibile dovuto anche a straordinari elementi quali, Halo e Project Gotham Racing, ad esempio. Perché neanche il miglior device senza uno o due prodotti vincenti riuscirebbe a sfondare. Lo dimostra ovviamente Sony con la sua Playstation 3, che ancora non riesce, nonostante i potenziali della macchina siano stati appena scalfiti.

Xbox, è riuscita a sopravvivere ai cinque anni di dominio della Nintendo, che ha riscoperto il giocatore casuale, il casual gamer, grazie a Wii e alla sua interfaccia super intuitiva. La lotta è stata dura, ma il tempismo e la grande capacità innovativa di Microsoft, hanno fatto si che questo prodotto reggesse il confronto e in qualche caso emergesse in mezzo a questa ressa tecnologica. Ha, inoltre, anticipato Sony nei tempi, riuscendo a presentare questo prodotto in anticipo rispetto alla PlayStation di Sony.

In questa maniera Xbox è sopravvissuta e anzi ha prosperato. Ci sono centinaia di milioni di console vendute in due anni. 40 milioni di giocatori paganti su Live Gold.

Sono passati 10 anni, e visto che xBox è ancora sul mercato non possiamo che fare gli auguri a Microsoft e alla xBox. Cosa ci riserverà il futuro? Cosa riserverà Microsoft ai game mondiali? Continuiamo a giocare e lo scopriremo insieme.

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Mar 112012
 

Sembra ieri, ma è passato un anno, dal più devastante terremoto che ha colpito il Giappone durante tutta la sua storia. Sendai, ore 14:45:23 una scossa di magnitudo 9 (la quarta nella storia dei terremoti del nostro pianeta per potenza), colpisce la prefettura di Sendai al largo della costa della regione di Tōhoku a circa 30 km di profondità. E’ questa ultima coincidenza che causa la vera e propria forza distruttiva del sisma. Infatti, l’epicentro in mare, genera un tremendo tsunami che devasta le coste della nazione nipponica, causando migliaia di morti e distruzione su un territorio immenso. Oggi, a un anno dall’avvenimento, l’intero Giappone si è fermato. A Tokyo l’imperatore Akihito insieme all’imperatrice, hanno inaugurato un memoriale dedicato alle vittime mentre nella metropoli regnava un surreale silenzio. L’imperatore ha anche affermato “La cosa piu’ importante ora è non dimenticare quanto è accaduto, anche per il bene delle generazioni future. Possiamo trarre una lezione da una simile catastrofe e ricostruire un Paese piu’ sicuro“.

Questo popolo come di fronte ad ogni catastrofe che lo ha colpito è ripartito con la stessa pervicace dignità di sempre.

Anche EducazioneTecnica.com, non vuole lasciare passere inosservata questa catastrofe immane ricordando le vittime e il disastro con queste poche parole nella speranza che simili eventi non si debbano mai più verificare.

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Mar 102012
 

Una nuova tecnologia si sta affacciando all’orizzonte. L’EYE-TRACKING, ossia il controllo dei dispositivi elettronici attraverso lo sguardo. Una società la Tobii, insieme al colosso dell’elettronica Lenovo, sta lavorando alacremente per trasformare la tecnologia di “tracciamento oculare” nota appunto com Eye-Tracking in una tecnologia da poter inserire in dispositivi elettronici di largo consumo. La tecnologia, sfrutta dei sistemi di controllo che tracciano lo spostamento del bulbo oculare della persona che interagisce con lo strumento, individuando con precisione assoluta dove l’occhio si sta soffermando. La società, nata in un garage di Stoccolma, oggi da lavoro ad oltre 200 persone ed ha sviluppato diversi dispositivi in grado di tracciare lo spostamento dell’iride dell’occhio umano ad esempio speciali occhiali dotati di tracker. Le possibili utilizzazioni sono tante; innanzitutto, si mira a sostituire nei prossimi computer il mouse o il tracciamento mediante trackpad o altri dispositivi che necessitano dell’uso delle dita. Ma utilizzazioni in campo medico sono ovviamente allo studio. Si pensi cosa potrebbe fare una tecnologia del genere nella vita di un tetraplegico costretto all’immobilità del corpo. La Tobii ha già sperimentato questa tecnologia nel passato su un malato di questo tipo; risultato? In due giorni il soggetto è stato in grado di interagire con il dispositivo e comunicare con tutti i suoi familiari.

Tracciamento di una pagina pubblicitaria

La tecnologia di Tobii funziona in modo abbastanza semplice. Una fonte luminosa, infrarossa invisibile all’uomo, colpisce gli occhi del soggetto creando un riflesso che viene catturato da 2 sensori di immagine. Il programma software è in grado così di registrare queste informazioni e rielaborarle in modo da calcolare con precisione assoluta la posizione della pupilla e della cornea e di conseguenza i movimenti dell’occhio. Collegato al dispositivo è in grado di fornire un tracciamento completo dei punti in cui l’occhio si sofferma. Ad esempio una pausa più lunga dell’occhio su di una cartella potrebbe corrispondere all’operazione odierna del doppio click del mouse.

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